“Vogliamo dedicare la nostra Infiorata alle tante comunità di Siciliani nel Mondo, permettendo loro di abbracciare l’amata Sicilia e di raccontarci le loro esperienze di vita”, ha affermato il sindaco Corrado Bonfanti riguardo a questa edizione 2019 dell’evento in programma dal 17 al 19 maggio nel centro nevralgico delle città del barocco della Val di Noto, nel Sud Est della Sicilia, zona inserita dall’UNESCO nella lista dei Patrimoni dell’umanità dal 2002. Quest’anno la manifestazione compie un viaggio nella storia degli immigranti siciliani nel mondo ed in particolare in America, un paese che ancora oggi è considerato da moltissimi siciliani come una seconda patria. Non solo, la comunità dei siculoamericani rimane ad oggi quella più popolosa tra i diversi gruppi regionali italiani presenti negli Stati Uniti, e forse quella che più sente ancora oggi vicine tutte le tradizioni folkloristiche, religiose, enogastronomiche della loro amata isola. Numerosi i rappresentati della comunità dei siculoamericani presso il Consolato Generale d’Italia a New York, dove una delegazione della città di Noto costituita dal sindaco Corrado Bonfanti, gli assessori al Turismo e alla Cultura Giusi Solerte e Frankie Terranova e i designers del manifesto ufficiale per il 2019, Giuseppe e Federica Savarino, hanno presentato il programma della nuova edizione.
La giornata in Consolato è iniziata con il caloroso benvenuto del Console Generale Francesco Genuardi che ha sottolineato quanto importante e numerosa sia la comunità siculoamericana a New York. Ha preso poi la parola il sindaco Bonfanti che ha comunicato tutto il suo entusiasmo per questo speciale anniversario dell’Infiorata: “Attraverso questa manifestazione, rappresentiamo in sedici bozzetti “infiorati”, la storia dei siciliani che ci hanno rappresentato in America. Sono storie forti di uomini e donne che hanno dovuto abbandonare la loro terra per affrontare una nuova avventura. Questo è un momento importante, perché la Sicilia si trova al centro del Mediterraneo e questo ci impone una riflessione sui fenomeni di immigrazione che vengono dal Nord Africa. Educare all’accoglienza significa educare la propria comunità ad essere sempre più in tema con il rispetto dei diritti umani. L’esempio di integrazione socioculturale dei nostri corregionali immigrati in America è sicuramente molto vivo e significativo.”
I pannelli di quest’anno raccontano proprio un’avvincente storia per immagini, celebrando le gesta eroiche dei tanti immigrati siciliani in America; da Gaetana Midolo morta a New York il 25 marzo del 1911, durante un incendio alla Triangle Waist Company, la fabbrica di camicette bianche dove lavorava, a celebrità come Liza Minelli, Joe Di Maggio, Lady Gaga, tutti di origini siciliane. Particolarmente ispirato ed evocativo anche il manifesto ufficiale della quarantesima edizione: i designers Giuseppe e Federica Savarino, hanno pensato all’immagine di un francobollo, simbolo proprio di quegli anni della grande immigrazione siciliana in America e di un tempo predigitale dove l’unica via possibile di comunicazione era la lettera. Su uno sfondo azzurro che rappresenta l’oceano, si stagliano da una parte la Statua della Libertà e dall’altra un leone simbolo della città di Noto. Dalla bocca del leone fuoriescono dei petali bianchi, rossi e verdi, il tricolore italiano che simboleggia i fiori dell’Infiorata e i tanti immigranti che come petali al vento hanno traversato il mare per realizzare il loro sogno americano. “Abbiamo idealmente coniugato l’essenza di Noto con quella dell’America, unite dalla bellezza dell’Infiorata, quasi a raffigurare quel flusso migratorio che per secoli ha unito questi luoghi e che simboleggia il “Sogno Americano” fatto di libertà e ricerca della libertà”, ha affermato Giuseppe Savarino.
A conclusione della presentazione abbiamo scambiato qualche battuta con il Sindaco Bonfanti per capire più approfonditamente il messaggio dell’Infiorata 2019 e le moderne sfide che la regione Sicilia sta affrontando nel campo del turismo e della comunicazione.
Si parla tanto delle difficoltà che la regione Sicilia spesso incontra nello stanziare dei fondi significativi per tutto ciò che riguarda il settore turismo, marketing e comunicazione. Qual è la sua opinione al riguardo?
“La Sicilia dovrebbe investire solo ed esclusivamente in infrastrutture. Dovrebbe creare una rete di collegamenti tra i network più importanti. Noi siamo la regione con più siti UNESCO del mondo, e noi dovremmo sfruttare al massimo questo brand, unito alle nostre peculiarità regionali: la tradizione, enogastronomica, quella folklorica, archeologica, la bellezza del nostro mare. Per far questo abbiamo bisogno di mantenere vive le nostre tradizioni ed il nostro passato prendendoci ancora di più cura della manutenzione dei beni culturali. Dobbiamo anche lavorare a livello di marketing nella comunicazione delle esperienze di vita che il turista può fare nelle nostre terre, abbandonare il suo quotidiano per immergersi in ritmi diversi, più rilassati, dove si ha davvero il tempo di vivere le proprie emozioni e godere della bellezza e della ricchezza dell’arte e del territorio. Però per regalare queste esperienze dobbiamo potenziare la raggiungibilità anche fisica dei nostri siti, investendo nelle nostre infrastrutture.”
In un periodo storico dove l’Europa sta affrontando la crisi dei migranti in particolare nel bacino del Mediterraneo, la Sicilia è un porto fondamentale, un passaggio obbligato. Come pensa che la regione debba porsi nei confronti di questo fenomeno?
“Io penso che appartenere all’Europa significhi anche poter regolamentare in termini di Comunità Europea norme che riguardano l’immigrazione. Essere l’avamposto del Mediterraneo non significa dover gestire da soli il fenomeno. Sotto l’aspetto umano però noi siciliani siamo e dobbiamo essere un baluardo di accoglienza e di ospitalità nel forte convincimento che i diritti umani siano un forte elemento di distinzione”.
Storicamente la Sicilia è sempre stata terra di confine, dell’approdo e dell’incontro di diverse realtà etniche e culturali. Questa diversità ha creato anche la bellezza della regione, in termini artistici, culturali, linguistici. I siciliani sono figli di quella Grecia che vedeva nell’hospitalitas un grande valore civico ed etico, pensa che sia ancora così?
“Noi siciliani siamo ospitali per DNA, per vocazione. L’Infiorata ha anche questo aspetto educativo. Vuole anche essere un momento in cui i giovani possano riflettere su esperienze che non conoscono, che forse hanno sentito raccontare, e che possano fargli maturare un nuovo senso di umanità e di responsabilità. I giovani oggi forse sono convinti del fatto che il diverso che arriva da fuori venga a togliergli qualcosa, delle opportunità. Dedicare la 40^ edizione allo scambio interculturale ha molto da insegnare ai nostri giovani”.
La giornata al Consolato si è conclusa con il delizioso catering del ristorante Norma Gastronomia Siciliana dello Chef Salvatore Fraterrigo, che offre l’occasione ai newyorchesi di sperimentare la straordinaria ricchezza enogastronomica della Sicilia.