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January 31, 2014
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January 31, 2014
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Una coppia “made in Italy” alla conquista di New York

Natascia LorussobyNatascia Lorusso
Time: 7 mins read

Ciao Italia, Elisabetta e Mirco salutano il Belpaese. Insieme salgono sul ‘treno’ che passa una sola volta nella vita e arrivano a New York. La loro prima volta. Lui è uno shoes designer, lei al momento è una casalinga e guida turistica esclusiva per il marito, nei giorni di relax.

Hanno superato l’Uragano Sandy e il caos della grande città, per ritrovarsi innamorati di New York e scoprirsi uniti più che mai.

La loro filosofia di vita è anche il loro mantra: “la vita è come un puzzle: bisogna avere pazienza, insistere e prima o poi i pezzi s'incastrano”.

Ogni decisione che prendo è una scelta tra un rimpianto e un miracolo. Io abbandono qualunque rimpianto e scelgo sempre i miracoli. Deepack Chopra

Elisabetta ha 33 anni è originaria di Cogno, un piccolo paese in provincia di Brescia. Dopo aver frequentato il liceo linguistico, ha proseguito gli studi presso l'università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia indirizzo di laurea breve in "Esperto Linguistico d'impresa". Mirco ha 35 anni ed è originario di Fermo, una cittadina nel cuore delle Marche. Dopo aver frequentato l'istituto tecnico (ITIS), ed aver tentato per un brevissimo periodo la carriera universitaria in ingegneria ad Ancona, lascia ed inizia ad intraprendere vari lavori per poi decidere di "cambiare completamente rotta".  Mirco sceglie di seguire le sue passioni nella moda, in particolare una: disegnare scarpe per donne. Così ricomincia a studiare. Questa volta, frequenta un corso specialistico di due anni presso l'Istituto Calzaturiero Regionale di Sant'Elpidio a Mare (FM).

Le loro vite si incontrano una sera d’estate, in una discoteca della riviera romagnola. I loro sguardi s‘incrociano tra la folla, ed è subito magia. Trascorrono la serata a parlare e ballare e poi inizia una storia d’amore fatta di sms, e-mail e telefonate. Un amore a distanza arrivato a New York.

Le prime giornate di un europeo in America 
possono essere paragonate alla nascita di un uomo. Franz Kafka

Elisabetta e Mirco si sono trasferiti nella Big Apple nel 2012. Ci sono capitati un po’ per caso, un po’ per fortuna. A portarli Oltreoceano è stata un’offerta di lavoro per Mirco. Un’occasione che hanno colto al volo. Mirco ed Elisabetta"E’ stato un "mezzo" salto nel vuoto questo trasferimento, perché non conoscevamo la città, non siamo mai venuti neppure come turisti. Diciamo "mezzo" perchè nonostante l'incognita della città e di cosa ci avrebbe aspettato, il motivo del trasferimento è stata un'offerta di lavoro per Mirco ricevuta da oltreoceano. Senza che la "cercassimo" direttamente. Anzi, avevamo ben altri progetti in mente in quel periodo. Un’occasione che noi rappresentiamo con l'immagine del "treno che passa" ogni tanto nella vita e sul quale abbiamo deciso di salire insieme, di comune accordo" ci confida Elisabetta.

Dopotutto l'aria che "tirava" in Italia già a fine 2011, non li faceva ben sperare. Hanno fatto la scelta giusta, perché si sono resi conto che "dopo esserci trasferiti, l'andamento della situazione sociopolitica ed economica, purtroppo, è peggiorato. Altra conferma, all'opposto, arriva dall'aria che  tira qui negli USA, dove a livello lavorativo il settore moda è molto più frizzante ed il panorama più ampio".

Presa la decisione, dovevano organizzarsi per il trasferimento. Non una cosa semplice, vista la lontananza. Lei viveva a Brescia, lui era a Milano per lavoro. Tra il trasloco, i visti e l’inizio del lavoro a distanza, per Mirco il periodo è stato un po’ pesante. Erano in una situazione di passaggio, come "in bilico" e con l’incognita di New York.

