Ormai è lapalissiano ricordare quanto i social media abbiano cambiato il modo in cui interagiamo e comunichiamo. Il linguaggio si è impoverito e gradualmente viene sovvertito da quei graziosi e giocosi simboli chiamati Emoticon. Non c’è più la necessità di svelare le proprie sensazioni direttamente, quando ci si può affidare all’immagine che rappresenta un qualsiasi stato d’animo.
Un fenomeno socio-antropologico che è diventato oggetto delle esplorazioni di Livia De Paolis, nata a Roma e stabilitasi negli Stati Uniti da molti anni dove lavora nell’ambito teatrale. Il film indipendente Emoticon ;), ambientato a New York, segna il suo debutto alla regia, attraverso la storia di Elena Gallenti (Livia De Paolis), la quale è alle prese con il suo dottorato di ricerca in antropologia e tenta di decifrare i sistemi di comunicazione odierni. Elena avrà la tanto agognata rivelazione negli studi quanto nel privato, attraverso l’incontro con i figli adolescenti (Miles Chandler e Diane Guerrero) del compagno molto più grande di lei (Michael Cristofer), ognuno dei quali percorre un viaggio alla scoperta di sé. Il film, già presentato nel 2013 al Gen Art Film Festival, esce nelle sale americane il 30 maggio.
Livia racconta in esclusiva a La VOCE di New York cosa significa essere una donna cineasta nel paese a stelle e strisce.
Il problema cruciale per la realizzazione di molti film è trovare il budget, tu come hai fatto?
Quando ho deciso di fare questo film sono andata a Los Angeles a frequentare un workshop di quattro settimane, Film Independent, che spiegava tutte le tappe per realizzare un film indipendente. Ho conosciuto il casting director James Calleri che ha letto la sceneggiatura e si è appassionato al progetto al punto da volerlo produrre. James, ha anche coinvolto gli attori che conosceva a New York, come Michael Cristofer, Sonia Braga e Carole Kane, i quali hanno dato una certa legittimità al progetto per recuperare ulteriori fondi per le riprese. Per quanto riguarda la post-produzione sono stata molto fortunata perché ho trovato una società qui a New York, di Hugh Broder, l’executive producer, a cui è piaciuto il progetto e ha lavorato completamente gratuitamente.
Come ha influito il fatto che vieni da una famiglia di cinema?
Gli studi cinematografici che aveva mio padre in Italia mi hanno influenzato nella misura in cui da bambina giocavo sui set, nei teatri di posa, quelli mi hanno instillato l’amore per il teatro, che è ciò a cui mi sono sempre dedicata prima di questo film. Sicuramente quando ho deciso di realizzare Emoticon ;) i miei genitori erano entusiasti visto che ero quella che in famiglia mancava all’appello. Mio padre non aspettava altro, era contento.
Regista, sceneggiatrice, attrice, produttrice… sei un modello Morettiano al femminile?
È stato molto faticoso. Ma Nanni Moretti e Woody Allen lo fanno sempre, è bello come donna cimentarsi allo stesso modo. Le donne registe ora stanno ottenendo più visibilità, ero felice quando Alice Rohrwacher ha vinto il Grand Prix a Cannes, quest’anno. Penso sia più difficile in generale per le donne in qualsiasi campo e per quanto riguarda il mestiere del cinema la motivazione è che è un lavoro molto provante dal punto di vista fisico. Ma è importante che più possibilità siano date alle donne, anche per gli uomini, affinché ci sia una visione più bilanciata e armoniosa.
A proposito di donne, spiegami come è stata determinate per ispirarti la conferenza a Washington (TED Women)?
Devo dire che quell’esperienza mi ha un po’ cambiato la vita. Era il dicembre del 2010 quando sono andata a questa conferenza a Washington, che per la prima volta era interamente incentrata sulla figura femminile ed indirizzata esclusivamente alle donne. Inizialmente quando sono arrivata mi sentivo a disagio sul fatto che fosse così settaria. Ma dopo tre giorni mi sono resa conto che mi ha cambiato la vita proprio per la varietà di prospettive presentate in quest’occasione. Quello che mi ha toccato più di tutti è stato il discorso di Sheryl Sandberg, che ha ribadito il fatto che ci sono poche donne in ruoli dirigenziali e di leadership, ultimamente anche nel mondo dei social media.
I social media sono il fulcro del tuo film, qual è il tuo rapporto con questa dimensione?
La storia del film è ispirata a una mia vicenda personale. Io ero fidanzata con un uomo più grande che ha due figli adottivi, poi per alcuni aspetti ho preso una certa licenza poetica, dalla gravidanza ad altre piccole cose. Però ho riscontrato che durante la relazione ero molto affascinata nell’osservare la gioventù americana che viveva la propria adolescenza in maniera diversa da come l’ho vissuta io in Italia, soprattutto attraverso il mondo dei social media. Adesso tutto viene condiviso. Per quanto mi riguarda, con il fatto che vivo all’estero e ho amici sparsi in giro per il mondo, è molto utile per tenermi in contatto. Questo è indubbiamente positivo. L’altra faccia della medaglia è che sono diminuite le occasioni di convivialità, che uno può vivere di prima mano, di persona.
Ti sei stabilita in America nel 2001, oggi qual è il tuo rapporto con l’Italia?
Torno un paio di volte l’anno per trascorrere del tempo con la mia famiglia. Lì il tempo è più dilatato e le cose sono più lente. Quando vado in Italia non si tratta di lavoro ma di stare effettivamente con le persone a cui tengo. Mi piacerebbe lavorare in Italia, ma è difficile, non solo per le difficoltà del paese, ma proprio perché le tempistiche sono molto lunghe. Mi piacerebbe organizzare uno spettacolo teatrale con un mio amico. Intanto ho in programma di girare un cortometraggio qui in America.
Emoticon ;) è stato recentemente acquisito dalla casa di distribuzione Indican Pictures, che continua così la sua tradizione di sostegno ai film con i simboli nel titolo (π, I ♥ Huckabees).