Sono dieci e sono l’espressione della migliore eccellenza italiana a New York. Si conclude ‘Italy on Madison’, l’iniziativa lanciata dall’ICE, Istituto per il Commercio Estero, che per una settimana ha visto protagonista il Made in Italy su Madison Avenue e durante la quale è stato esaltato il mito della ‘Dolce Vita’.
Le dieci eccellenze italiane sono state premiate in chiusura di un panel ‘Challenges & Perspectives of the hospitality industry’ che ha analizzato lo stato di salute dell’industria della ristorazione italiana in Usa e in particolare a New York. Si tratta di Il Mulino Uptown, Serafina Always, Bar Italia, San Pietro, Poppi, Altesi, Eataly, Taralluci e Vino NoMad, La Pecora Bianca, Bocca. Premiati anche Gianfranco Sorrentino de Il Gattopardo e presidente Ristoratori Italiani, Matthew Bauer, presidente Madison Avenue BID.
Il panel, al quale hanno partecipato, oltre al Direttore dell’ICE Usa, Antonino Laspina, che ha introdotto i lavori, il giornalista e critico di cibo e vino John Mariani, Gianfranco Sorrentino Managing Partner di Il Gattopardo Group e presidente del Gruppo Italiano, Dino Borri, General Manager di Eataly Usa, Odette Fada, chef e docente al Culinary Institute of America, Andrea Berti, direttore del Business Development, Atalanta Corp, tra i principali importatori americani, ha messo in evidenza che l’autentico italiano si fa sempre più strada negli Stati Uniti, e soprattutto a New York, ma scalpita tra mancanza di manodopera specializzate e problemi di approvvigionamento di prodotti da export appunto italiano.
“Da una decina d’anni – ha spiegato Laspina – assistiamo allo sbarco sul mercato americano di imprenditori italiani consapevoli del fatto che su questo territorio ci sono delle grandi opportunità per l’autentico ristorante italiano. Non partono da presupposti di compromesso con quelle che sono le tradizioni della cucina ‘italian american’ perché il loro ristorante vuole fidelizzare il cliente che anche in patria ricercherebbe l’italiano”.
Laspina ha spiegato che questo fenomeno sta obbligando i tradizionali ristoranti ‘italian american’ – che per anni hanno praticato la cucina di granma (della nonna, ndr), modificata – ad avvicinare ai trend italiani la loro offerta. “Ciò – continua – potrebbe determinare una crescita negli acquisti di prodotti autentici da parte loro. Non a caso i dati statistici del 2021 hanno registrato crescite del 20, 30, 35% nel food. La crescita quindi non riguarda solo la distribuzione o la vendita digitale, ma appunto il mondo della ristorazione italiana”.
“Inoltre, – ha sottolineato Laspina – l’autentico italiano non può esistere senza il fattore ‘educational’ per spiegare che le qualità’ intrinseche del prodotto italiano non sono semplicemente legate ad un fatto nazionalistico, ma ad una dinamica nel mercato americano che è quella di mangiar meglio, più sano, che deve anche diventare sinonimo di più sano. Il consumatore deve comprendere che non si tratta solo di cibarsi italiano, ma di cibarsi all’italiana. Andare al ristorante oggi deve significare anche avere un’esperienza che è pari a quella culturale”.