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October 24, 2023
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La rabbia senza la ragione: Israele all’assalto di Hamas e Guterres

All'Onu la pretesa del ministro israeliano Eli Cohen - “o con noi o contro di noi” - è nichilismo puro se in gioco c'è la vita di migliaia di civili palestinesi

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 5 mins read

Al Consiglio di Sicurezza dell’Onu è durissima Israele contro il segretario generale Antonio Guterres. L’ex premier portoghese da sette anni alla guida delle Nazioni Unite, ha appena pronunciato il suo discorso ai Quindici sul conflitto a Gaza, ma la missione israeliana sa già da un paio di ore il contenuto del discorso distribuito sotto embargo anche ai giornalisti.

La frase che fa imbestialire gli israeliani è quella in cui Guterres afferma: “È importante riconoscere che gli attacchi di Hamas non sono arrivati dal nulla. Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione”.

A reagire, appena inizia la riunione al Consiglio di Sicurezza, è l’ambasciatore israeliano Gilad Erdan, che in un tweet reputa Guterres “completamente disconnesso dalla realtà”.

The shocking speech by the @UN Secretary-General at the Security Council meeting, while rockets are being fired at all of Israel, proved conclusively, beyond any doubt, that the Secretary-General is completely disconnected from the reality in our region and that he views the…

— Ambassador Gilad Erdan גלעד ארדן (@giladerdan1) October 24, 2023

Poi Erdan ancora: “Un segretario generale dell’Onu che mostra comprensione per la campagna di sterminio di massa di bambini, donne e anziani non è adatto a guidare l’Onu. Lo invito a dimettersi immediatamente”.

The @UN Secretary-General, who shows understanding for the campaign of mass murder of children, women, and the elderly, is not fit to lead the UN.

I call on him to resign immediately.

There is no justification or point in talking to those who show compassion for the most…

— Ambassador Gilad Erdan גלעד ארדן (@giladerdan1) October 24, 2023

A rafforzare gli attacchi ci pensa l’intervento del ministro degli esteri Eli Cohen durante il discorso davanti ai Quindici, in cui attacca apertamente e ad alta voce Guterres, puntandolo con lo sguardo e dicendogli: “ma che in mondo vive Signor Segretario Generale dell’ONU?!… Questa è l’ora più buia delle Nazioni Unite”. 

כל האמת בפרצוף של מזכ״ל האו״ם pic.twitter.com/1HbjlrlCpB

— אלי כהן | Eli Cohen (@elicoh1) October 24, 2023

E infine  allo stake-out con i giornalisti, dove la missione israeliana porta una decina di parenti degli ostaggi israelo-americani ancora nelle mani di Hamas, il ministro degli Esteri Cohen conferma anche lui le parole del suo ambasciatore: Guterres non merita di essere più il Segretario Generale dell’ONU, giustifica i terroristi.

Questo avviene nonostante chiunque abbia ascoltato il discorso del Segretario Generale, ha sentito ben due volte, prima e dopo la frase incriminata, ribadire che tali sofferenze palestinesi “non possono giustificare in alcun modo gli spaventosi attacchi di Hamas”.

Guterres è chiarissimo quando afferma anche – un’altra frase che fa male agli israeliani – che quegli stessi attacchi “non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese”. E il Segretario Generale è altrettanto fermo al Consiglio di Sicurezza, quando condanna le “chiare violazioni del diritto umanitario internazionale” che stanno avvenendo a Gaza contro oltre due milioni di civili palestinesi e insistito con la richiesta di “un cessate il fuoco umanitario”, che Israele non vuole, almeno fino a quando tutti gli ostaggi non sono stati liberati da Hamas.

“Non c’è alcun senso – dirà ancora l’ambasciatore Erdan – nel parlare con coloro che mostrano compassione per le più terribili atrocità commesse contro i cittadini di Israele e il popolo ebraico. Semplicemente, non ci sono parole”. Seguito da Cohen che ai giornalisti conferma che “non incontrerà il segretario generale dell’Onu. Dopo il 7 ottobre non c’è spazio per un approccio equidistante. Hamas deve essere cancellato dal mondo”.

