Eugenio Marino, presso il Club S. Cono di Brooklyn, ha presentato venerdì il suo libro Andarsene sognando. L’emigrazione nella canzone italiana. Il libro è una testimonianza nella storia della canzone italiana e dell’emigrazione, un’opera che raccoglie circa 200 canzoni, in italiano, napoletano, calabrese, milanese e altre lingue regionali, ricostruendo e rintracciando i passi e le conseguenze sull’immigrazione italiana dagli ultimi decenni dell’Ottocento ai nostri giorni.
Prima della presentazione del libro, ho colto l’opportunità di parlare con l’autore che mi ha detto del grande successo del suo libro, arrivato alla seconda edizione. Marino mi rivela che questo è il suo primo libro e che riceve richieste per tenere presentazioni da tutta Italia, dal nord al sud, e dall’estero. Marino continua dicendomi che il libro è stato presentato anche alla Camera dei Deputati, alla sede della Società Dante Alighieri e in Europa. Parlando dell’immigrazione, e del quartiere di Brooklyn (proprio al confine col Queens) dove ci troviamo, per la maggior parte campano, Eugenio Marino mi chiede da quanto tempo vivo a NY e da dove provengo. Quando rispondo che sono calabrese, sorride dicendo che anche lui è calabrese, ma che adesso vive a Roma, dove fa il politico: è il responsabile nazionale del Partito Democratico per gli italiani nel Mondo, cioè si occupa di emigrazione.
Durante la presentazione si discute del libro, parlando di storia, emigrazione, musica e lingua. Con Marino, dibattono Rocco Manzolillo, Presidente del Club San Cono, Elena Luongo, presidente del Circolo PD di NY, e Giuseppe Perricone, professore alla Fordham University. Dopo il benvenuto del Presidente del CLUB, Manzolillo, che ci informa che la comunità sta celebrando la festa di S. Cono, il loro protettore, Elena Luongo inizia parlando del libro e dell'emigrazione italiana nel mondo, evidenziando una realtà arcaica che assunse negli ultimi decenni dell’Ottocento una testimonianza di vero espatrio degli italiani per il mondo. Citando alcune canzoni, Luongo illustra il lungo viaggio degli italiani partendo dalle canzoni più vecchie dai toni melodrammatici e pieni di nostalgia, fino ad arrivare alle canzoni più moderne dei nostri giorni. Nel suo intervento, Luongo fa riferimento a molte canzoni, indicando che ascoltandole o leggendo il testo possiamo intuire le speranze, la nostalgia dei piccoli paesi natii, e gli affetti degli italiani emigrati che avevano lasciato l’Italia per un futuro migliore lontano, un sogno, però, non sempre diventava realtà.
Le canzoni italiane dedicate a chi è emigrato nelle Americhe e nel mondo sono numerosissime. I loro testi descrivono gli italiani che, riempendo le loro valigie di nostalgia, di sacrifici, di speranza, e di amore, lasciarono l’Italia, ma ovunque andarono ornarono le nuove terre con le nostre tradizioni e portarono oltreoceano i nostri valori italiani. Elena Luongo ha dato modo alla comunità italiana presente di soffermarsi a riflettere sul profondo significato dei testi di alcune canzoni, citando “Mamma mia dammi cento lire” e molte altre, e facendo ascoltare l’intera canzone “Ciao amore, ciao” , testo scritto dal cantautore Luigi Tenco, e interpretata anche da Dalida al Festival di Sanremo del 1967. Luongo indica che l’ha scelta perché in una frase del testo c’è il titolo del libro, “Andarsene sognando.” Luigi Tenco, uno degli artisti che rinnovarono la musica leggera italiana, con il suo suicidio, in un albergo di Sanremo, lasciò sgomento l'ambiente musicale e la società italiana. Luongo spiega che “Ciao amore, ciao” non vince il Festival di Sanremo anche perché allora molti la giudicarono una canzonetta d’amore, invece è solo in parte d’amore, in parte è invece una canzone critica verso la società moderna. Il testo parla, infatti, di una persona che stanca del lavoro nei campi decise d’inseguire nuovi sogni partendo per la città, però per far questo dovette lasciare la persona amata. Tuttavia, la protagonista del brano nel nuovo mondo sembra trovarsi spaesata, al punto da voler ritornare in campagna, ma non ha i soldi per farlo.
