In Italia, e non solo, si fa sempre più intensa la polemica sulla scuola, colpita duramente dalla pandemia, in un alternarsi di aperture e chiusure, critiche e proteste. Nella sua prima conferenza stampa di venerdì 19 marzo, il premier Draghi ha detto che la scuola sarà la prima attività a riaprire e ha annunciato che ad essa saranno destinati 300 milioni, in occasione della presentazione del “Decreto Sostegno”.
In Italia la zona rossa, che coinvolge ormai tante regioni, ha costretto le scuole a chiudere, mentre in California i contagi diminuiscono e si parla finalmente di riapertura. Finalmente, perché le scuole pubbliche sono ormai chiuse da un anno: fra rimpalli vari, professori che avevano timore di contagiarsi, famiglie povere dove i bambini non ricevevano più neanche quel pasto caldo al giorno che la scuola offriva, sindacati e famiglie che hanno dovuto organizzarsi per tenere a casa bambini e ragazzi. La campagna vaccinale ha quindi deciso di mettere come priorità gli insegnanti, che si sono potuti vaccinare già da febbraio, proprio per accelerare il processo di riapertura. In California si parla del 1° aprile come data per la riapertura di asili ed elementari pubblici e di 2 miliardi di dollari che il Governatore Newson ha deciso di investire nel piano. La Scuola International School, unica scuola italiana nella West Coast, detiene il primato della riapertura nella città di San Francisco: l’asilo ha aperto le sue porte già a fine estate, mentre per elementari e medie la riapertura è avvenuta nel mese di ottobre, fra riduzione del numero degli studenti per ogni classe, distanziamento, postazioni per disinfettarsi le mani, obbligo di mascherina sia in interno che all’aperto.
Valentina Imbeni, che è la direttrice de La Scuola International School di San Francisco, ci parla di questo bel primato e di un percorso di eccellenza che rende questa scuola l’unica scuola italiana internazionale negli Stati Uniti che ha ottenuto la parificazione dal Ministero dell’Istruzione. Valentina è di Modena ma è cresciuta a Bologna, dove il padre, Renzo Imbeni, è stato anche un amatissimo sindaco. Dopo la laurea ha ottenuto un PHD in Ingegneria biomedica all’Università di Bologna e in collaborazione con Cambridge (UK) e poi si è trasferita in California per lavorare alla Berkeley University. Dopo la nascita dei suoi due figli Valentina si è appassionata ai temi educativi e sociali, soprattutto alla filosofia educativa e all’approccio educativo famoso in tutto il mondo chiamato “Reggio Emilia”, di Loris Malaguzzi.
La Scuola Italiana è stata la prima scuola ad aprire a San Francisco, come avete fatto?
“Abbiamo lavorato tutta la primavera per preparare la scuola a quelle che sapevamo essere delle linee guida molto specifiche per far riaprire le scuole. Gli insegnanti italiani non hanno viaggiato, e il campus dell’infanzia, l’asilo, è stato il primo a riaprire in tutta la città. Il nostro è anche il primo e unico asilo che segue il metodo Reggio Emilia al di fuori dall’Italia”.
Siete riusciti a vaccinarvi?
“Diciamo che hanno aperto alle vaccinazioni per insegnanti e operatori scolastici già da febbraio, ma all’inizio non è stato chiarissimo se potessimo vaccinarci anche noi delle scuole private. Siamo comunque riusciti a vaccinarci, anche se noi avevamo già riaperto il campus Pre-Kindergarten ad agosto e poi le elementari a settembre e le medie ad ottobre, mentre le scuole pubbliche al momento rimangono ancora chiuse”.
Non è incredibile che le scuole pubbliche siano ormai chiuse da quasi un anno in California?
“Sì, bisogna anche dire che il problema nasce dagli stessi insegnanti, che non vogliono tornare a scuola, per timore del contagio. Purtroppo, questo è accaduto perché non sono riusciti ad assicurare i criteri di sicurezza dettati dal sindaco, questo ha fatto sì che le scuole restassero chiuse. È un vero peccato visto che a mio parere la DAD non assicura lo stesso livello di partecipazione e anche di felicità nello stare fra coetanei. Da educatrice non posso che sentire forte il disagio di bambini che non possono recarsi a scuola, vedersi di persona, interagire e di genitori che lavorano e hanno, in alcuni casi, dovuto fare scelte difficili”.
Come è nata la Scuola International School?
