Accanto Carmelo Bene in Salome’
Si chiude questa sera con “Umano non umano” (1969) di Mario Schifano la serie dedicata dall’Anthology Film Achives di New York a tre registi indipendenti che hanno segnato il nostro cinema: Carmelo Bene, Franco Brocani e, appunto, Mario Schifano.
Arrivata a New York grazie all’appoggio dell’Istituto Italiano di Cultura (diretto in questi mesi dalla brava e competente Simonetta Magnani, in attesa che arrivi il nuovo direttore) la serie curata da Andrea Monti e Alessandro De Francesco è stata intitolata “Banned Broken Sky” e ha reso omaggio ai tre registi proiettando , per la prima volta negli Usa, a partire da venerdì scorso “Necropolis” (1970) e “Schifanosaurus Rex” (3008) di Franco Brocani, a cui hanno seguito “Nostra Signora dei Turchi” (1968) e “Salomè” (1972) di Carmelo Bene e in chiusura il film di Schifano che, presentato al Festival del Cinema di Venezia nel 1969, fu ritenuto da molti critici uno dei migliori esempi di cinema sperimentale. Nel film compaiono insieme agli altri due registi anche lo scrittore Alberto Moravia, il poeta Sandro Penna e il cantante Mick Jagger.
Sul filone del documentario d’inchiesta “Umano non umano” non riflette solo sul cinema e sulla sua funzione, metarappresentando e metarappresentandosi – nel film vediamo alcune scene tratte da Godard senonchè il critico cinematografico Adriano Aprà offre una vera e propria lezione sul ruolo del cinema nella società – ma apre un discorso a tutto tondo che (f)rulla nella medesima pellicola i rapporti più intimi dei singoli, la Guerra del Vietnam e le manifestazioni proletarie.
Nonostante le sensibilità artistiche dei tre registi furono differenti le une dalle altre (Bene sarà conosciuto più come drammaturgo, attore e regista teatrale, Schifano era un famoso pittore) ad accumunarli aveva pensato Roma e i suoi anni Sessanta e Settanta, un periodo decisamente florido di ispirazione e cultura tanto che la loro collaborazione si interrompe solo con la morte di Schifano nel 1998 seguita da quella di Bene nel 2002. Sebbene ognuno di essi raggiunse una maturità stilistica dal timbro unico, si trovarono uniti nella scelta di realizzare film che si identificassero con la scena italiana, con il suo sottosuolo, restando fedeli al principio narrativo inseguendo lo scopo ultimo di contribuire a quella rivoluzione che stava attraversando il cinema di quegli anni e che andava oltre la semplice avanguardia, oltre fino al pubblico.
Questa serie ha voluto offrire l’opportunità di vedere una selezione dei lavori di Bene, Brocani e Schifano, molti di questi restaurati e raramente se non mai proiettati negli Stati Uniti. La serie è stata presentata giovedì all’Istituto Italiano di Cultura di New York dai suoi giovani ideatori, Andra Monti e Alessandro Miracco, cinefili lucchesi promotori del Lucca film festival che grazie alla loro tenacia e all’appoggio ricevuto dalla istituzione culturale di Park Avenue, hanno visto realizzato questo sogno di far vedere questi rarissimi e preziosi film d’avanguardia italiana a New York.
Come ha detto Alessandro De Francesco: “L’idea ci venne suggerita dallo stesso Brocani, oggi un anziano signore ancora attivo nel mondo del cinema, che a Lucca ci disse ‘ma perché non organizzare una serie dei film miei, di Bene e Schifano a New York’. Poi lui non è potuto venire, troppo faticoso per lui il viaggio, ma i loro film eccoli qui”.
“Già, forse in effetti questi film sono tutti molto strani” ha detto Andrea Monti, scorgendo la sorpresa negli sguardi del pubblico dell’Istituto che aveva appena finito di vedere dei frammenti di “Necropolis” e “Salomé”. “Eppure sono il meglio dell’avanguardia italiana di quegli anni e forse di sempre e quindi spero che portiate con voi i vostri parenti e amici a scoprirli all’Anthology Film Archives” ha aggiunto compiaciuto il giovane curatore.
Alla conferenza stampa di presentazione dell’Istituto di cultura ha partecipato anche Jed Rapfogel dell’Anthology Film Archives, che ha detto: “Per noi è stato facile, hanno fatto tutto loro. Quando con un email dall’Italia mi hanno fatto la proposta per presentare a New York questa serie, al solo nome di Carmelo Bene, pur non avendo visto i suoi film, sapevo che ne sarebbe valsa la pena e che sarebbe stato un evento unico e importante”.
Poi la testimonianza di Ivan Stoynov, che oggi lavora al Film Department delle Nazioni Unite ma che agli inizi degli anni settanta partecipò, come direttore della fotografia, a “Necropolis” di Franco Brocani. “Roma allora era piena di occasioni per fare cinema” ha ricordato Stoynov, “perché c’erano tutte quelle mega produzioni americane e quindi poteva capitare, anche a delle piccole produzioni indipendenti e d’avanguardia come la nostra, che ci partecipassero famosi attori che in quel momento si trovavano a Roma… Il cinema sperimentale di Bene, Brocani e Schifano è stato il cinema d’avanguardia puro e assoluto. A me è capitato di vedere soltanto ora il film in cui, tra mille difficoltà, curai la fotografia, perché lasciai l’Italia per gli Usa quando ancora era in fase di montaggio e non ebbi mai più occasione di rivederlo completo”.