Ha cominciato a comporre a sei anni, per poter suonare i suoi pezzi mentre imparava il pianoforte. Roberto Scarcella Perino, siciliano di Messina, dal 2000 vive a New York, dove è Senior Lecturer e docente di Italian Opera presso la New York University e Scholar in Residence all’American Institute for Verdi Studies. Musicista e compositore (ha scritto tre opere, musica da camera e da film, concerti, musica per teatro coro e orchestra), Roberto ha una formazione tutta italiana. Si diploma in pianoforte al conservatorio di Messina e in composizione al Conservatorio Martini di Bologna, e con Azio Corghi all’Accademia di Santa Cecilia a Roma e all’Accademia Petrassi di Milano. Una laurea al DAMS di Bologna e una passione per la cucina, la sua seconda forma di composizione.
Roberto, sei arrivato a New York da Parma dove lavoravi anche con l’Orchestra Toscanini. Come mai hai deciso di trasferirti negli Stati Uniti?
In Italia avevo molte commissioni, ma iniziava anche il periodo in cui i fondi per la cultura cominciavano a diminuire. Sono venuto in vacanza a New York nel 2000, perché ero in contatto con la New York City Opera e sono rimasto affascinato da questa città. Cosìho deciso di rimanerci, agevolato anche dal fatto che qui ho trovato lavoro.
Continui ancora a collaborare con l’Italia. Ma è vero che gli artisti italiani che passano da New York hanno poi, di rimbalzo, più possibilità nella madrepatria?
L’Italia ha paura di scommettere sugli artisti. Quando poi arriva la conferma dall’estero è tutto più facile.
Quanto è diversa questa America dall’Italia, quando parliamo di composizione e di produzioni musicali in un genere legato alla musica classica e all’Opera?
I conservatori italiani spesso vogliono creare i propri studenti secondo un modello prestabilito, lasciando loro poco spazio per esprimere il loro talento. In Italia, da un punto di vista accademico c’è una forte preparazione sulla storia della musica, ma si è meno interdisciplinari, rispetto all’America dove chi studia classica può studiare anche jazz. Dal punto di vista della produzione, negli Stati Uniti non è certo facile, ma i teatri non sono legati al vincolo dei fondi pubblici come in Italia. Infine, i compositori in Italia, come negli altri settori, sono più individualisti e meno collaborativi tra loro. A New York c’è uno scambio di informazioni e un networking molto forte.
Insegni alla NYU un corso sull’Opera italiana. Che profilo hanno i tuoi studenti?
Di solito sanno poco di Opera, ma sono molto appassionati. Quando li portiamo a Verona a vedere le Opere all’Arena sono molto affascinati e rimangono stupiti.
Compositore, ma anche musicista. Come ti senti a tuo agio?
La scrittura musicale è stata sempre un bisogno per me, una necessità nata dal fatto che volevo suonare la mia musica. Oggi, preferisco sempre ascoltare la mia musica eseguita dagli altri. Ho sempre respirato musica a casa mia. Mio nonno, era un uomo di altri tempi. Un chirurgo che suonava il violino, parlava greco e latino, mia zia era una cantante lirica e un’altra mia zia suonava il pianoforte.
Quanto è influenzata la musica che componi da New York?
Credo che se fossi rimasto in Sicilia, la mia musica sarebbe stata diversa. New York è la mia musica ispiratrice, dai suoni della metropolitana alla sua dimensione multiculturale. Il mio modello di riferimento rimane il mio maestro Azio Corghi, ma mi piacciono anche le orchestrazioni di compositori americani come John Williams o le soluzioni timbriche di John Adams.
Se fosse una musica New York cosa sarebbe?
La Sagra della Primavera di Stravinsky perché c’è qualcosa di contemporaneo e primitivo.
E la tua Sicilia?
Terra di fuoco, vento, acqua. Penso alla Cavalleria Rusticana, che rappresenta la Sicilia perché racchiude drammaticità e dolcezza.
Componi partiture, ma anche piatti culinari…
La cucina è la mia seconda composizione. Sono famoso per le mie cene a casa. Cucino piatti siciliani come la caponata, la parmigiana, la pasta al forno e i cavolfiori con la menta.
Ho fatto anche da chef alcuni giorni fa per un private party e mi hanno pagato. Quei soldi, nati un po' per divertimento, andranno in un fondo per la mia musica.
C’è un tuo prossimo progetto importante che lega la Sicilia a New York?
Sì, si tratta de Le Passioni dell’Anima, il sequel de Le Passioni dell’Aria, la cantata per pianoforte e coro di voci bianche su testi di Federica Anichini, la cui versione per coro e orchestra è stata eseguita nel maggio del 2015 a Firenze a Palazzo Vecchio, al Salone degli Innocenti, al teatro Verdi e al Teatro La Pergola. Le Passioni dell’Anima, i cui testi sono sempre di Federica Anichini, verrà eseguito il 2 Aprile 2017 all’Auditorium Palazzo della Cultura “Antonello Da Messina”. Ispirato a Le Passioni dell’Anima di Cartesio, il concerto, organizzato dalla Filarmonica Laudano di Messina, verrà eseguito dal Coro di voci bianche del Conservatorio di Palermo, diretto da Antonio Sottile. Lo stesso concerto verrà eseguito a New York nello stesso periodo alla Casa Italiana Zerilli Marimò dal New York City Children’s Chorus, diretto da Mary Huff.