di Gina Di Meo
"Addestrarsi con i Carabinieri è come giocare con Michael Jordan". Sono le parole del generale David Petraeus, capo del Comando Centrale Americano, pronunciate tempo fa per lodare il lavoro svolto dai nostri militari in Iraq. «I Carabinieri – continua – sono messi su un piedistallo rispetto alle forze di polizia militare di altri Paesi. Quando le forze di polizia irachena si addestrano con loro, si sentono come se giocassero con Michael Jordan». Noi non scomodiamo il campione di basket americano, ma ci limitiamo a raccontare un aneddoto per corroborare le affermazioni del generale. Ci siamo trovati ad assistere ad una partita di calcio tra soldati americani e soldati iracheni, premesso che gli americani hanno vergognosamente perso qualcosa come 10 a 1, e che gli iracheni possono essere dei Maradona in erba per come giocano, tra il pubblico che assisteva alla partita, una cosa è balzata subito all’occhio, la divisa che portavano alcuni di loro. Praticamente identica a quella dei Carabinieri. Ci siamo avvicinati e un po’ gesticolando, un po’ cercando di spiegare in inglese, gli abbiamo detto che quella divisa era come quella degli italiani. È bastato pronunciare la parola Italia e subito siamo stati circondati la militari iracheni. A parte la puntualizzazione che la loro divisa è di colore nero e non blu scuro, hanno cercato in tutti i modi di farci capire quanto ancora avessero un ottimo ricordo dei nostri militari lì, di quando erano in missione a Nassirya. Ne sentono la mancanza.
A dispetto di quanti pensano che l’Italia abbia chiuso con l’Iraq, c’è ancora uno spaccato delle forze armate italiane. Non operano più a Nassirya ma si sono spostate nella capitale. Sono poco meno di un’ottantina di soldati, tra 50 carabinieri, che fanno addestramento e il resto tra esercito, aeronautica e marina che svolgono attività di mentoring e consulenza. Fanno parte della Nato Training Mission Iraq (NTM-I). «Siamo quì dal 2004 – ci spiega il generale Giuseppe Antonio Spinelli, vice comandante NTM-I, su specifica richiesta del governo ad interim iracheno e con lo scopo di provvedere all’addestramento delle loro forze. Non solo, visto che facciamo anche consulenza e assistenza, possiamo dire che siamo presenti nella struttura della sicurezza in tutte le sue varie componenti». La missione Nato ha preso il via da poco più di cinque anni, un lasso di tempo ragionevole per fare dei bilanci. «Le cose si stanno muovendo nella giusta direzione – commenta Spinelli – sono stati fatti passi da giganti nella sicurezza e gli iracheni stanno cercando di cambiare la loro mentalità, da regime dittatoriale ad uno di tipo più aperto, non a caso noi insegnano loro anche etica, diritti umani. Noi speriamo che il nostro contributo possa aiutarli a costruire un futuro migliore e la buona riuscita delle prossime elezioni sarà sicuramente un passo avanti. Per quanto riguarda lo specifico di noi italiani, posso dire che la nostra è tra le componenti più numerose (in totale pertecipano 14 nazioni, ndr) e anche se sono comandante di una struttura Nato… e dovrei parlare per tutti, a nostro favore gioca la nostra adattabilità e la nostra vicinanza alla popolazione».
Uno dei progetti di punta della NTM-I è l’addestramento delle forze di polizia federale (Iraqi Federal Police – IFP) e per far questo sono stati scelti i Carabinieri, per il loro essere una via di mezzo tra polizia ed esercito. Il corso di addestramento si svolge nell’arco di tempo di nove settimane ed in due anni i Carabinieri hanno addestrato circa 7mila ufficiali di polizia e nell’ultimo corso erano presenti anche una quarantina di poliziotti Zerevani, ossia di etnia curda.