“Corri incontro alla vita, assaporala, grida, piangi, lotta, cresci, scopri, stupisciti. Distruggi tutto e ricomincia se desideri cambiare qualcosa. Non preoccuparti di fare la cosa giusta, non esiste. Esiste la cosa che desideri fare con tutto il tuo cuore, ora: quella è sempre l’azione giusta. Trova il coraggio di ricominciare da questo istante, sempre. La vita è in continua trasformazione, come te”.
Chi parla è Nicole Cimino trent'anni a ottobre, originaria di Roma, ha studiato recitazione e si è laureata in Relazioni pubbliche e pubblicità alla Iulm di Milano. Dopo una ricerca estenuante di un lavoro che non trovava iniziarono a crescere dentro di lei sentimenti di rabbia, sconforto e amarezza. Finché un giorno delusa e rassegnata decise di raggiungere un’amica a Madrid. Un’esperienza di sei mesi che le fece ritrovare entusiasmo ed energia e crescere il desiderio di volare a New York. Il suo viaggio nella Big Apple sarà pieno di imprevisti e belle sorprese come scoprire l’amore via e-mail.
Ritornata a Roma dopo l’esperienza di Madrid dove aveva collaborato con la sua amica Angela de Sando ad un lavoro intitolato Soffioni, Nicole iniziò a pensare seriamente all’ipotesi di lasciare tutto e ricominciare altrove. Nello stesso periodo, terminato il lavoro con un’acting coach che aveva collaborato con Susan Batson (acting coach di grandi star come Juliette Binoche, Nicole Kidman e molti altri), si era appassionata e sentiva il desiderio di lavorare con lei. Ed è così che scopre che lo studio di Susan Baston era a New York. La scelta sembrava compiuta, e invece Nicole aveva bisogno di altri segni che le confermassero la sua decisione. Li ha trovati nelle righe di un suo vecchio diario.
“Un giorno ero nella mia stanza a sfogliare i miei vecchi diari, sempre in attesa di segni, credo, un’intuizione, qualcosa che mi aiutasse a ritrovare Nicole, i miei sogni e desideri non contaminati dagli anni di esperienza, delusioni, sconfitte e dubbi che invece in quel momento mi rendevano confusa e impaurita. Tra le mani mi sono ritrovata un foglietto minuscolo. Quando l’ho aperto e letto mi sono commossa: era un contratto con me stessa che avevo scritto il giorno del mio tredicesimo compleanno. Era il 1996, stavo terminando le scuole medie, scrivevo che avrei studiato lingue per poi andare negli Stati Uniti e diventare una star come Nicole Kidman o Jodie Foster. ecco che mi ritrovavo circa 14 anni dopo con quel foglio tra le mani a decidere se onorare o meno una promessa fatta alla piccola Nicole sognatrice”.
Quella promessa Nicole l’aveva mantenuta fino ad un certo punto: aveva finito il liceo linguistico e studiato lingue. Ma poi non aveva mai preso quell’aereo. Era arrivato il momento di prenderlo. Ma come fare? Non conosceva nessuno a NY e le mancavano i soldi. La risposta arrivò da un amico che la esortò a partire: “Mi ha detto: vai a New York! Mi sono messa a ridere e gli ho detto: 'sì ci stavo pensando, ma non conosco nessuno e mi servono i soldi'. E lui mi ha risposto: 'ti dò io il contatto di un mio amico, si chiama Luigi Benvisto, ha la tua età e fa cinema come te, ti piacerà, gli chiedo di ospitarti per 6 mesi così non devi pagare l’affitto e se hai bisogno ti pago io il biglietto aereo!'. Insomma, per farla breve: per 4 mesi mi sono scritta con questo amico, mentre preparavo le carte per partire, il biglietto me lo hanno pagato i miei genitori. Nel frattempo Luigi è diventato il mio ragazzo”.
