Distanze sociali ed emotive, partizioni, disunioni, confusione, rumore ed una certa dose di prevaricante inquinamento mediatico. Sono sicuro che magari in altri termini, in altri modi ed in altre parole, ciascuno di noi sia stato attraverso da sentimenti simili durante questo surreale evolversi della pandemia mondiale che ha fatto impazzire bussole ed orientamenti vitali.
La mia ricerca personale di uno spazio altro dall’ordinario che potesse darmi una qualche forma di sollievo ed inspirarmi una possibile visione del futuro si è naturalmente indirizzata verso l’arte. Ed è stato proprio durante il caos virtuale ed emotivo dell’ultimo anno che si è posata sulla mia percezione auditiva la musica di Paolo Buonvino, e lì vi è rimasta, impressa anche dalla potenza evocativa delle immagini che il film Fátima è riuscito a imprimere nella mia coscienza.
Aver fatto esperienza della musica di Paolo Buonvino ed aver avuto il grande piacere di conversare con lui, è stata sicuramente una delle cure artistiche di questo complesso periodo perché proprio come afferma il compositore: “La musica apre canali, scioglie e rende semplici trasformazioni che sembrerebbero in apparenza complesse. Per citare l’etnomusicologo John Blacking: “la musica aiuta l’uomo ad amare”, ed è di conseguenza un atto sciamanico di trasformazione e di purificazione.”
Questo è sicuramente quello di cui più abbiamo bisogno in questo momento, di credere nella possibilità della trasformazione, di purificarci dall’orrore che stiamo attraversando, di prenderci un attimo per respirare, per consentirci di credere anche nei miracoli. Tutti messaggi ed esortazioni importanti che si leggono nella colonna sonora di Fátima ed in questo film che con molta onestà intellettuale interroga lo straordinario vissuto dei bambini che hanno fatto esperienza dell’apparizione della Madonna, fornendo un punto di vista privilegiato: lo sguardo puro che sa vedere la magia del creato aldilà di qualsiasi speculazione religiosa.
È proprio questo speciale punto di vista che ha convinto Paolo Buonvino ad approcciarsi alla lavorazione della colonna sonora: “Qualche tempo fa mi ha chiamato un mio amico montatore Alessio Doglione, dicendomi che stava per lavorare ad un film su Fátima e che il regista Marco Pontecorvo voleva conoscermi perché interessato alla mia musica per il film. All’inizio sono rimasto un attimo perplesso perché un film su Fátima poteva essere molto pericoloso, e si poteva rischiare di diventare banali” mi racconta Buonvino e prosegue, “invece mi hanno raccontato un’idea che mi colpì molto, e cioè quella di raccontare la storia dal punto di vista di Lúcia, questo mi aprì una prospettiva entusiasmante. Ho immaginato una bambina che ha il dono di leggere la realtà con un cuore così puro da farle percepire la natura, le persone intorno a lei ed anche il divino, in una dimensione che altri non riescono a percepire. E di conseguenza ho immaginato di comporre una musica che potesse preparare l’ascoltatore a questa dimensione, fatta di meditazione, di respiri, silenzi e di semplicità”.
Ed è proprio da queste parole che si evince la cifra stilistica di Paolo Buonvino, quel lavorare da contemporaneo “artigiano della musica”, con scrupolosa dedizione, concedendosi il tempo necessario per scavare nell’inconscio e far risuonare le corde giuste su cui intessere le sue registrazioni, producendo musica ma restando sempre in ascolto. Ed è forse questa sua straordinaria capacità anche di ascolto che lo ha portato negli anni a diventare uno dei compositori italiani più eclettici e sensibili, capace di trascendere generi e facili etichettature per produrre musiche sempre autentiche.
Dal primo successo con La Piovra 8 fino alla sua lunga collaborazione con Gabriele Muccino e le stelle anche della musica pop, italiana e non, da Carmen Consoli, Elisa, passando per Skin degli Skunk Anansie e Dolores O’ Riordan dei The Cranberries, fino alle sue aperture internazionali, tra Francia, Canada e poi gli Stati Uniti in particolare con la colonna sonora del kolossal TV I Medici prodotto da Luxe Vide e HBO. I suoi sono stati degli ascolti importanti, che hanno forgiato non solo la caratura artistica ma anche quell’investitura morale del musicista che per Paolo Buonvino è particolarmente importante.
Ascolti come quello del maestro Franco Battiato che ha ispirato il suo percorso nella musica per film, e poi del maestro Ennio Morricone con il quale ha condiviso importanti scambi artistici, e poi forse l’ascolto più grande, quello più caratterizzante la sua musica, l’ascolto profondo della sua terra, la Sicilia: “L’essere siciliano porta con sé, anche inconsapevolmente, la possibilità di vivere dentro ad un caleidoscopio di culture e di lingue straordinarie, eco della storia e della posizione geografica dell’isola, al centro del Mediterraneo”.
