Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU è in questo momento riunito al Palazzo di Vetro a New York per quello che era già un appuntamento trimestrale sul conflitto in corso tra Israele e Palestina, ma che ora è diventato della massima urgenza, da quando Hamas, il 7 ottobre, ha attaccato Israele e dalla situazione umanitaria a Gaza soggetta all’assedio e al continuo bombardamento israeliano.
Questa è la quarta riunione dei Quindici da quando è iniziato l’escalation di violenza, e già due risoluzioni per imporre un cessate il fuoco, una presentata dalla Russia e una dal Brasile, non hanno trovato il consenso necessario del Consiglio o sono sbattute sul veto di una delle potenze permanenti.
Oggi è anche la Giornata delle Nazioni Unite, che segna il 78° anniversario dell’entrata in vigore della Carta dell’ONU. In una dichiarazione, il capo delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha affermato che “in questo momento critico, mi rivolgo a tutti affinché si tirino indietro dal baratro prima che la violenza mieti ancora più vite e si diffonda ulteriormente”.
Con il Segretario Generale dell’ONU Guterres, alla riunione del Consiglio stanno partecipando anche i ministri degli Esteri di diversi paesi, incluso quello di Israele Eli Cohen e il Segretario di Stato degli Stati Uniti Antony Blinken. Finora si sono iscritti per parlare 92 paesi diversi, inclusa l’Italia.
Guterres, in una un’introduzione alla crisi attuale, ha affermato che la situazione in Medio Oriente “sta diventando sempre più terribile di ora in ora”. “Le divisioni stanno frantumando le società e le tensioni minacciano di esplodere”. “È fondamentale avere chiarezza sui principi” ha aggiunto, a cominciare dalla tutela dei civili. Il segretario generale Guterres ha sottolineato la necessità di un cessate il fuoco umanitario immediato, “per alleviare sofferenze epiche, rendere la consegna degli aiuti più facile e sicura e facilitare il rilascio degli ostaggi”.
Guterres ha inoltre sottolineato che il mondo non può perdere di vista l’unico fondamento realistico per la pace e la stabilità in Medio Oriente: la soluzione dei due Stati: “Gli israeliani devono vedere concretizzato il loro legittimo bisogno di sicurezza e i palestinesi devono vedere realizzato il loro legittimo bisogno di uno Stato indipendente, in linea con le risoluzioni delle Nazioni Unite, il diritto internazionale e gli accordi precedenti”.
Una parte dell’intervento di Guterres ha fatto infuriare gli israeliani, quando il Segretario Generale, pur affermando che non vi sono scuse per la “spaventosa” violenza dei militanti di Hamas il 7 ottobre, ha anche messo in guardia contro la “punizione collettiva” dei palestinesi: “Sono profondamente preoccupato per le evidenti violazioni del diritto internazionale umanitario a cui stiamo assistendo a Gaza. Vorrei essere chiaro: nessuna parte in un conflitto armato è al di sopra del diritto internazionale umanitario”, ha detto Guterres senza nominare esplicitamente Israele. Guterres ha quindi affermato che i palestinesi sono stati “sottoposti a 56 anni di soffocante occupazione”, dichiarando al Consiglio di Sicurezza: “È importante riconoscere anche che gli attacchi di Hamas non sono avvenuti nel vuoto”.
A questo punto è stato durante gli interventi dei ministri degli Esteri che si sono sentiti i toni più forti.
Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha detto al Consiglio che tra le oltre 1.400 persone uccise da Hamas il 7 ottobre c’erano cittadini di oltre 30 Stati membri delle Nazioni Unite, compresi americani. “Ognuno di noi ha un interesse, ognuno di noi una responsabilità nello sconfiggere il terrorismo”, ha affermato Blinken, sottolineando la necessità vitale di proteggere i civili, aggiungendo che Israele ha il “diritto e l’obbligo” di difendersi e “il modo in cui lo fa è importante”. Blinken ha affermato che Hamas non rappresenta il popolo palestinese e che i civili palestinesi non sono responsabili della “carneficina” commessa dai terrorsti.
“I civili palestinesi devono essere protetti, ciò significa che Hamas deve smettere di usarli come scudi umani. È difficile pensare a un atto di maggiore cinismo”, ha detto il Segretario di Stato degli USA, osservando che Israele deve prendere tutte le precauzioni possibili per prevenire danni ai civili e che cibo, acqua, medicine e altri aiuti umanitari devono poter fluire a Gaza e alle persone che ne hanno bisogno. Blinken anche affermato che i civili devono essere in grado di sottrarsi al pericolo, sollecitando la considerazione di pause umanitarie per questi scopi.
