Caro Direttore,
Sono un Italiano all’estero e precisamente vivo a New York. Non ho una storia speciale con cui presentarmi e nessun tipo di parentela con cui far più presa su chi mi legge. Sono una persona normale!
Vorrei avere la possibilità di spiegare perché voterò No al referendum sulla riforma costituzionale del 4 Dicembre.
Innanzitutto premetto: non sostengo che la Costituzione Italiana sia la più bella del mondo e soprattutto non è perfetta. Devo dire però che i cambiamenti proposti dall’attuale governo sicuramente peggiorano la situazione e mettono più distanza tra le istituzioni ed i cittadini.
Volevo quindi far notare solo alcuni dei passaggi costituzionali dove fermarsi a pensare.
Sullo specifico:
L ’art. 48 tocca proprio noi residenti all’estero!
Con il cambiamento proposto ci sarà negato il diritto di voto per una delle camera e cioè il Senato. Non potremmo avere nessun rappresentante in Senato! Strano per il concetto del “nuovo senato” a rappresentanza regionale e cioè ogni regione avrà i suoi rappresentante per i problemi e le difficoltà regionali. Chi rappresenterà i problemi e le difficoltà delle circoscrizioni estere? Non sono forse paragonabili alle regioni visto che parliamo di un po’ di milioni di Italiani? Voglio anche sottolineare il fatto che tutti i senatori saranno incaricati dai partiti e 5 nominati dal Presidente della Repubblica (art. 59), quindi non più eletti direttamente dai cittadini. Questo è un primo, ulteriore, distacco tra mondo politico e mondo reale! Infatti l’art. 58 è stato abrogato.
In forza degli art. 55 e 57 i senatori svolgerebbero funzioni necessariamente “part-time” in sovrapposizione con le loro funzioni territoriali. L ’art. 64 in particolare prevede che essi abbiano il dovere di partecipare alle sedute assembleari e ai lavori delle commissioni. Inoltre l’art 55 assegna specificatamente ai senatori anche funzioni di raccordo, formazione e attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione Europea. E` davvero inconcepibile come un senatore possa svolgere contemporaneamente e in maniera efficace due funzioni istituzionali così diverse.
L ’art. 68 non è stato modificato, di conseguenza scatta l’immunità anche per i ”nuovi” Senatori. Gravissimo considerando che rappresentano la classe politica più inquisita. A proposito dell’immunità: mi rifiuto di credere che possano estenderla anche all’attività vera e propria di consiglieri regionali e sindaci, cioè al di fuori della Camera del Senato, tuttavia anche se così fosse, vi immaginate un sindaco indagato o condannato in riferimento all’amministrazione nel suo comune, che però nelle sue funzioni di senatore non può essere sottoposto a perquisizioni, arresto, detenzione, intercettazioni? A dir poco kafkiano…
L ’art. 70 è inconcepibile e incomprensibile! Detto questo, lascia spazio a molteplici interpretazioni e personalmente lo leggo così: “la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due camere che faranno quello che gli pare a prescindere dalla volontà dei cittadini italiani. Liberi tutti !”
Con ’art. 71 si aumenta il numero di elettori necessari per proporre leggi di iniziativa popolare, il numero passa da 50.000 a 150.000, facendo così diventare quasi impossibile che un cittadino o un gruppo di cittadini, a se stanti, apolitici, riescano a proporre una legge alla Camera dei deputati. Trovo questo cambiamento aberrante in quanto il problema attuale è far ritornare i cittadini al centro della vita politica del paese.
L ’art. 72 riporta all’articolo 70 di cui ho parlato sopra e ho dato la mia interpretazione.
Faccio notare che il concetto di Costituzione è una serie di articoli semplici ideati per far capire le fondamenta della Repubblica Italiana a qualsiasi tipo di cittadino. Un articolo che cita o ne riporta o rimanda a un altro non è una semplificazione. Con la riforma si aumenta fortemente il numero delle citazioni ad altri articoli.
I nuovi articoli 86 e 88 prevedono che il Presidente della Repubblica possa sciogliere la sola Camera dei deputati. Ma se per una delle ipotesi di esercizio collettivo del potere legislativo si giungesse ad uno stallo, si tornerebbe alla urne solo per uno dei rami del Parlamento, mentre l’altro rimarrebbe ben saldo al proprio posto, senza che nessuna norma costituzionale fornisca strumenti per metterne in discussione l’operato rinviandolo al giudizio dell’elettorato, giacché i Senatori sono nominati, non eletti. Per il Senato, si tratta di un potere di interdizione notevole, sostanzialmente privo di contrappesi o di salvaguardie istituzionali.
Passo poi all’articolo 117, il cambiamento in assoluto più importante e dopo l’articolo 70 più criticabile ed ambiguo. In particolare, l’art. 117 contiene la ”clausola di supremazia” che definisce il rapporto del Governo con le Regioni, che recita:
“Su proposta del Governo, la legge dello Stato può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale.”
Questo paragrafetto praticamente dà potere al Governo di gestione dei nostri beni territoriali, economici e culturali, anche se contrari agli interessi delle comunità locali.
Infine, è per me preoccupante come attraverso vari articoli “riformati” si riaffermi e rinforzi la perdita di sovranità legislative della Repubblica Italiana nei confronti delle delibere della Unione Europea, che – come è noto – “legifera” attraverso la Commissione Europea, organo di nominati, non eletto dai popoli e che non risponde ai cittadini europei. “Unione Europea” è citata 13 volte negli art. 55, 70, 80, 87, 97, 117, e 119.
Con la riforma, i vincoli esterni UE (ad es. Il “fiscal compact”) diventano obbligo costituzionale.
Una assurdità che lascia la nazione in mano ad interessi e decisioni sovranazionali.
Vi ringrazio per l’attenzione e pubblicazione.
Fiorenzo Borghi è nato a Como nel 1963 ed è cresciuto ad Alzate Brianza. A Milano ha iniziato la professione come fotografo di moda e pubblicitario. La voglia di ampliare le possibilità professionali lo ha portato a trasferirsi negli Stati Uniti. A New York arrivò nel 1996 trovando un buon affitto e in bel giro di amici nel quartiere di Williamsburg a Brooklyn. Ha sempre avuto una forte passione politica che nel 2008 lo ha portato ad aprire ed organizzare il Beppe Grillo Meetup di New York poi chiuso per fondersi con il Meetup Movimento 5 Stelle Centro Nord America.