Da quella serata si è deciso il futuro di Nicole. È partita per New York ed ha trovato anche l’amore. Nicole e Luigi, infatti, si sono scritti e-mail per mesi senza mai incontrarsi di persona. E-mail dopo e-mail si sono innamorati. Fino a quando si sono incontrati per trascorrere il Natale insieme. Dove? In aeroporto a Fiumicino. “Prima di vederlo penso di aver girato per l’aeroporto mezz’ora. Lo avevo visto solo in foto e non riuscivo a riconoscerlo. Poi ci siamo visti ed è stato buffo, imbarazzante. Lui era totalmente a suo agio. Io per niente…”. Luigi rientrava dopo due anni a Varese per passare il Natale in famiglia e aveva chiesto a Nicole di andare con lui. Lei accettò ma ci furono degli imprevisti che allungarono il viaggio verso Varese. Il volo per Malpensa venne cancellato a causa della neve. Così restarono a Roma e andarono a casa di Nicole dove Luigi conobbe i genitori di lei. Dopo 3 giorni riuscirono ad arrivare a Varese: “Che buffo! Tutto è arrivato insieme. È stata un’avventura fin dal primo giorno. Quindi non mi sono stupita, quando finalmente sono partita per New York, che gli imprevisti si siano susseguiti uno dietro l’altro: la casa dove viveva non era più disponibile e avremmo avuto circa 10 giorni per trovare un nuovo appartamento, così invece di vedere New York ho visto un sacco di agenzie, broker, stanze e zone senza saperne nulla. Avevamo problemi per via dell’assenza di garanzie… io ero turista, lui studente e nessuno era americano… un disastro”.
Mai abbattersi! Dopo tante ricerche trovarono un appartamento nel Queens ed un garante, un produttore di un progetto per cui Luigi aveva lavorato gratuitamente mesi prima. Ovviamente ci sono stati altri imprevisti. “Appena arrivata da Roma, tra jetleg e confusione, abbiamo fatto un trasloco in due, portato i mobili in uno storage per due giorni, caricato e scaricato un camion circa 4 volte in 4 giorni, ho guidato a New York un camion perché la patente di Luigi era scaduta. Ci hanno fermato a un posto di blocco 6 poliziotti per controllare cosa trasportavamo e per verificare la mia patente che non era nemmeno adatta per la dimensione di quel camion, ma tutto è`andato liscio… abbiamo dormito sul divano in casa di amici fino al giorno in cui iniziava il nostro contratto e contemporaneamente la nostra convivenza”. Prima di entrare nella nuova casa altri contrattempi hanno reso l’attesa più eccitante e piena di avventura. “Dopo l’ennesimo trasloco dallo storage al nuovo appartamento, dovevamo riportare il camion a Manhattan e quando vado per accendere… non parte: batteria scarica! Insomma 20 minuti per strada a fermare macchine per avere i cavi… un’avventura… alla fine trovo un cinese simpatico che mi aiuta a mettere in moto. Consegnamo, finalmente, il camion e ritorniamo nel Queens in metropolitana a mezzanotte passata. Finalmente entriamo nella nostra casa, ci buttiamo sul materasso per terra, il letto ancora non c’era, in quel preciso istante scatta l’allarme del rivelatore di fumo con un bip ininterrotto e fastidioso che diceva: “low battery” con intervalli di 4 secondi con il quale abbiamo dormito l’intera notte. Ho pensato: “Nicole, benvenuta a New York!”.
Tutto è bene quel che finisce bene. L’appartamento c’era, ora doveva iniziare la ricerca del lavoro. “Fin dal primo istante ho afferrato ogni cosa mi si presentava davanti, provini, lavori come assistente alla camera su set di studenti, qualsiasi cosa pur di fare pratica con la lingua e il nuovo luogo. Nel frattempo seguivo le lezioni di recitazione nello studio di Susan Batson come desideravo fare, e con Luigi ho iniziato a studiare e imparare anche tutto ciò che non avevo mai fatto: fotografia, camera, editing. Mi sentivo catapultata in una realtà piena di stimoli e cose da fare. Avevo deciso di seguire l’istinto e ogni cosa mi si presentava davanti. A New York tutti si arrangiano e si trova il modo di inserirsi anche quando ancora si stanno sistemando le faccende burocratiche. Si chiede aiuto, consiglio, si parla con chi ha già fatto quello che ora stai facendo tu. E prima o poi la risposta arriva”.