Fa riflettere una madre israelo-americana, che accanto a Cohen e Erdan, parla fuori dal consiglio di Sicurezza con un tono accusatorio anche nei confronti dei tanti giornalisti che l’ascoltano, deplorando coloro che non avrebbero dimostrato la stessa rabbia e dolore per gli israeliani uccisi e quelli caduti come ostaggi nelle mani di Hamas.

Se si può comprendere la “rabbia” istintiva israeliana nei confronti di chi non appoggi in questo momento “senza se e senza ma” le azioni d’Israele rivolte contro i terroristi di Hamas – quella rabbia di cui proprio il presidente degli USA Joe Biden aveva messo in guardia il governo Netanyahu, “per non commettere gli stessi errori fatti da noi dopo l’11 settembre” -, appare altrettanto assurdo “fucilare” Guterres, mentre sta svolgendo il suo compito d Segretario Generale dell’ONU: cioè sostenere sempre e comunque la protezione dei civili in qualunque conflitto. Semmai Guterres si sarebbe dovuto già dimettere se non avesse condannato i bombardamenti dell’aviazione israeliana nella Striscia di Gaza, che hanno finora ucciso più di 5000 civili palestinesi, anche se l’obiettivo erano le strutture militari di Hamas e i suoi leader. Guterres si dovrebbe dimettere, se non svolgesse adeguatamente il ruolo di portavoce delle Nazioni Unite e dell’intera comunità internazionale nel sostenere che il diritto all’autodifesa non si estende a quello di poter causare la morte di quasi ormai seimila civili palestinesi, di cui la metà sono minori, e che Israele così rischia di dover rispondere di crimini di guerra contro l’umanità.

Eppure la rabbia di Erdan e Cohen, davanti ai giornalisti non si placa, e a chi fa domande che “disturbano” ripetono che  “chi critica Israele è un nemico”, cioè “o con noi o contro di noi”. Quando viene chiesto al ministro Cohen se  invece di essere contro Israele, si può essere con Israele, con chi vuole la liberazione di tutti gli ostaggi, contro Hamas, ma allo stesso tempo essere contro l’uccisione di migliaia di civili palestinesi innocenti,

Il ministro degli Esteri d’Israele Eli Cohen, davanti allo stake out alle Nazioni Unite, con l’ambasciatore Gilad Erdan e alcuni familiari di ostaggi prigionieri di Hamas ( Foto VNY)

la  risposta del ministro degli Esteri Cohen, la trascriviamo qui di seguito (il video è sopra),: “Noi stiamo proteggendo la nostra gente dai razzi. Hamas usa la gente per proteggere i suoi razzi. Noi avvertiamo prima, per non far del male ai civili. Perché non è il nostro modo di fare, non sono i nostri valori. Ma quelli di Hamas sono i nuovi nazisti. Punto. Loro glorificano la loro cattiveria, la loro malvagità. Quindi in questo caso, c’è solo una parte con la quale   stare”.

Solo una parte  senza poter criticare quando questa rischia di continuare a commettere dei crimini? O non ci sono stati finora oltre cinquemila morti, di cui la metà bambini?

Cohen non ha risposto alla domanda o, peggio, con quel suo “c’è solo una parte conla quale stare ” offra una visione solo unilaterale. Siamo convinti invece che la maggioranza degli israeliani, cittadini di un paese democratico, e lo dicono i sondaggi, non darebbe una risposta così nichilista come quella del loro ministro degli Esteri. Perché si può, anzi si deve essere per Israele, per la sua vittoria contro Hamas, per la liberazione di tutti gli ostaggi, pretendendo però che non si uccidano anche  migliaia di civili palestinesi innocenti.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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