Al museo dell'immigrazione di Ellis Island, un pannello riporta una frase attribuita a un immigrato italiano che va così: “I came to America because I heard the streets were paved with gold. When I got here, I found out three things: first, the streets weren't paved with gold; second, they weren't paved at all; and third, I was expected to pave them”*. Sulla East Coast è questa la narrativa dell'immigrazione, queste le storie dei milioni di italiani arrivati per cercare fortuna e che trovarono lavori umili e difficoltà di integrazione.
Per fortuna non a tutti è andata così. Ben diverse sono le storie degli italiani che scelsero la costa ovest degli Stati Uniti e che, partiti in cerca d'oro, nel Golden State trovarono l'oro nei campi e nelle acque del mare. È questa la storia raccontata nel documentario Finding the Mother Lode diretto da Gianfranco Norelli e prodotto da Suma Kurien e dallo stesso Norelli, partner nel lavoro e nella vita.
Proiettato giovedì 27 febbraio al Calandra Institute della City University of New York, il film, uscito nel 2013 e attualmente in trattativa con PBS, parte dalla metà dell'800 per raccontare dei primi italiani che arrivarono sulla West Coast in gran numero durante la cosiddetta gold rush, attratti dalla notizia che nella terra della California c'era oro in quantità. Molti di loro, sbarcati dapprima sulla costa est, si spostarono verso ovest passando da Panama per poi risalire fino alla California. Il viaggio durava tre, anche quattro mesi. Quando arrivarono, di oro ne trovarono poco, ma scoprirono una terra ricca di frutti, con un clima molto simile a quello della loro Sicilia, Liguria, Toscana. E così, messe da parte le aspirazioni da cercatori d'oro, tornarono a fare quello che avevano fatto per secoli nelle loro terre d'origine: i contadini, i viticoltori, i pescatori.
Il documentario, muovendosi attraverso sette comunità italiane in varie zone della California, racconta, attraverso le voci dei discendenti di quei primi immigrati, le storie di queste famiglie che, non senza un'iniziale fatica, riuscirono a inserirsi prima e meglio di quanto accadde a chi era rimasto nelle città dell'Est dove già da tempo grosse ondate migratorie dall'Europa avevano saturato il mercato del lavoro lasciando disponibili soltanto occupazioni di bassa manovalanza. Delle vicende legate all'immigrazione sulla East Coast Gianfranco Norelli e Suma Kurien si erano occupati in un precedente documentario andato in onda anche sulla RAI, Pane Amaro (Bitter Bread). Con questo secondo film, i due hanno voluto raccontare l'altra faccia della medaglia, quella più solare, come solare è la California. Il film è leggero, molto godibile e non mancano i passaggi divertenti che, durante la proiezione al Calandra Institute, hanno suscitato le risate del pubblico che affollava la sala.
Attraverso le vicende raccontate, emergono anche importanti passaggi della storia e dello sviluppo economico della California. Con il loro lavoro e spesso con idee innovative, gli italiani contribuirono infatti a creare la florida economia californiana. Furono proprio loro a trasformare il paesaggio in quella distesa di campi e vitigni che tanto ricorda la campagna toscana. Sopravvivendo senza troppi problemi anche al proibizionismo, i viticoltori di origine italiana riuscirono a imporre i vini californiani sul mercato internazionale. Così come fu un italiano ad avere per primo l'idea di inscatolare frutta e verdura dando avvio alla fervida industria delle lattine. Senza parlare dell'incredibile storia della Bank of Italy, poi diventata Bank of America, nata con l'obiettivo di offrire possibilità, attraverso i prestiti, agli immigrati italiani che arrivavano in California senza capitale ma con tanta voglia di lavorare. Non a tutti le cose andarono bene come agli italiani, ci ricorda in più passaggi il documentario. Altre etnie, infatti, subirono forti discriminazioni e ad asiatici e neri fu per anni precluso l'accesso a numerosi lavori. Una situazione di cui gli italiani, considerati comunque “bianchi”, finirono per beneficiare.
Nelle storie raccontate nel film un ruolo importante hanno le donne, protagoniste quanto gli uomini della realizzazione del sogno americano. Un elemento a cui Suma Kurien tiene molto e a cui, dice, nel primo film, Pane Amaro, non era riuscita a dare abbastanza spazio. In questo secondo documentario, finalmente si rende merito alle tante donne che, con mentalità imprenditoriale e forza di volontà, spesso anche ritrovandosi senza i mariti, riuscirono a cavarsela e a contribuire allo sviluppo dell'economia locale, nonché della comunità italiana. Per una volta, una storia di immigrazione senza troppe lacrime e sangue.
Potete acquistare il documentario sul sito ufficiale di Finding the Mother Lode.
* “Ero venuto in America perché avevo sentito che le strade erano lastricate d'oro. Quando sono arrivato qui, ho scoperto tre cose: in primo luogo, le strade non erano lastricate d'oro, in secondo luogo, non erano lastricate affatto, e, terzo, si aspettavano che fossi io a lastricarle”.