La Corte Penale Internazionale (CPI) ha dichiarato ieri a maggioranza Al Hassan Ag Abdoul Aziz Ag Mohamed Ag Mahmoud colpevole di diverse accuse di crimini di guerra e contro l’umanità. Stéphane Dujarric, portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha definito la sentenza “un passo avanti negli sforzi per rendere giustizia”.
“Il pensiero del Segretario Generale – ha riaffermato Dujarric – va alle vittime di questi crimini contro l’umanità e di guerra a Timbuctù, in Mali, per i quali Al Hassan è stato dichiarato colpevole. L’impunità non sarà tollerata”.
Nella sentenza, il giudice presidente della CPI ha precisato che, “anche se Al Hassan ha lavorato per un gruppo che sosteneva di applicare la sharia islamica, questo processo non ha riguardato la sharia né la religione musulmana in generale”. Invece, il procedimento si è focalizzato sugli atti e comportamenti specifici del leader maliano.
La condanna riguarda atti commessi tra il 2 aprile 2012 e il 29 gennaio 2013 a Timbuctù, nel Nord del Mali, sotto il controllo dei gruppi armati Ansar Dine e Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI).
Secondo la CPI, Al Hassan, reclutato da alti funzionari dell’AQMI, è diventato un membro di alto rango della Polizia Islamica, assumendone un ruolo direttivo e organizzandone il lavoro. Essa ha svolto un ruolo cruciale nel sistema criminale instaurato dal gruppo terrorista. Il leader maliano ha anche partecipato ai lavori del Tribunale Islamico, redigendo e firmando rapporti ed eseguendo le sentenze emesse. Ha mantenuto la sua carica fino alla ritirata di Ansar Dine e AQMI da Timbuctù.
Il processo, iniziato il 14 e 15 luglio 2020, non ha ancora stabilito la pena definitiva, che sarà determinata in una successiva serie di udienze. Il jihadista maliano rischia l’ergastolo.