Il coordinatore speciale dell’Onu per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, parlando oggi via video al Consiglio di Sicurezza, ha espresso la sua “profonda preoccupazione per il rischio di escalation nella regione, in particolare tra Israele e Hezbollah lungo la Linea Blu” al confine con il Libano.
Durante un incontro dei Quindici al Palazzo di Vetro dell’ONU dedicato al Medio Oriente, Wennesland ha ribadito la preoccupazione dei segretario generale che un’ulteriore escalation militare non farà altro che portare più sofferenze, più devastazione alle comunità in Libano e Israele, e “conseguenze potenzialmente più catastrofiche per la regione”. Wennesland ha incoraggiato “tutte le parti a intraprendere immediatamente misure urgenti per una de-escalation”, e ha sottolineato che “le ostilità in corso a Gaza stanno ulteriormente alimentando l’instabilità regionale. È necessario il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi e un cessate il fuoco umanitario immediato: c’è un accordo sul tavolo e dovrebbe essere concluso”.

Wennesland ha espresso al Consiglio anche profonde preoccupazioni per le ostilità in corso a Gaza, che alimentano l’instabilità regionale. Ha chiamato ad un “ rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi e un immediato cessate il fuoco umanitario”. Inoltre, ha condannato gli attacchi di Hamas e l’espansione degli insediamenti israeliani, sottolineando la necessità di proteggere i civili e garantire l’accesso umanitario.
Durante il briefing giornaliero, Stéphane Dujarric, portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha detto che “le operazioni umanitarie sono state ripetutamente prese nel mirino a Gaza…” e che numerosi “lavoratori umanitari sono stati uccisi”, e “i rischi stanno diventando francamente intollerabili”.
Dal canto suo, l’ambasciatrice degli Stati Uniti all’ONU Linda Thomas-Greenfield, intervenendo al Consiglio di Sicurezza ha sottolineato la grave situazione nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, con particolare attenzione all’aumento della violenza e alle difficoltà umanitarie: “Consideriamo la sicurezza del personale delle Nazioni Unite e degli operatori umanitari sul campo una priorità assoluta e continuiamo a premere su Israele affinché crei condizioni migliori per facilitare la consegna degli aiuti all’interno di Gaza”.
Thomas-Greenfield ha ribadito che “siamo preoccupati per il significativo aumento della violenza mortale contro i civili palestinesi da parte dei coloni in Cisgiordania – e lo condanniamo nei termini più forti”.
Finalmente è sottolineata l’importanza del “raggiungere un cessate il fuoco immediato con il rilascio degli ostaggi”, senza “ignorare che Hamas si sta mettendo di traverso all’accordo che questo consiglio ha approvato” il 10 giugno 2024.

Durante la stessa riunione del Consiglio di Sicurezza, il rappresentante della Federazione Russa ha anche denunciato la “scala della violenza dei coloni israeliani radicali” e “la loro completa impunità”, aggiungendo “è sconcertante”. L’ambasciatore Vassily Nebenzia ha criticato la concreta applicazione della risoluzione 2735 votata il 10 giugno dal Consiglio di Sicurezza: “non sta funzionando”. Secondo il diplomatico russo, quest’ultima si è rivelata essere “un ‘gatto nel sacco’, che (…) si è rivelata essere nulla”. Nebenzia ha intimato l’abbandono dell’operazione israeliana a Rafah, un cessate il fuoco immediato e incondizionato, il rilascio degli ostaggi e quello dei detenuti palestinesi. Per concludere, la Federazione Russa ha accolto “con favore le decisioni di un certo numero di stati caraibici ed europei di riconoscere lo Stato di Palestina”, che per loro confermerebbe “la loro volontà di correggere l’ingiustizia storica”.
Intanto si diffonde da New York la notizia che l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) è stata denunciata da decine di israeliani che l’hanno accusata di favoreggiamento nell’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre. Nella causa depositata presso il tribunale federale di Manhattan si afferma che l’Agenzia Onu ha trascorso più di un decennio aiutando Hamas a costruire quella che chiamano «infrastruttura terroristica» necessaria per l’attacco. Per anni UNRWA ha inviato milioni di dollari ogni mese a Gaza per pagare i dipendenti e sostenere ospedali, scuole e altre infrastrutture. Il denaro è stato trasferito da New York, dove l’agenzia ha un ufficio, alla Cisgiordania. E parte di quei soldi sarebbero finiti a finanziare le operazioni militari di Hamas. I circa 100 querelanti israeliani chiedono danni non specificati per quello che sostengono sia stato “aiuto e complicità nel genocidio di Hamas”. La pista del denaro è al centro del caso contro sette attuali ed ex alti funzionari di UNRWA accusati di sapere che Hamas ha sottratto più di 1 miliardo di dollari dall’agenzia per pagare, tra le altre cose, attrezzature per lo scavo dei tunnel e armi che hanno aiutato a compiere l’attacco del 7 ottobre.