In Italia, e in particolare in Sicilia, può succedere di tutto: anche che un ente (che, come vedremo, sta a metà tra Stato e Regione siciliana) finisca con l’avere due commissari straordinari: uno nominato dallo Stato e l’altro nominato dalla Regione! In diritto questa è un’assurdità. Ma è quello che si sta verificando con l’Istituto Zooprofilattico della Sicilia. Tale Istituto – che peraltro svolge una funzione molto importante in Sicilia, occupandosi dei controlli che riguardano la salute degli animali (e quindi anche la salute dei cittadini, nel caso delle carni e dei formaggi che finiscono sulle tavole delle famiglie) – è sempre stato gestito, di comune accordo, da Stato e Regione. Ma oggi, a quanto pare, questo comune accordo non c’è più. Da qui il caos giuridico con la presenza di due commissari. E, soprattutto, il caos amministrativo, se è vero che l’attività dell’Istituto Zooprofilattico è oggi bloccata da una ‘guerra’ un po’ assurda tra Stato e Regione.
Che i rapporti tra il governo nazionale di Matteo Renzi e il governo siciliano di Rosario Crocetta non siano idilliaci è cosa nota. Roma, nell’ultimo anno, ha messo più volte in difficoltà la Sicilia e il presidente della Regione. Basti pensare “all’accordo sciagurato” (la definizione è dell’ex assessore regionale, Franco Piro, esponente storico della sinistra siciliana) con il governo Renzi firmato la scorsa estate dal presidente Crocetta, in base al quale, per quattro anni, la Sicilia rinuncia agli effetti positivi dei contenziosi finanziari con lo Stato. Accordo folle (del quale lo stesso Crocetta si sarebbe pentito, se è vero che sarebbe andato a Roma per cercare di ridiscuterlo: ma Renzi gli avrebbe detto: “Non se ne parla nemmeno!”) che ha fatto perdere alla Sicilia, tanto per citare un esempio, l’applicazione di una sentenza della Corte Costituzionale sulla territorializzazione delle imposte favorevole alla Regione!
Insomma, come scriviamo da tempo, la Sicilia sembra ormai una Regione commissariata da Roma. Anche se non mancano colpi di coda non sempre ortodossi. Come quello che riguarda, per l’appunto, l’Istituto Zooprofilattico. Il presidente Crocetta e l’assessore alla Salute, Lucia Borsellino, con un colpo di mano, hanno commissariato l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia. Dichiarando decaduto il direttore generale, dottore Antonino Salina. Sostituendolo con un commissario (che, a quanto pare, non si sarebbe ancora insediato), Gaetano Chiaro. C’è, però, un piccolo problema: l’Istituto Zooprofilattico, come già ricordato, dipende anche dal Ministero della Salute. E infatti il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, è andata su tutte le furie e ha già scritto a Crocetta e alla Borsellino, intimandogli, di fatto, di togliere le mani dall’Istituto Zooprofilattico. Lo scontro tra Regione e Ministero è in atto.
La storia la ricorda in un’interrogazione indirizzata al governo regionale il deputato del Parlamento siciliano, Vincenzo Fontana (Nuovo centrodestra democratico). Fontana cita due decreti (n. 523/Gab e n. 525/Gab del 12 maggio 2015). Sono gli atti amministrativi con i quali Crocetta e Lucia Borsellino, a firma congiunta, hanno messo le mani sull’Istituto che è anche ministeriale. Leggere gli atti amministrativi del governo regionale è, in un certo senso, divertente, perché dà la misura di come, in Sicilia, il Diritto Amministrativo venga ‘rivisitato’ in modo ‘creativo’ dal presidente della Regione e dalla sua ‘assessora’.
Leggendo i due decreti si può desumere la motivazione che ha portato al commissariamento, in verità un po’ temerario, dell’Istituto Zooprofilattico per la Sicilia da parte del presidente Crocetta e dell'assessore Borsellino. Il governo regionale prende atto che due componenti su quattro del consiglio di amministrazione dell’Istituto si sono dimessi. E arriva alla conclusione che “l’organo non è più in grado di funzionare”. Da qui lo scioglimento e la decadenza del direttore generale, “in applicazione dell’art. 11, comma 3 lett. c) e comma 4 del Decreto Legislativo n. 106/2012”. Traduzione: Crocetta e Borsellino avrebbero agito nel pubblico interesse al fine di consentire la regolare attività di gestione dell’Istituto.