Mi racconta ispirato Buonvino: “io amo la commistione e la sperimentazione, nella musica così come nella vita. Per fare un esempio, basta pensare all’arancino siciliano, che è una naturale metafora di unione culturale. Partendo dal riso che originariamente non era coltivato in Sicilia, e poi lo zafferano, spezia che appartiene ad altri mondi, così come la forma stessa dell’arancino e la tradizione dello street food, il cibo di strada che viene dalla tradizione culturale araba. L’arancino è un concentrato di diversità che rende un po’ più piacevole la vita”.
E questa propensione alla contaminazione e alla commistione stilistica è bene evidente nella canzone simbolo della colonna sonora di Fátima, Gratia Plena cantata da Andrea Bocelli e da un coro di voci bianche: “Parlando della visione della Madonna è venuto naturale pensare ad una Ave Maria. Ovviamente nella storia della musica ci sono delle interpretazioni musicali straordinarie di questa preghiera, dei capolavori inarrivabili. Ho pensato quindi di sottolineare un altro aspetto interpretativo della preghiera in musica. Ho immaginato che partendo dalla visione dei tre bambini scaturisse una danza universale di preghiere che si propagasse in tutto il mondo, composta dall’incipit dell’Ave Maria in 16 lingue diverse che insieme formano un’unica nuova lingua universale e di farla cantare ad un coro di bambini. Lingue come il tedesco, il ruandese, l’afrikaans, l’arabo, l’ebraico, il latino, il russo, il greco, il giapponese… rappresentano la possibilità di parlare un’unica lingua, e di cantare una gioia condivisa. Rappresentano delle modalità differenti di dire la stessa cosa, di gioire tutti uniti, insieme nelle nostre differenze. Le nostre differenze arricchiscono, non impoveriscono. Poi l’incontro straordinario con Andrea Bocelli che canta su questo coro una melodia anch’essa in lingue diverse, l’ho interpretato come una sorta di fratello maggiore che prende per mano i bambini in un girotondo musicale”.
Una bellissima avventura quella di Fátima, prodotta negli Stati Uniti da James T. Volk di Origin Entertainment, Elysa Productions, Rose Productions, e distribuito da Picturehouse; e che oltre alla prestigiosa candidatura agli Oscars adesso si affaccia ad una probabile nuova distribuzione nelle sale. Questa produzione americana è stata per Buonvino una bella esperienza di scambio: “c’era un intento comune di raccontare qualcosa e più che una diversità ho riscontrato una simbiosi e una grande capacità di scambio. Mi sono trovato benissimo e ho espresso liberamente il mio modo di fare musica che è stato accolto altrettanto bene”.
L’arrivo della primavera e delle celebrazioni pasquali porta a riflettere sul termine risurrezione in senso non strettamente cristiano ma universale. Una riflessione che è centrante anche nel discorso artistico di Paolo Buonvino: “Penso che la rinascita sia una continua opportunità. Forse molti non sanno che il termine “peccato” è una traduzione latina del termine greco “hamartia” che vuol dire “mancare il bersaglio”. Questo significato è straordinario, perché per me rinascere vuol dire tentare ogni volta di andare vicini al centro e provare a non mancare il bersaglio della nostra felicità. Il peccato ha un valore molto importante se inteso in questi termini, è una prova costante che affina la nostra mira e quindi ci permette di rinascere. La musica ti dà l’opportunità di andare al cuore di te stesso bypassando quelle gabbie, quei paletti e quant’altro ci fa incattivire, letteralmente, ci fa stare in cattività. La musica è una chiave che apre le gabbie. Aprendo la gabbia si può mirare meglio al cuore della nostra felicità”.
Tale è per Paolo Buonvino non solo la funzione curativa della musica ma anche quindi la grande responsabilità di chi fa musica perché “incidendo sull’animo incidiamo su qualcosa che è sacro. L’artista non deve bluffare, deve avere un grado di sincerità molto alto. La sincerità consiste nel far scaturire la propria musica da un’esigenza profonda e non da una vanità personale o da un blando virtuosismo tecnico. Una sincerità che permette all’arte di essere espressione vera dell’essere. Non è sempre facile essere all’altezza di questa responsabilità ma cerco nel mio piccolo di mantenere questo orientamento e di non tradirmi e di non tradire chi ascolta”.
E sono proprio questi elementi, la costante sperimentazione, l’afflato mistico e l’importante investitura di responsabilità anche morale del musicista, alcuni dei capisaldi imprescindibili dell’atto artistico di Paolo Buonvino per il quale la musica sembra essere davvero un viaggio ad instancabili tappe che si orientano sempre verso nuovi orizzonti: “Questi elementi sono come una straordinaria bussola che rende sempre più piacevole e straordinario fare questo mestiere privilegiato. Per me si incarnano nella possibilità di scegliere alcuni lavori rispetto ad altri, e concedermi una libertà ed onestà artistica nel comporre che tiene in considerazione il committente ma che al contempo si fa dono di sé stessa senza limiti”.
Paolo Buonvino è adesso al lavoro su alcune serie TV, per Sky e per Netflix, ed anche a dei suoi progetti personali, uno in particolare che lo vedrà confrontarsi anche con un’intelligenza artificiale. In attesa di godere di nuovi ascolti, lasciamoci ispirare dalla sua musica e diamole libero spazio per aprire le nostre incattivite gabbie e mirare dritta al cuore della nostra felicità e della nostra visione del futuro.