Un anno di negoziazioni per arrivare a un primo risultato: i talebani, che de facto governano l’Afganistan, parteciperanno alla terza edizione del vertice delle Nazioni Unite a Doha, in Qatar, dal 30 giugno al 1 luglio. Per l’occasione, alla riunione del Consiglio di Sicurezza al Palazzo di Vetro di New York, è intervenuta Roza Otunbayeva, rappresentante speciale del Segretario Generale e capa della Missione di Assistenza ONU in Afghanistan (UNAMA), che ha fatto il punto della situazione – drammatica – nel Paese.
Otunbayeva ha sottolineato l’estrema importanza di questa partecipazione, essendo la prima da quando gli Stati Uniti hanno lasciato l’Afganistan ad agosto 2021 e i talebani hanno preso il controllo del Paese. “È l’unico modo affinché il processo per includere tutta la popolazione possa cominciare”, riferendosi al fatto che le donne sono state completamente escluse dalla società afgana. “È un’opportunità chiave per il dialogo: solo il coinvolgimento attraverso una posizione internazionale comune, coordinata e basata su principi solidi, può fornire un forte incentivo ai talebani per adottare politiche che consentano la loro reintegrazione nella comunità internazionale”. Ma attenzione: “Coinvolgerli non significa legittimare né normalizzare quello che stanno facendo sul territorio”.
Allo stake out fuori dal Consiglio di Sicurezza, Otunbayeva ha dichiarato: “Quello di cui abbiamo bisogno è che i talebani lascino le ragazze andare a scuola. Sono l’unico Paese fra i 57 a maggioranza islamica a non permetterlo”. Le restrizioni continue, la mancanza di possibilità di dissenso interno e l’applicazione di punizioni rigide sollevano gravi preoccupazioni.
Non è tutto. “Il Ministero dell’Agricoltura chiede semi da piantare e coltivare e quello della Salute terapie per trattare i tossicodipendenti, dei quali il 30% è donna. Infine, sono più di 23,7 milioni le persone che necessitano di assistenza umanitaria”, ha aggiunto la Capa di UNAMA.
I rappresentanti dei talebani hanno acconsentito a inviare una delegazione a Doha solo accordandosi sulla lista di partecipanti. Alla prima edizione, a maggio 2023, non erano stati chiamati dal Segretario Generale Guterres. E la seconda volta, lo scorso febbraio, avevano rifiutato l’invito.