Sta vivendo il suo sogno. Quello di abitare e lavorare a New York. Un desiderio nato dopo aver trascorso una vacanza da solo a Miami con una tappa nella Big Apple. È stato amore a prima vista e come ogni amore o lo dimentichi o lo vivi. Lui ha deciso di viverlo ed è stata la scelta migliore dopo un inizio non tutto rose e fiori.
"Le persone che progrediscono nella vita sono coloro che si danno da fare per trovare le circostanze che vogliono e, se non le trovano, le creano". George Bernard Shaw
Protagonista di questa storia è Ezio Burani, 43 anni di Reggio Emilia. Quando ha deciso di fare le valige era un trentasettenne, single, senza figli, Art Director socio in un’agenzia di graphic design nella sua città. Oggi è sposato, neo papà e creative director dell’agenzia QNY creative a New York. Il pensiero di lasciare l’Italia Ezio lo aveva da diverso tempo. Da un po’ di anni ribolliva in lui la voglia di mettersi alla prova in un paese dove il graphic design è riconosciuto maggiormente sotto tanti punti di vista. Dopo qualche giorno di vacanza da solo a New York ha deciso che questa sarebbe stata la scelta. Partire! Ma non è stato tutto così semplice. Una volta presa la decisione doveva informare i suoi soci e la loro risposta ha segnato il futuro di Ezio: “Mi hanno detto: 'Se vai esci definitivamente e devi vendere subito' e lì ho cominciato a capire che la partita iniziava a farsi seria. La mia risposta immediata, d'impeto, è stata: 'OK Vado'. Per qualcuno ho buttato via 8 anni di lavoro in una risposta”. Per lui invece è stato l’inizio della sua nuova avventura e del rimettersi in gioco. Un cambiamento che viveva con un misto di adrenalina, paura, energia, felicità e momenti di totale sconforto. “Una sorta di crazy cocktail emotivo fatto di incredibili sali e scendi. Soprattutto quando capivo che ci voleva tempo per inserirsi”.
"Non puoi scoprire nuovi oceani fino a quando non hai il coraggio di perdere di vista la spiaggia." Anonimo
Ezio è arrivato a New York la prima volta usando Couchsurfing, la community internazionale dove vieni ospitato sui divani/letti di persone disponibili a darti un alloggio che trovi online. Da Miami aveva preso un volo interno e aveva scelto due alloggi a Brooklyn da altrettante persone. In tutto 5 giorni. Nonostante il precario alloggio e il fatto che era solo, aveva sentito un flusso di energia ovunque. “Non ero nemmeno in una parte 'safe' di Brooklyn ma mi sentivo a casa. La sensazione di essere arrivato a destinazione, difficile da spiegare, questo mi colpì molto all’epoca e quando tornai a Miami per finire la vacanza la mia testa era rimasta a New York. Odiavo Miami e pensavo ai modi di tornare nella Grande Mela, di come lasciare l'Italia, di come dirlo a amici, soci e famigliari”. Ovviamente lasciare tutto non è stato facile. Una volta deciso ha affrettato i tempi della partenza per evitare che situazioni o stati d’animo gli potessero far cambiare idea. “È stata una fuga veloce, finendo di togliere le mie cose dall’appartamento di Reggio gli ultimi minuti prima che mi venissero a prendere per l’aeroporto. Non sono mai stato bravo a tuffarmi quando frequentavo i corsi di nuoto. Stavolta l’ho fatto”.
"Una volta deciso che la cosa può e deve essere fatta, bisogna solo trovare il modo". Abraham Lincoln
Volato oltreoceano all’inizio è stato difficile: gli sembrava di avere tutti contro, non conosceva la città, non aveva amici, la lingua la parlava a malapena anche se riusciva a farsi capire. Tutto questo non lo scoraggiò. La prese come una sfida. Iniziò a rimboccarsi le maniche e capire quale fosse il modo migliore per inserirsi. Innanzitutto decise di iscriversi a scuola e di proporsi alle agenzie di pubblicità. Poi ha iniziato a conoscere più persone possibile, specie per social connection: “La maggior parte ragazze, mi veniva più facile ed esercitavo l'inglese. Andavo a tutte le inaugurazioni di mostre o design event che potevo trovare online”. Grazie a uno dei due contatti che aveva a NY, ha iniziato a lavorare in un ristorante Italiano come hostess/cashier anche se con risultati iniziali da Mister Bean: “All’inizio un disastro. Con la musica non capivo l’inglese al telefono e i ritmi dei ristoranti a NY erano per me sconosciuti. In quel momento sono stato vicino a capitolare. Il lavoro non partiva, tanti complimenti ma nulla ed erano già passati due mesi come nulla”. L’esperienza newyorchese gli ha insegnato a "Saper prendere le batoste", quando sembra che tutto vada bene, arriva qualcosa che invece ti fa cadere. “È come prendere delle botte senza avere esattamente la forza di ridarle. Quindi devi imparare a rendere i colpi meno dolorosi possibile, perché sai che a un certo punto magari riuscirai a darle anche tu. Bisogna sapere aspettare”.