Non ne sembra convinto il deputato Fontana secondo il quale “l’unico risultato raggiunto da tali atti di governo è la completa paralisi dell’Istituto, anche per la pressoché totale assenza del commissario nominato”. Infatti, il dottore Chiaro (parliamo del già citato commissario straordinario) deve aver sentito puzza di bruciato e, come ricordato, per sì e per no, come si dice in questi casi in Sicilia, si è guardato bene dall’insediarsi. E alla fine ha ragione: se un giorno una magistratura amministrativa dovesse provare – cosa non improbabile – che la Regione non ha titolo per nominare un commissario straordinario, a farne le spese sarebbe proprio lui: perché è a lui che, per esempio, la Corte dei Conti potrebbe contestare eventuali spese effettuate.
D'altronde, come può essere presente il dottore Chiaro, e soprattutto quale funzione può assicurare, se è vero che il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, lo stesso giorno di emanazione dei decreti da parte di Crocetta e del’assessore Borsellino, il 12 maggio, come già ricordato, ha personalmente comunicato al presidente della Regione di avere avviato, nell’esercizio del proprio esclusivo potere, il procedimento di commissariamento dell’Istituto Zooprofilattico della Sicilia in applicazione della Legge Finanziaria dello Stato n. 190/2015, comma 577? Insomma, come accennato all’inizio, i commissari sono due: uno della Regione (che non si è insediato) e uno del Ministero.
Per essere precisi, visto che scriviamo leggi alla mano, il Ministero ha ricordato alla Regione siciliana di non avere emanato la legge di riordino dell’Istituto Zooprofilattico, in applicazione del Decreto Legislativo n. 106 del 2012. Proprio sulla base di tale inadempienza della Regione, il Ministro ha comunicato di nominare, legittimamente, il commissario dell’Istituto siciliano. Ma il Presidente della Regione e l’assessore della Salute, hanno ritenuto, lo stesso giorno in cui hanno ricevuto la comunicazione ministeriale, di nominare loro il commissario straordinario.
Da qui una domanda: com’è possibile attivare una norma quando questa fa parte di una legge dello Stato che ancora non è stata recepita dalla Regione siciliana? La domanda dovrebbe essere ‘girata’ non soltanto al presidente Crocetta e all’assessore Borsellino, ma ai dirigenti e ai funzionati della presidenza della Regione e dell’assessorato alla Salute. Può capitale – e capita nei casi di Crocetta e Borsellino – che presidente e assessore non abbiano grande dimestichezza con le leggi (Crocetta faceva l’impiegato dell’Eni di Gela, mentre Lucia Borsellino è farmacista). Ma dirigenti e funzionari queste cose dovrebbero conoscerle. Insomma come può sfuggire il fatto che la Regione, nel caso in questione, viene commissariata proprio perché inadempiente?
Tra l’altro, non sembra che le dimissioni dei due componenti del consiglio di amministrazione dell’Istituto Zooprofilattico possano annoverarsi tra le cause di non funzionamento dello stesso Ente. Anche perché uno dei due componenti che ha lasciato il consiglio di amministrazione dell’Istituto – l’architetto Angelo Aliquò – si è dimesso il 28 novembre 2013. Quanto tempo hanno avuto a disposizione Crocetta e l’assessore Borsellino per sostituire il componente dimissionario? Se, come sostengono, in assenza di due componenti del consiglio di amministrazione, l’Istituto non può operare, perché in due anni e mezzo non hanno sostituito Angelo Aliquò?
Così arriviamo al 22 gennaio 2015, quando il presidente del consiglio di amministrazione dell’Istituto Zooprofilattico, Anselmo Gandolfo Intrivici, si dimette. E’ a questo punto che Crocetta e l’assessore Borsellino (o chi per loro…) fanno due più due e nominando il commissario straordinario in contrapposizione al Ministero.
Scavando in questa storia scopriamo che, già oltre due anni fa, Crocetta e l’assessore Borsellino avevano tentato, senza riuscirci, di nominare il direttore generale nella persona di Vincenzo Di Marco. Anche allora l’atto, come dicono i giuristi, “era viziato da illegittimità per la violazione della norma tutt’ora vigente sulla proroga degli organi degli Istituti fino al recepimento da parte delle Regioni, Sicilia compresa, del Decreto Legislativo n. 106/2012”. Insomma, senza il recepimento di questo benedetto Decreto legislativo 106 il governo regionale ha le mani legate. Pure in quell’occasione è intervenuta il Ministro Beatrice Lorenzin bloccando la nomina.
Foto tratta da comunicato.it