Nel corso delle successive fasi dell’industrializzazione, la figura dell’Homo ludens è stata messa in ombra dall’impresa che ha acquisito caratteri manageriali indossando il vestito da lavoro con il colletto blu per gli operai e il bianco per gli impiegati e i dirigenti. L’impresa manageriale è guidata da conoscitori tolemaici i cui movimenti sono determinati dalla mappa immutabile della conoscenza esistente. Come esperti che puntano alla perfezione, i manager sono abituati a disegnarla in modo estremamente dettagliato, paragonabile alle mappe cartografiche descritte da Jorge Luis Borges nel suo scritto “Del rigore della scienza”: In quell’Impero, l’Arte della Cartografia giunse a una tal Perfezione che la Mappa di una sola Provincia occupava tutta una Città, e la mappa dell’impero tutta una Provincia. Col tempo, queste Mappe smisurate non bastarono più. I Collegi dei Cartografi fecero una Mappa dell’Impero che aveva l’Immensità dell’Impero e coincideva perfettamente con esso.
Nell’impresa manageriale il senso di sicurezza è importante sia come ideale di vita che come bene da proteggere. I dirigenti combinano l’innovazione con parole quali continuità, incrementalismo e sostenibilità. Nassin Taleb ha inventato la parola ‘fragilista’ per descrivere una persona che ama ‘ordine e prevedibilità’, e che soffre a causa di ‘eventi casuali, shock imprevedibili, fattori di stress e volatilità’.
L’età della conoscenza in cui viviamo ora riflette l’età dell’irragionevolezza annunciata da Charles Handy con queste parole: Stiamo entrando in un’epoca di irragionevolezza, quando il futuro, in molte aree, è lì per essere plasmato da noi e per noi; un momento in cui l’unica previsione che sarà vera è che nessuna previsione lo sarà; una tempo, dunque, per immagina- zioni coraggiose nella vita privata e pubblica, per pensare l’improbabile e fare l’irragionevole.
L’età attuale non può che essere quella in cui si manifesta l’impresa imprenditoriale forgiata dall’Homo ludens e dalla sua ‘irragionevolezza’. Essa paragonabile alla ‘bottega’ dell’età rinascimentale che era il luogo di collaborazione dove si coltivavano talenti, venivano alla luce nuove tecniche e nuove forme artistiche, artisti in competizione ma anche pronti a lavorare insieme.
Se l’impresa manageriale è il luogo di chi cerca lavoro, l’impresa imprenditoriale è opera d’arte affidata per la sua esecuzione a chi crea lavoro. Nell’impresa imprenditoriale, le persone sono co-creatori e intraprenditori piuttosto che semplici esecutori di compiti assegnati in modo top-down. Né geni né ribelli solitari, gli intraprenditori sono generatori di conflitti cognitivi che contribuiscono molto a infrangere le regole radicate. Costoro abbandonano le opportunità di oggi, che si conformano alle abitudini prevalenti, e navigano nel mare dell’assurdo, cercando idee imprenditoriali che possono sembrare ridicole e pericolose, credendo, al pari degli antichi greci, che ‘una probabile impossibilità sia sempre preferibile a una possibilità non convincente’.
L’Homo ludens dell’impresa imprenditoriale fa sì che co-creatori e intra-imprenditori giochino, per divertimento e agonismo insieme, comunicando tra loro in modo coerente e fluido al fine di facilitare la comprensione reciproca. La coesistenza e lo scontro tra questi diversi talenti rendono l’impresa un luogo vivace dove il dialogo permette la fioritura di conflitti costruttivi. Lo scontro e il confronto di opinioni opposte rimuovono i confini cognitivi, attenuano gli errori e aiutano le persone a mettere in discussione le verità esistenti.
Nell’arte dell’Homo Ludens di creare imprese imprenditoriali si coglie il desiderio e la volontà di non sottomettere gli esseri umani alla tecnologia, di non trasformali in Animal laborans, come direbbe Hanna Arendt, perché schiavi dei compiti imposti della tecnologia. Altrimenti, il loro fare sarebbe equiparabile al lavoro manuale delle passate rivoluzioni industriali. Basti pensare, ad esempio, alle macchine più intelligenti che allertano i loro operatori quando avranno bisogno di manutenzione, o al cyborg (persona dotata di protesi artificiali), alla bionica e alla protesi computerizzata, che conferiscono al corpo umano le caratteristiche della macchina.