Poi una volta arrivati nella Grande Mela, è iniziata l’avventura insieme anche se, purtroppo, fin da subito hanno passato dei periodi separati ( a causa dei viaggi/rientri in Italia dovuti al lavoro di Mirco). Sono stati giorni duri, ma nei momenti di sconforto, sapevano di poter contare l’uno sull’altra.

Elisabetta racconta come la primissima sensazione nell'arrivare a New York è stata un po’ di "smarrimento". "Ricorderò sempre la prima volta che siamo arrivati a Manhattan in taxi dall’aeroporto di JFK. Elisabetta Passando attraverso Downtown, l'impatto nel vedere i grattacieli infiniti oscurare tutto, mi ha trasmesso la sensazione di essere in una città davvero enorme. Ripensandoci ora mi viene quasi da sorridere e in realtà New York, intesa in senso stretto e riferendomi a Manhattan, non è poi così grande". 

Per Mirco all’inizio è stato molto più duro l’arrivo, perché non ha avuto il tempo di ambientarsi e parlava poco l’inglese. Praticamente si è trovato catapultato nella frenesia della Big Apple. "Avendo già un lavoro non c'è stato un passaggio graduale ed ho dovuto ambientarmi 'alla svelta'. Oltre alla novità del lavoro, della città, del trasferimento, ecc. la lingua complicava le cose. Il mio inglese era rimasto 'parcheggiato' in un cassetto per anni. Inoltre, ho iniziato a viaggiare fin da subito per lavoro (tornando in Italia) e lasciando New York per periodi prolungati. Questo ha reso ancora più lungo il processo necessario per ambientarsi sul lavoro e conoscere meglio la lingua e la città".

Una volta inseritosi, Mirco ha trovato un ambiente affascinante dove crescere professionalmente. "Lavorare nell'ambito della calzatura a New York è completamente diverso rispetto all'Italia. Qui non esiste una vera cultura delle calzature. Proprio per questo è sicuramente più stimolante. Infatti, ho la possibilità di mettere a disposizione la mia esperienza, know-how e cultura 'Made in Italy' interagendo in un contesto americano, dove l'aspetto commerciale è molto più marcato ed efficace. Questo è un connubio interessante, perchè sebbene l'artigianalità e creatività italiana siano uniche, bisogna riconoscere che a livello di comunicazione e marketing gli americani sono davvero imbattibili!"

Per rendere il cambiamento più soft, hanno cercato di ricreare le loro solite abitudini in un contesto completamente diverso e tutto da scoprire e, allo stesso tempo, inserendone di nuove come ci ha raccontato Elisabetta: "In questo senso, aiuta evitare di fare paragoni con le vecchie abitudini. Meglio riciclarle laddove possibile o in caso contrario, voltare completamente pagina, adattarsi ed inventarsene di nuove senza che questo pesi. Poi ci siamo divisi i compiti, per cercare di bilanciarci".

In realtà la coppia ha cambiato poche cose, come per esempio l’abitudine di sentire le famiglie al telefono, che ora è stata sostituita dall’uso di Skype. Al posto del caffè espresso al mattino, bevono adesso quello lungo americano (fatto in casa con tanto di bollitore "Made in USA").

ElisabettaAnche il brunch è un'abitudine americana che apprezzano molto. La differenza principale nell'affrontare le giornate però, è che prima di uscire di casa, al posto della chiave della macchina ora, mettono in tasca la Metrocard!

Si sono subito ambientati alla nuova vita. Anche il cibo non è stato un problema. A New York si può provare qualsiasi tipo di cucina etnica. "Mangiando il made in Italy in casa, quando usciamo non perdiamo occasione di testare sapori nuovi. L'unica cosa che davvero ci manca è il pesce (N.B.: quello dell'Adriatico) di cui facevamo scorta quando stavamo in Italia".