“È nata circa dieci anni fa da un gruppo di genitori che volevano trasmettere la lingua italiana ai loro bambini. All’inizio era un playgroup, poi un piccolo asilo dove si parlava in italiano. Era una cooperativa di genitori, ognuno contribuiva all’affitto dei locali, agli insegnanti. Quando arrivò il mio secondo figlio mi chiesero se aiutare ad andare avanti o chiudere questa esperienza, più che altro perché l’impegno stava diventando davvero molto grande e la scuola era in crisi. Tutti i genitori però mi chiesero di andare avanti e di dirigere quello che poi sarebbe diventata la prima sede, due stanze di una chiesa nel quartiere di Potrero Hill, a San Francisco. In seguito, ci siamo sempre più ingranditi e tre anni fa, grazie anche al Console Generale Lorenzo Ortona, che ha sempre creduto nella nostra scuola, abbiamo ricevuto la parificazione dal Ministero dell’Istruzione con la scuola italiana”.
Gli studenti sono prevalentemente italiani o italo americani?
“In verità gli studenti italiani, che hanno almeno un genitore italiano, sono solo il 20%. La maggior parte sono americani, ma nelle famiglie della scuola si parlano almeno 30 lingue diverse! Siamo una comunità molto variegata ma allo stesso tempo unita, siamo scelti da famiglie di altre nazionalità anche per questo, perché è una comunità in espansione che dà molto valore ai rapporti umani, oltre al fatto che il metodo Reggio ormai è apprezzato universalmente. Crediamo nella diversità e nell’inclusione, il 30% delle famiglie ricevono tuition assitance”.
Quali sono le cose che vi rendono unici nel panorama delle scuole della Bay Area?
“Siamo l’unica scuola italiana internazionale nella West Coast, la prima parificata con la scuola italiana e che offre un IB certificate combinato con il Reggio approach. Offriamo anche un aiuto finanziario coprendo tutti i costi dell’insegnamento, ad alcune famiglie che non potrebbero permettersi una scuola privata, portando avanti un programma di inclusione al quale crediamo profondamente”.
Spesso ospitate eventi molto interessanti, come la signora Andra Bucci, sopravvissuta ad Aushwitz.
“Sì, quello è stato un giorno davvero indimenticabile. Per celebrare la Giornata della Memoria abbiamo avuto l’onore di ascoltare la signora Bucci, che ha anche scritto un libro insieme alla sorella Tatiana “Noi, bambine ad Aushwitz” in cui le due sorelle, scambiate per gemelle, raccontano di essere scampate agli esperimenti del dottor Mengele. È stato davvero toccante vedere come gli alunni fossero attenti ed in silenzio durante il racconto, pensando che Andra aveva più o meno la loro età quando ha vissuto quell’inferno. Abbiamo ospitato lo scrittore Alessandro Baricco che ha parlato ai ragazzi di scrittura creativa e prima della pandemia abbiamo fatto un mini concerto per il Presidente Mattarella durante un suo viaggio in USA”.
Vi state espandendo, giusto?
“Sì, adesso abbiamo circa 300 studenti e abbiamo un progetto bellissimo per il nuovo Campus nel quartiere di Mission, che includerà tre palazzi e riuscirà ad ospitare circa 500 studenti. Per ora abbiamo aperto il primo palazzo che ospita la scuola media e la upper elementary. In seguito, inizieremo a ristrutturare anche gli edifici, per accogliere tutti gli altri studenti delle elementari”.
Perché un genitore della Bay Area dovrebbe scegliere una scuola italiana per i suoi figli?
“Noi mettiamo i bambini e i ragazzi al centro del processo di apprendimento. Prendiamo le loro domande seriamente, insegniamo ad imparare e ad essere sempre curiosi. Offriamo strumenti e competenze che sono importanti nella vita, oltre alle nozioni. Insegniamo a ricercare, ad essere pensatori critici, ad imparare. I nostri ragazzi crescono per diventare cittadini del mondo, diamo infatti molta importanza all’educazione civica, all’arte, alla musica e ovviamente alle lingue (italiano, inglese, e alle medie anche spagnolo). Essere bilingue (o multilingue) inoltre, è un regalo immenso che offriamo ai nostri figli, ci sono numerosi studi che sottolineano come i benefici siano moltissimi, sia dal punto di vista linguistico che cognitivo: aprendo all’apprendimento di altre lingue si stimola l’apertura mentale, l’intelligenza e la capacità di concentrazione. Poi aggiungerei anche il “diritto alla bellezza” che insegna il metodo Reggio, secondo il quale l’architettura svolge un ruolo centrale, che si intreccia con la pedagogia. “Niente senza gioia” è il motto di Loris Malaguzzi: i bambini devono essere felici di venire a scuola e di imparare”.