Il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen, mostrando un collage delle persone rapite da Hamas, ha affermato che la situazione degli ostaggi è un “incubo vivente”. Ricordando l’attacco del 7 ottobre contro Israele, ha detto che quel giorno “passerà alla storia come un brutale massacro” e un “campanello d’allarme” contro l’estremismo e il terrorismo.
Ma Cohen ha anche avuto parole durissime contro il Segretario Generale Guterres per il suo precedente intervento: puntandogli il dito contro e alzando la voce, il ministro degli Esteri israeliano ha raccontato resoconti vividi di civili uccisi il 7 ottobre nell’attacco più mortale nella storia israeliana per poi dire: “Signor Segretario Generale, ma in che mondo vive?”. Cohen ha contestato anche chi parla di terre occupate, dicendo che Israele si è ritirato da Gaza nel 2005: “Abbiamo dato ai palestinesi Gaza fino all’ultimo millimetro. Non c’è controversia riguardo alla terra di Gaza”.
“Hamas sono i nuovi nazisti”, ha detto Cohen, chiedendo l’accesso immediato agli ostaggi e il loro rilascio incondizionato. Il Qatar potrebbe facilitare, ha aggiunto. “Voi, membri della comunità internazionale, dovreste chiedere al Qatar di fare proprio questo”, ha detto Cohen. “L’incontro dovrebbe concludersi con un messaggio chiaro: riportateli a casa”.
Met with Israeli Foreign Minister @elicoh1 to discuss ongoing support to Israel and its right to self-defense, the importance of taking every precaution to protect civilians, efforts to get humanitarian aid into Gaza, and the need for all countries to reject Hamas’ terrorism. pic.twitter.com/3Ppif5sU1U
— Secretary Antony Blinken (@SecBlinken) October 24, 2023
Israele ha il diritto e il dovere di difendersi, ha detto. “Non è solo la guerra di Israele. È la guerra del mondo libero”. La risposta proporzionale al massacro del 7 ottobre è “una questione di sopravvivenza”, ha affermato il ministro degli Esteri d’Israele, ringraziando le nazioni per aver sostenuto Israele. “Vinceremo perché questa guerra è per la vita; questa guerra deve essere anche la vostra guerra”, ha detto rivolgendosi ai Quindici. In questo momento, il mondo si trova di fronte a una “chiara scelta di chiarezza morale”. “Si può far parte del mondo civilizzato o essere circondati dal male e dalla barbarie”, ha detto Cohen. “Non esiste una via di mezzo”. Quindi se tutte le nazioni non sosterranno con decisione la missione di Israele di “eliminare i mostri dalla faccia della Terra”, Cohen ha affermato che questa sarà “l’ora più buia delle Nazioni Unite”, che “non avrà alcuna giustificazione morale per esistere”.
Gilad Erdan, ambasciatore israeliano all’ONU, ha poi invitato Guterres a dimettersi, scrivendo su X, che il capo delle Nazioni Unite ha “espresso comprensione per il terrorismo e l’omicidio”. Poco dopo, durante uno stake out con i giornalisti fuori dal Consiglio di Sicurezza tenuto con accanto alcuni dei parenti degli ostaggi israeliani prigionieri di Hamas, il ministro degli Esteri d’Israele Cohen ha ribadito l’appello del suo ambasciatore affinché Guterres si dimetta da Segretario Generale delle Nazioni Unite.
Prima di Cohen, aveva parlato Riyad al-Maliki, Ministro degli Affari Esteri dello Stato di Palestina, affermando che il Consiglio di Sicurezza e la comunità internazionale hanno il dovere e l’obbligo di salvare vite umane. “Il continuo fallimento di questo Consiglio [di Sicurezza] è imperdonabile”, ha sottolineato al-Maliki, affermando che solo “il diritto internazionale e la pace” meritano il sostegno incondizionato da parte dei paesi, aggiungendo che “più ingiustizie e più omicidi non renderanno Israele più sicuro”.
“Nessuna quantità di armi, nessuna alleanza, porterà sicurezza – solo la pace lo farà, la pace con la Palestina e il suo popolo”, ha affermato al-Maliki, affermando: “il destino del popolo palestinese non può continuare ad essere l’esproprio, lo sfollamento, la negazione dei diritti e la morte. La nostra libertà è la condizione per condividere pace e sicurezza”. Al-Maliki ha sottolineato che per evitare una catastrofe umanitaria ancora più grande e una ricaduta regionale, “deve essere chiaro che ciò può essere raggiunto solo ponendo fine immediata alla guerra israeliana lanciata contro il popolo palestinese nella Striscia di Gaza. Fermate lo spargimento di sangue”.