Pazientando e non perdendosi d’animo, un giorno è arrivata un’interessante proposta dall’Italia che rimetteva in gioco tutto. Soprattutto la sua volontà di ripartire dagli States come dipendente di aziende americane dopo anni da socio in Italia. “Mi è stata offerta la sfida di aprire e far partire, come partner, una start up che sarebbe stata una filiale di un’agenzia italiana. Ripartire di nuovo a costruire qualcosa di più complesso del lavorare da solo o come dipendente. Ero partito non guardandomi indietro pronto a mettermi in discussione e un po’ per rigetto non volevo lavorare per italiani. Sulla bilancia però avevo qualcosa che mi affascina da sempre, cioè una nuova sfida e questa era bella grossa”. Una prova che prosegue tutt’ora perché tra i suoi obiettivi c’è quello di far affermare il gruppo in ambiti sempre più importanti: “Vorrei 'invadere' la West Coast adesso! Voglio disegnare Hotel a Vegas e LA per completare le città USA importanti dopo New York e Miami. Non ultimo crescere al meglio mio figlio in questa città”.
"Se sei determinato, lavori duro e hai una vision puoi arrivare ovunque". Steve Jobs
Vivere a New York ha fatto capire ad Ezio che per "farcela" non esiste una formula. Non è scritta nei libri di testo e neanche in un business plan fatto e pensato all’Università in situazioni di economie generiche senza tenere conto di tanti fattori. “Nel mio caso è stato un misto di energia, forza, determinazione, precisione, tenere duro o almeno fare credere che tieni duro. Rubando una frase ad un amico che dopo anni sulla West Coast si è trasferito qui e che, con accento riminese, una sera mi disse riguardo a New York: 'Caro Ezio, questa citta è ben chiaro cosa ti chiede. Ma non è ben chiaro cosa ti restituisce'. Parole sante. Devi essere sempre al massimo. Ma il ritorno? Non è assicurato”. Ezio ha dato molto e in cambio ha ottenuto di svolgere il lavoro che ama, come vuole lui. Ed ha trovato anche l’amore. Sposato da un anno, ora è anche neo papà. Cosa volere di più?
"Se uno avanza fiducioso in direzione dei suoi sogni, e si sforza di vivere la propria vita come l'ha immaginata, incontrerà un successo inatteso in situazioni normali". Henry David Thoreau
Per Ezio sono stati sei anni di grandi sfide e cambiamenti. Ama New York, il food e provare le varie cucine ma a volte sente la mancanza della sua città. Gli manca Reggio Emilia al sabato mattina, il centro storico e un espresso verso mezzogiorno, dove ogni metro è un “ciao, allora?, come va?”. Se gli si chiede cosa significa vivere nella Big Apple lui risponde: “John Lennon quando si trasferì a New York disse 'If I'd lived in Roman times, I'd have lived in Rome. Where else? Today America is the Roman Empire and New York is Rome itself' e penso sia ancora così”.
È vero che ci si sente soli a New York? “È la citta dei singles. Quindi potenzialmente puoi fare tante amicizie e divertirti molto, ma dipende da te e il lato oscuro è quello. Tante persone sole da tutto il mondo. Guarda Central Park alla domenica, vedi tante persone sole. Specie ragazze”. Come sono le relazioni? “Gli americani non negano un sorriso, un terrific o gorgeus a nessuno. Ma attenzione, dietro a tanti complimenti spesso non c’è altro che semplice cortesia”. Tu hai fatto facilmente amicizia? “Con ragazzi americani ammetto che ho fatto fatica a relazionarmi in maniera profonda. Credo sia colpa della mia età. Con le ragazze, invece, è stato diverso. Lì le nazioni e i colori della pelle non contavano. Recentemente, da sposato, mi ritrovo con altri italiani. Sono quelli della classica 'imbragata' del giovedì dove ci troviamo con un gruppo di amici italiani provenienti da Reggio, Trapani, Padova, Firenze Perugia etc e giriamo i vari ristoranti (in realtà recentemente solo pizzerie di italiani!)”. Per trasferirsi e vivere all’estero, in questo caso a New York, secondo Ezio ci vuole coraggio, determinazione, consapevolezza di se stessi, autostima. “Bisogna aprirsi ma inevitabilmente indurirsi un po’. Una volta deciso bisogna tuffarsi senza tentennamenti altrimenti come nel nuoto 'spanci'. Alla fine si finisce per conoscersi meglio e trovare forze che nemmeno pensavi di avere”.
A chi volesse tentare la strada della Big Apple Ezio consiglia di essere molto aperto, all’inizio di accettare un po’ tutto, avere mille occhi e orecchie, osservare tutto, assorbire quello che ti succede attorno, saperti adattare, essere umile, lasciare stare l’orgoglio oppure dire "ma io in Italia etc". “Zitto e pedalare!”. Nonostante le difficoltà bisogna tentare perché è peggio vivere con dei rimorsi. “Ho pensato a questo quando sono partito. Non importa se poi torni a casa, non è un fallimento. È un provarci veramente, seguire veramente quello che senti, se è New York, prova a giocartela a New York. Lascia quello che eri. Qui sei nudo a meno che non hai connessioni tali che ti permettano un atterraggio morbido. Se mi guardo com’ero nel 2007 non so come ho fatto. È veramente questione di seguire il proprio cuore e provarci con tutte le forze. E se si cadrà comunque, è sempre a testa alta. Devi ritagliarti il tuo spazio, proporzionato a quello che sei. Per Ezio tutti i sacrifici e le difficoltà che ha affrontato ne sono valse la pena perché ora è orgoglioso e felice del suo lavoro e della famiglia che si è creato. Ezio si ritiene una persona fortunata e crede che abbiamo il dovere di essere quotidianamente volenterosi. “Penso che finché avrò la salute per fare tutto quello che faccio mi riterrò la persona più fortunata del mondo, anzi mi ritengo da sempre la persona più fortunata del mondo”.