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June 26, 2024
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Il Consiglio di Sicurezza e il rapporto Onu sulla violenza ai bambini nei conflitti

Oltre all'intervento dell'ex Segretario Generale Ban Ki-moon, i quindici hanno ascoltato la terrificante testimonianza di un "ex bambino soldato"

Martina AlbergamobyMartina Albergamo
Time: 4 mins read

Oggi si è tenuto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite la discussione del rapporto vistato dal Segretario Generale dell’ONU, António Guterres, sui dati relativi alla violenza contro i bambini coinvolti nei conflitti armati. Durante il dibattito, Russia e Cina hanno denunciato la “politicizzazione del rapporto”.

Virginia Gamba, Rappresentante Speciale del Segretario Generale per i bambini e i conflitti armati, ha aperto la sessione presentando quei dati sconvolgenti che aveva già anticipato ai giornalisti qualche giorno fa: “Nei 25 paesi e in una situazione regionale coperti dal mio mandato, le Nazioni Unite hanno verificato 32.990 violazioni gravi contro 22.557 bambini nel 2023. Questo è il numero più alto di violazioni annuali in quasi dieci anni,” ha dichiarato l’alta funzionaria argentina dell’ONU, evidenziando un aumento del 21% rispetto al 2022. Il rapporto si concentra anche sui casi di violenza sessuale contro i bambini, che hanno subito un aumento del 25%, con 1.470 casi segnalati.

Ted Chaiban, Sottosegretario dell’UNICEF, ha preso la parola dopo Gamba, facendo riferimento a esempi precisi in Israele e Gaza, Sudan e Repubblica Democratica del Congo. Ha sottolineato come l’UNICEF sia riuscito ad aiutare circa 11.000 bambini utilizzati da forze e gruppi armati. Chaiban ha esortato i membri del Consiglio di Sicurezza ad intensificare i loro sforzi diplomatici per porre fine ai conflitti e prevenire ulteriori escalation.

Virginia Gamba, Special Representative of the Secretary-General for Children and Armed Conflict, briefs the Security Council meeting on children and armed conflict on the theme “How to advance our collective norms towards protecting children and ending all grave violations”. At her left, former UN Secretary General Ban Ki-moon. The Council heard a Report of the Secretary-General on children and armed conflict. (UN Photo/Loey Felipe)

Alla riunione è intervenuto anche l’ex Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-moon,  con un discorso allarmista per la drammatica situazione, ma anche molto personale. Ha sottolineato l’obbligo morale universale di proteggere i bambini dai danni e dallo sfruttamento nei conflitti armati, riportando un aumento del 21% delle violazioni gravi contro i bambini nel 2023 e un aumento del 35% delle uccisioni e mutilazioni. Concentrandosi sull’attuale conflitto israelo-palestinese, Ban Ki-moon ha affermato: “Le Nazioni Unite hanno verificato più di 8.000 violazioni gravi contro 4.247 bambini palestinesi e 113 bambini israeliani nel 2023, riflettendo la scala scioccante e il costo umano dell’attuale conflitto”. L’ex capo dell’ONU ha anche condiviso la sua esperienza traumatica vissuta durante la Guerra di Corea: “Da bambino durante la Guerra di Corea, ho vissuto il trauma e lo straziante sfollamento di fuggire da casa mia durante il conflitto, con morte e distruzione tutto intorno a me”. Ban ha concluso affermando: “Nessun bambino dovrebbe subire ciò che ho vissuto io e ciò che innumerevoli altri ragazzi e ragazze stanno ancora sperimentando oggi, da Gaza all’Ucraina, dal Sudan al Myanmar, dalla Repubblica Democratica del Congo allo Yemen, e tanti altri conflitti che non sono nei radar dei politici o dei media mondiali”.

Mercoledì il Consiglio di Sicurezza ha ascoltato anche la testimonianza forte e personale di un ex bambino soldato che ha raccontato le esperienze strazianti di essere stato rapito e costretto a unirsi a un gruppo armato nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). Parlando in forma anonima e attraverso un interprete, il sedicenne ha invitato gli ambasciatori a rafforzare la protezione e la sicurezza nelle zone di conflitto per garantire che i bambini come lui non debbano mai svolgere un ruolo attivo negli orrori della guerra.