Luongo chiude con alcune brutte storie di discriminazioni che gli italiani immigrati tra fine Ottocento e primi Novecento hanno subito, come i linciaggi degli italiani negli Stati Uniti, e la triste storia di Sacco e Vanzetti, che dopo 50 anni, nel 1977, furono riconosciuti innocenti dal governatore del Massachusetts, Michael Dukakis, con queste parole: “Io dichiaro che ogni stigma ed ogni onta vengano per sempre cancellati dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti”. Luongo ha infine citato anche la canzone “Hanno ammazzato Pablo” di Francesco de Gregori, che tutti conosciamo molto bene. Il testo di questa canzone trasmette l'importanza di tener forte il legame tra le persone che condividono le stesse difficoltà di vita perché sono soggette agli stessi destini.
Ha poi preso la parola il professore Giuseppe Perricone dicendo che questo libro è un’opera completa e molto utile sull’immigrazione italiana, e che tutti dovrebbero leggere e rileggere e tenere sul tavolo o sulla scrivania e non negli scaffali. Perricone spiega che sfogliando le pagine di “Andarsene sognando”, e attraverso i testi delle canzoni, il lettore ha la possibilità di fare un’analisi storica letteraria sul tema della grande emigrazione degli italiani nel mondo. Le canzoni contengono informazioni ed elementi che emozionano, i quali illustrando emotivamente anche la geografia dell’emigrazione, prima verso l’Argentina e gli Stati Uniti, e poi con il viavai verso il Belgio, la Francia, la Germania e la Svizzera, ma anche con l’emigrazione dall’Italia meridionale verso il nord e dalla campagna alla città. Il professore ha fatto notare che questo non è un libro da leggere come un romanzo dall’inizio alla fine, non solo per il contenuto ma anche perché è un libro sostanzioso di 368 pagine, nelle quali leggendole si può determinare lo stato d’animo, il sacrificio, le sofferenze e le speranze degli immigrati dall’inizio del loro viaggio alla lotta per mantenere l’identità italiana nella nuova terra.
Perricone ha analizzato molto le canzoni raccontando anche la sua esperienza personale d’immigrante, dicendo che negli USA arrivò quando era un ragazzino con i suoi genitori, che emigravano dalla Puglia. Perricone racconta che la lingua inglese è stata un grande problema per lui appena arrivato in America, ma poi con il tempo la imparò. Continuando sul tema delle lingue e dei dialetti, rivolgendosi alla comunità presente quasi tutta campana, Perricone dice che il napoletano non è un dialetto, come tanti lo chiamano, ma una vera lingua scritta e studiata, e dicendolo mostra due libri scritti in napoletano, uno è “Lo cunto de li cunti” usato anche nelle università europee. Parlando del libro evidenzia che al festival di Cannes hanno presentato il nuovo film di Matteo Garrone, tratto da “Il racconto dei racconti (Lo cunto de li cunti)” di Giambattista Basile, geniale autore napoletano del XVII secolo, la cui opera è universalmente riconosciuta da tutta la letteratura fiabesca. “I dialetti italiani – continua Perricone – sono, in effetti, delle vere lingue e devono essere considerate come tali. Le canzoni napoletane sono conosciute in tutto il mondo e molte di queste hanno come tema l’immigrazione, come la famosa canzone napoletana "Santa Lucia luntana" composta nel 1919” , canzone che abbiamo ascoltato tutti insieme.
Dopo Perricone sceglie un’atra canzone dicendo: “forse alcuni di voi ascoltandola prenderanno il fazzolettino per asciugarsi gli occhi perché è una canzone molto emotiva e triste”. Non credevo che potessi essere io una di quelle persone, ma lo ero. Mi sono emozionata al punto che ho smesso di ascoltarla e mi sono concentrata sul libro di Marino che tenevo in mano. La canzone è “Terra straniera” cantata da Claudio Villa, bellissima ma straziante e molto triste, specie per quelli che hanno lasciato non solo l’Italia, ma anche i famigliari, e la mamma. L’intervento del professore è stato ricco di informazioni, ma anche molto emotivo e nostalgico per tutti i presenti.
