Quando nasci in una città come Prato, in Toscana, non puoi fare a meno di parlare o sentir parlare di fabbriche. E’ una cosa che fa parte del nostro DNA, della nostra quotidianità. Ed io sono trent’anni che sento odore di fabbrica, dato che sono un operaio tessile.
E forse è questo il motivo più forte che quel marzo del 2009 mi spinse a fare una ricerca su quella notizia che puntualmente, in corrispondenza dell’8 marzo, Festa della Donna, compare su siti web e giornali italiani. Mi riferisco a quella leggenda, purtroppo ancora molto diffusa in Italia, che parla di una certa fabbrica di New York, chiamata Cotton, che nel lontano 1908 sarebbe stata volutamente incendiata dal padrone, un certo Mr. Johnson, il quale avrebbe appiccato il fuoco dopo avervi chiuso dentro le sue operaie, per punirle in seguito ad uno sciopero che queste avrebbero organizzato alcuni giorni prima. Le poverette, sempre secondo questa leggenda, sarebbero tutte morte bruciate nell’incendio. Da questo episodio sarebbe nata la Festa della Donna, termine tutto made in Italy, con il quale viene ricordata quella che in tutto il resto del mondo è conosciuta invece come Giornata Internazionale delle Donne.
Ma tornando alla famigerata fabbrica Cotton e a Mr. Johnson, siccome sui siti italiani non si trovavano altre informazioni approfondite, come foto, articoli di vecchi giornali o altro, decisi di andare a cercare materiale sui siti americani, dato che la vicenda era accaduta a New York. Tuttavia, dopo molti giorni di lavoro, non riuscii a trovare niente, arrivando alla fine a comprendere con assoluta certezza che quello della Cotton e di Mr. Johnson erano in realtà un falso storico che purtroppo ancora permane nella memoria di molti italiani. Insomma, tutto il lavoro di ricerca che avevo svolto nei giorni precedenti sembrava perdersi nel vuoto.

Fino al momento in cui comparve, sullo schermo del mio computer, un nome che non avevo mai sentito: Triangle Shirtwaist Company. Questa fabbrica, realmente esistita, era difatti stata teatro di una vicenda nel 1911, per l’esattezza il 25 marzo, in cui un incendio, scoppiato all’ottavo piano di un palazzo, uccise 146 operai, quasi tutte donne. A quel punto la mia ricerca prese una direzione ben precisa che nel tempo mi fece entrare in contatto con persone come Jane Fazio-Villeda, discendente di Giuseppe Zito, eroe del Triangle Fire, Michael Hirsch, un importante ricercatore storico per quanto riguarda questa vicenda, Serphin Maltese, ex-senatore di New York e discendente di tre vittime del Triangle Fire.
Nel 2012, per colmare la lacuna nel nostro paese nei confronti della storia della Triangle, ho creato il Triangle Fire Project Italia, il primo e unico portale esistente in Italia interamente dedicato a questa vicenda. L’anno precedente, essendo fondatore, regista e attore dell’associazione Teatro delle Muse, avevo già portato in scena un progetto-spettacolo su questa vicenda, intitolato La fabbrica maledetta, creato in collaborazione con il gruppo di danza dell’associazione Totemaju diretto dalla coreografa e regista Ester D’Argenio. In seguito, quel progetto è diventato uno spettacolo vero e proprio, il testo è stato riadattato per soli due attori e si è ampliato col nuovo materiale che stavo reperendo grazie ai miei contatti oltreoceano. Anche il titolo non è più lo stesso; si è trasformato in Fire. Lo spettacolo, in cui interpreto Giuseppe Zito, vede al mio fianco la bravissima attrice, nonché grande amica, Sara Guasti, che interpreta Vincenza Pinello, una delle operaie. E’ un lavoro a quattro mani, perché Sara mi aiuta anche nella regia inserendo sempre idee personali molto creative.


Il 2015 iniziò con altre belle emozioni, perché aiutai una persona a far trovare i discendenti di Giuseppe Zito che abitano ancora a Serre e a metterli in contatto con Jane Fazio-Villeda, loro parente americana. Non sapevano niente della vicenda della Triangle, né tantomeno di avere un eroe tra i propri avi. Li ho incontrati durante l’estate del 2015, in agosto, quando mi sono recato a Serre per visitare la città dove era nato Zito e provare l’emozione di camminare sulle stesse strade che lui, più di cento anni fa, aveva percorso chissà quante volte, guardando la sua amata città che poi avrebbe dovuto abbandonare per sempre. Pochi mesi fa, mi è stata richiesta la biografia di Zito, per fare l’intitolazione di una strada in suo onore, che viene inaugurata l’8 marzo di quest’anno col nome di Vico Giuseppe Zito. Altra bella emozione.
Adesso sono molti i serresi con cui sono entrato in contatto e che stanno conoscendo e si stanno appassionando alla storia della Triangle e di Zito. Altro bel momento che ho vissuto a febbraio di quest’anno, è stato quello in cui ho incontrato dal vivo Mary Anne Trasciatti, attuale presidentessa del Remember The Triangle Fire Coalition, che, insieme al marito Fraser Ottanelli, è venuta a Firenze perché doveva tenere una conferenza. La serata trascorsa insieme a Fraser e Mary Anne è stata molto emozionante, perché abbiamo parlato e condiviso l’interesse per tutto quello che riguarda il Triangle Fire. Insomma, la mia lunga ricerca sembra che non sia stata vana, perché, a distanza di più di 100 anni, questa storia, finora rimasta nell’oblio in Italia, è tornata finalmente alla luce.