Nicole ha avuto diverse esperienze lavorative partendo di nuovo dalla gavetta con umiltà e tanta voglia di imparare e sperimentarsi in nuovi campi come la produzione, la regia, il montaggio video, la fotografia, l’acting coach, l’editor, l’insegnamento (ha insegnato nello studio di Susan Batson) fino ad aprire una casa di produzione con il suo ragazzo. “Con Luigi abbiamo fondato la casa di produzione Jack Boar Pictures e abbiamo fatto diversi progetti tra cui il mio primo documentario The Paper House Report con il quale ora siamo finalisti al Forum Film Festival di New York, il music video Club of Rome e tanti altri. Ho approfondito la regia, ho studiato produzione e lavorato come producer per alcuni progetti tra i quali L’amore Corto di Valentina Vincenzini. Ho lavorato come traduttrice per la casa di produzione AudioWorks per alcune serie di cartoni animati italiani di Mediaset o Rai, come per esempio Spike Team che dovevano essere tradotte in inglese e poi doppiate e distribuite. Ora sto per dirigere il primo lungometraggio della nostra casa di produzione dopo essermi cimentata con la regia del mio primo corto I wanna Sh!! Feathers! dove recito e con il quale ho sperimentato vari aspetti del filmmaking. Insomma se mi chiedi cosa faccio. La risposta è non lo so. Tutto ciò che mi rende viva, che mi dà la possibilità di creare. Recito, scrivo, dirigo, insegno, vorrei fondare una band!”.
Nicole ha iniziato l’esperienza Oltreoceano interpretando il ruolo più importante, quello da protagonista della sua vita. La scelta di trasferirsi a New York è stata la migliore per lei. L’ha capito quando ha ricevuto una telefonata dal giornalista Albert Amateau, per il The Villager per un’intervista riguardo il documentario che aveva scritto e diretto per sostenere il caso di Jerry Delakas e che stava distribuendo gratuitamente nella sua edicola di Astor Place. “Mi sono ritrovata all’improvviso sui giornali di New York”.
Nicole è partita con un visto turistico di 6 mesi B2. Una volta nella City ha trovato una scuola di inglese e ha richiesto un cambio di stato da B2 a F1, non essendo un visto studenti ma un cambio di stato, avrebbe perso la possibilità di stare come studente non appena avesse lasciato il suolo Americano. Poi avrebbe dovuto fare richiesta di un nuovo visto per rientrare. Ha deciso di restare per due anni rinnovando il visto di studente senza mai tornare. Nel frattempo ha trovato gli avvocati giusti che l’hanno aiutata a preparare i documenti per ottenere il visto O-1 (artistico). “È stato un lavoro lungo e impegnativo mettere insieme lettere di referenza, articoli di stampa, progetti di lavori per 3 anni, ma come in tutte le cose, se ci sono le persone giuste che ti aiutano nel percorso invece di ripeterti quanto è difficile…”.
Questi tre anni sono stati una sfida per Nicole. “Credo che New York mi abbia sfidata e allo stesso tempo dato tante opportunità. Mi ha spinta a trovare il coraggio di mettermi in gioco, di sperimentare di accettare i miei limiti…sono arrivata pensando di essere un’attrice con mille dubbi. Mi ritrovo dopo 3 anni a non definirmi più e ad aver scritto progetti, film, insegnato, tradotto, insomma sono più 'grande' di quello che pensavo, nel senso che le mie risorse, la mia forza e la mia creatività sono molto più vaste e avevo solo bisogno di un luogo che mi aiutasse a manifestarle.”
Non è stato tutto rose e fiori. Ha vissuto diversi momenti difficili che ha superato solo con la forza di volontà: “La paura più grande era quella di non riuscire a restare e che accadesse qualcosa ai miei cari. Ho perso due nonni mentre ero qui e non sono potuta tornare. È stato difficile. Mi ha fatto fare diverse domande e mettere in discussione spesso quanto valga la pena stare lontani dalle persone che amiamo per inseguire i propri sogni o obiettivi. Non credo si possa avere una risposta, si tratta di scelte e in ogni scelta c’è qualcosa che vive e qualcosa che muore, sempre”.
Nella sua nuova vita le manca la sua famiglia ma sa che è presente in altro modo e poi “mangiare con i miei genitori a casa. A volte ho nostalgia delle mie abitudini preferite come sdraiarmi nella mia stanza di Roma a vedere un buon film, uscire con i miei amici o leggere un libro sul tavolino del giardino di casa, fare una passeggiata in alcuni dei miei luoghi preferiti e vivere in un posto con ritmi meno serrati”.
Vive a cento all’ora. Non si ferma mai: “Se prima la giornata era piuttosto ripetitiva e prevedibile, qui non so mai cosa si può aggiungere o togliere. Appena mi sveglio penso: ho bisogno di un caffè, quello che mi faccio con la moka”. Se le chiedi se ne è valsa la pena lasciare tutto risponde :”Non mi sono chiesta se valeva la pena partire perché il fatto stesso di sentire il desiderio di andare via e l’impossibilità di restare dove mi trovavo mi diceva che ne valeva la pena”.