Perricone a questo punto dà la parola all’autore, Eugenio Marino, facendogli i sui complimenti per l’idea di scrivere il libro e chiedendogli come mai non abbia incluso un CD con il testo. Marino risponde che l’idea del libro nasce parte dal suo lavoro, e parte dalla sua passione per la musica. Afferma che la canzone nel libro è usata come strumento per capire l’immigrazione ma non fa una critica musicale o artistica. L’autore ritiene che la canzone è un ottimo strumento per parlare della storia, nella storia, che è quella dell’emigrazione del nostro paese, e che racconta una parte importante della nostra identità nazionale. L’autore spiega che ha fatto molta attenzione ai testi, valutandone i contenuti, i contesti, la poeticità, gli stili musicali e linguistiche, e le influenze e tradizioni, concentrandosi su ciò che lega il mondo della canzone a quello dell’emigrazione. E cosi, attraverso questi testi che ha provato a ricostruire gli ultimi 150 anni dell’Italia. "Tutto questo- dice Marino- non solo ci permette di comprendere una fase importante delle nostra storia nazionale ma possiamo anche correlarla alle problematiche immigratorie odierne. Non ho incluso un CD perchè era complicato e creava problemi di diritto, ma il libro, oltre a essere letto, può essere ‘navigato’ grazie ai ‘Qr code’ che consentono, a chiunque possiede uno smartphone, di collegarsi in automatico su internet e ascoltare i brani o leggere i riferimenti riportati nelle varie pagine. Per questo motivo ho scritto sul retro del libro (facendo vedere la quarta di copertina del libro) ‘Un libro da leggere e navigare’.”
Marino ha completato il suo intervento dicendo che uno dei suoi obiettivi è vedere un’iniziativa dei legislatori a Roma che consenta di far conoscere meglio la realtà storica migratoria italiana nelle nostre scuole in maniera ‘interdisciplinare’; cioè il professore di storia deve insegnare l’immigrazione come storia, quello di economia come situazione economica, quello di lingue evidenziando difficoltà e vantaggi linguistiche degli immigrati, e via di seguito. L’importanza dell’istruzione in tutte le scuole è necessaria partendo dalle scuole elementari e continuando fino alle università. Molti pensano che l’emigrazione per gli italiani sia un fenomeno del passato e che l’Italia da paese emigratorio sia diventata un paese immigratorio, eppure non è vero perché l’emigrazione degli italiani è un fatto ancora presente. Ci sono immigrati in Italia ma c’è anche un grande numero d’italiani che emigra ancora oggi.
Dopo la conclusione di Marino sono molte le domande, le riflessioni e i commenti dei presenti sulla controversa situazione emigratoria in Italia oggi. Un signore evidenzia che gli italiani emigrati in America hanno dovuto avere il visto e i documenti necessari per essere ammessi negli USA, invece oggi non è quello che succede in Italia e domanda se con il fenomeno immigratorio a Lampedusa, in Italia e in Europa, continuando di questo passo, l’Europa in futuro diventerà la nuova Africa. Marino risponde che non lo diventerà e illustra che non è successo in passato in altri paesi e non succederà nemmeno con L’Italia o l’Europa, perché gli immigrati sono di passaggio, alcuni si fermano, e si sono fermati, ma la maggior parte di loro ha un’altra meta.
Le riflessioni sono state molte, e potrei continuare a scriverne, ma concludo dicendo che oggi la xenofobia riappare anche in Italia, e il libro Eugenio Marino, “Andarsene sognando. L’emigrazione nella canzone italiana” fa riflettere su un episodio che mostra come poco più di cento anni fa gli italiani furono considerati come lo sono oggi i romeni o i nordafricani che emigrano in Italia e in Europa.
Dopo la tappa a Brooklyn, Marino proseguirà il suo viaggio negli Stati Uniti e in Canada, con un tour di otto città in otto giorni. Marino ha incominciato il 4 giugno a Filadelfia, il 5 a Brooklyn, il 6 a Boston, il 7 a Montreal, l’8 a Ottawa, il 9 a Toronto, il 10 a Vancouver, e infine l’11 giugno a Los Angeles.
Nel libro "Andarsene sognando, ” a pagina 16, si legge: “Circa 60 milioni di persone di origine italiana vivono in paesi extraeuropei e senza dubbio parecchi altri milioni vivono in Europa fuori dai confini italiani. Da ciò è possibile desumere che il numero di persone di origine italiana che adesso risiede fuori dai confini nazionali supera la stessa popolazione residente in patria. Gli oriundi italiani rappresentano circa il 10% della popolazione francese, il 21% di quella Argentina e il 5% di quella statunitense. Interpretare queste cifre vuol dire ricostruire la storia dell’emigrazione.”-