Ogni cambiamento, anche agognatissimo, ha le sue malinconie, perché quel che si lascia è una parte di noi: bisogna morire a una vita per entrare in un’altra. Anatole Franc

Nella loro vita newyorkese il momento più difficile che hanno affrontato, è stato l’Uragano Sandy nel 2012. "Se pensiamo ad un momento di difficoltà legato a New York nello specifico, la cosa che ci viene in mente è l'esperienza dell'Uragano Sandy il 29 Ottobre 2012. Abbiamo vissuto in diretta l'allagamento del quartiere e del palazzo in cui viviamo. Siamo rimasti per una settimana senza luce, corrente, riscaldamento e soprattutto acqua in casa. Ma grazie ad una scorta di acqua potabile e di candele (nonchè una fontanella di acqua corrente nello scantinato del palazzo) siamo riusciti a sopravvivere. A parte il danneggiamento del palazzo (tutt'ora in fase di ristrutturazione) per noi non è stata una vera e propria difficoltà, perchè ci siamo adattati alla situazione come meglio potevamo".

Esperienze così forti rafforzano i legami. Mirco ed Elisabetta sono una coppia molto unita, anche se il tempo trascorso insieme, ahimè, è poco. La  giornata di Mirco è fitta di impegni di lavoro. La giornata inizia alle 7 del mattino e finisce alle 8.30 di sera, tranne quando vola fuori New York. Da Maggio 2013, infatti, ha iniziato una nuova esperienza per un noto brand americano della moda, chiamato Tory Burch. Ora si divide tra New York, dove ha sede l'ufficio stile dell'azienda e dove crea le varie collezioni, ed il Brasile, dove invece segue la realizzazione delle calzature direttamente presso le fabbriche.

Alla coppia rimane dunque solo il week-end per trascorrere del tempo insieme: "Ne approfittiamo per fare quello che più ci piace e soprattutto esplorare la città partendo al mattino da casa e rientrando la sera. Spesso capita che partiamo senza una meta particolare e strada facendo, c'imbattiamo in posti nuovi o eventi particolari senza nemmeno saperlo. Improvvisare ci piace molto".

Inoltre Elisabetta avendo diverso tempo libero ed essendo amante delle camminate, è andata alla scoperta della città tanto che ormai, fa un po’ da ‘Cicerone’ a Mirco che non può godersi la metropoli – e non solo a lui. Anche a me ha fatto da guida turistica. Direi anche molto brava e piacevole. "Camminando molto per la città, ogni volta che vedo un posto, una zona o qualsiasi cosa attiri la mia attenzione, una volta rientrata a casa mi documento su che cosa si tratta. Una zona che mi piace molto è l'Hudson River Park: un percorso pedonale e ciclabile che si percorre sul lato Ovest di Manhattan, a partire da Midtown fino a Downtown. Il parco si può percorrere a piedi o in bicicletta e la vista del fiume Hudson, mi ricorda vagamente l'Italia…un po' come il lungomare da Mirco e il lungolago vicino a casa mia.  Come neighborhood, mi piace moltissimo il West Village, per il sapore di 'paesino da cartolina' inglobato nella cornice di una metropoli".

Sono tanti motivi per cui si resta insieme. Magari in una storia di cinque anni si è stati innamorati e ci si è stati solamente per due, o tre, o quattro. Per questo qualità di una storia non può essere misurata dalla durata. Non conta il quanto, ma il come. Fabio Volo

Il loro sogno principale è quello "di creare una famiglia nostra. Il nostro obiettivo è quello di realizzare un marchio calzature 'Made in Italy' da poter lanciare sul mercato americano".

Non sanno se rimarranno a New York. Sicuramente è una cosa che piacerebbe a entrambi. Ma non chiudono le porte a nuove possibili esperienze lavorative e di vita in un altro posto, perchè "nella vita: mai dire mai! Qualsiasi posto sia, New York, Italia o chissà dove, per noi sarà comunque importante viverlo insieme".

 

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