Young boys released from armed groups in South Kivu province, Democratic Republic of the Congo, look out of a window. (Photo UNICEF/Jean-Claude Wenga )

“Quando sono nato, 16 anni fa, c’erano già conflitti armati nell’est della Repubblica Democratica del Congo”, ha esordito il bambino nel suo intervento ai Quindici, raccontando il peggioramento della situazione e come i bambini siano stati le vittime maggiori. “Sono stato costretto a unirmi a un gruppo armato mentre andavo a scuola”. La testimonianza del bambino ha evidenziato le brutali realtà affrontate da molti bambini nelle zone di conflitto. “Due mesi fa, durante gli attacchi armati contro due dei nostri villaggi vicini, i bambini sono stati presi di mira per essere rapiti e costretti a unirsi a gruppi armati, mentre altri sono stati rapiti per chiedere un riscatto alle loro famiglie. Ciò ha portato all’omicidio di molti bambini le cui famiglie non hanno i mezzi per pagare i riscatti richiesti”, ha detto il bambino, descrivendo come le scuole e gli ospedali vengono attaccati e usati come basi militari.

Il bambino ha condiviso le esperienze personali dopo essere stato rapito e costretto a far parte di un gruppo armato. “Abbiamo pianto e tremato, implorandoli di lasciarci tornare a casa dalle nostre famiglie, ma non ci hanno ascoltato. Fu allora che iniziarono a frustarci e a tenerci nella boscaglia. Eravamo pesantemente sorvegliati e avevano ordinato di uccidere chiunque tentasse di fuggire”.

La testimonianza includeva vivide descrizioni delle difficoltà sopportate, come essere state costrette a saccheggiare cibo e derubare veicoli, con ragazze prese come “mogli” dai soldati. “La vita non era rosea, perché la manioca secca era l’alimento principale e avevo anche paura degli animali selvatici nella boscaglia”. Dopo tre anni di accampamenti nella boscaglia, il bambino è riuscito a fuggire e alla fine è stato sostenuto dal programma di smobilitazione infantile del governo congolese. Tornato a scuola, il bambino sta lavorando con il parlamento dei bambini per sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti dei bambini. “Voglio esortare il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a lavorare insieme per fornire assistenza ai bambini colpiti dal conflitto”, ha sottolineato il ragazzo. “Questa assistenza aiuterà a proteggere i bambini, ad aiutarli ad avere accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria e a proteggere i bambini dalla violenza in ambienti in cui i loro diritti sono violati”.

A view of the Security Council meeting on children and armed conflict on the theme “How to advance our collective norms towards protecting children and ending all grave violations”. The Council heard a Report of the Secretary-General on children and armed conflict. (UN Photo/Evan Schneider)

Linda Thomas-Greenfield, Ambasciatrice degli Stati Uniti, ha evocato il conflitto in Ucraina e Sudan, e ha chiesto un cessate il fuoco a Gaza secondo la Risoluzione 2735. Ha riaffermato il sostegno economico degli Stati Uniti ai bambini nelle zone di conflitto: “Come maggiori donatori dell’UNICEF, gli Stati Uniti continuano a sostenere i bambini”.

La Russia e la Cina, dopo aver chiamato ad un cessate il fuoco tra Gaza e Israele, hanno denunciato una politicizzazione del rapporto delle Nazioni Unite. Il Rappresentante Permanente della Federazione Russa, Vassily Nebenzia, ha dichiarato: “Soltanto una politicizzazione può spiegare la presenza delle forze armate russe in questa lista”. Secondo Nebenzia, “i numeri che riguardano le violazioni attribuite alla Russia non sono verificati in maniera indipendente, ma dipendono dall’HCDH a Kiev, quindi dalle autorità ucraine”. Il diplomatico russo ha poi criticato le “consegne di armi occidentali” come “tra i fattori più gravi nell’emergenza e nello scoppio dei conflitti, e ciò che provoca un gran numero di vittime tra la popolazione civile, in particolare tra i bambini”, aggiungendo: “Tutti sanno che tutta una serie di armi fornite dall’Occidente non possono essere utilizzate senza l’aiuto necessario, soprattutto a fini di addestramento”.

La Cina ha denunciato una “trasformazione in armi” dei “problemi legati all’umanitario e ai bambini”: “Non dovrebbero essere politicizzati”

L’ambasciatore Nicolas de Rivière, rappresentante francese, ha ricordato che “l’invasione russa continua ad avere conseguenze terribili sui bambini” e che “la Russia è responsabile di uccisioni, mutilazioni, spostamenti forzati di bambini e di attacchi contro scuole ed ospedali”.

 

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Martina Albergamo

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