Vassily Nebenzya, ambasciatore russo alle Nazioni Unite, ha affermato che è un peccato che l’incontro abbia avuto luogo durante la Giornata delle Nazioni Unite, sullo sfondo di una violenza “senza precedenti” che ha causato vittime “catastrofiche” da entrambe le parti, con anche i russi tra le vittime. Il numero di morti e feriti “testimonia il fatto che la portata del disastro umanitario nella Striscia di Gaza ha superato ogni nostra peggiore immaginazione”, ha affermato. Gli “atti terribili” del 7 ottobre e i “tragici eventi” che seguirono furono il risultato di anni di “posizioni distruttive” che Washington aveva assunto, e il diplomatico russo ha accusato gli Stati Uniti di sabotare potenziali soluzioni al prolungato conflitto nella regione. “Noi insieme a molti altri ormai da diversi anni avvertiamo che la situazione è sull’orlo dell’esplosione e l’esplosione è avvenuta”, ha detto Nebenzya. “Questa crisi ha dimostrato ancora una volta che senza un’equa soluzione del conflitto israelo-palestinese in linea con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e dell’Assemblea Generale e sulla base delle decisioni internazionali approvate sulla soluzione dei due Stati, la stabilizzazione regionale sarà fuori portata”, ha aggiunto. , ribadendo la posizione della Russia secondo cui è necessario un processo negoziale sostenibile. “A seguito di ciò deve esserci la creazione di uno Stato palestinese sovrano, entro i confini del 1967, con Gerusalemme Est come capitale, che coesista in pace e sicurezza con Israele”.
L’ambasciatore cinese Zhang Jun, iniziando il suo intervento, ha affermato che “gli occhi del mondo intero sono puntati su questa Camera”, invitando il Consiglio a inviare un messaggio forte e unito. Ciò include un cessate il fuoco immediato, che il Consiglio deve esprimere in un linguaggio chiaro e inequivocabile. In caso contrario, la soluzione dei due Stati potrebbe essere messa a repentaglio. Gli Stati dovrebbero sostenere una coscienza morale e non doppi standard.
Passando alla situazione umanitaria a Gaza, Zhang ha affermato che sono necessari sforzi urgenti. Le forniture di aiuti attualmente autorizzate a entrare nell’enclave sono “una goccia nel mare”. Per la Cina l’assedio totale di Gaza deve essere revocato insieme alla punizione collettiva dei palestinesi. In questo senso, il diplomatico cinese ha invitato Israele a fermare i suoi attacchi e a consentire la consegna degli aiuti, aggiungendo che il diritto umanitario internazionale deve essere rispettato. Il Consiglio deve difendere lo Stato di diritto a tutti i livelli e opporsi a qualsiasi violazione, ha affermato Zhang. Come aveva detto Guterres, pure per la Cina la causa principale del conflitto risiede nell’occupazione prolungata del territorio palestinese e nella mancanza di rispetto dei loro diritti, ha affermato Zhang.
Già martedì Stati Uniti avevano pronta una risoluzione da presentare per il cessate il fuoco, ma anche se già in blu (cioè pronta per essere votata) hanno rinunciato a sottoporla oggi all’approvazione del Consiglio perché, secondo voci di corridoio durante la mattinata all’ONU, non solo la Russia ma anche gli Emirati non l’avrebbero votata per come è redatta adesso.
Incrociando al Palazzo di Vetro l’ambasciatore cinese Zhang Jun, gli abbiamo chiesto cosa ne pensasse della risoluzione degli USA e se la Cina l’avrebbe votata: “Se ne deve discutere ancora” ha detto Zhang, “il linguaggio riguardo al cessate il fuoco deve essere chiaro e inequivocabile”, ripetendo la frase detta poco prima al Consiglio. Quando subito dopo, abbiamo fatto la stessa domanda all’ambasciatore russo Vassily Nebenzia mentre a lunghi passi si allontanava dal Consiglio di Sicurezza, il diplomatico russo ci ha risposto: “Quella degli USA non va bene, ne presenteremo una noi”. Cioè un’altra risoluzione russa? “Sì, la stiamo facendo già circolare” ci ha risposto sorridendo, “ed è meglio di quella americana”.
Nelle stesse ore in cui il presidente francese Emmanuel Macron si trovava in visita in Israele, Catherine Colonna, Ministro francese per l’Europa e gli Affari Esteri, è intervenuta al Consiglio di Sicurezza affermando che è “giunto il momento” che i Quindici si assuma il dovere di condannare l’attacco di Hamas in Israele. “La Francia è fermamente al fianco di Israele, che ha il diritto di difendersi, nel rispetto del diritto umanitario internazionale. In effetti, tutte le vite dei civili devono essere protette”, ha sottolineato Colonna. Per la Francia, a Gaza è urgentemente necessario un accesso rapido e sicuro agli aiuti: “Ogni minuto conta”, ha detto Colonna, chiedendo pause umanitarie e una tregua che possa portare a una pace duratura, sottolineando la continua fornitura di aiuti da parte della Francia all’enclave. Allo stesso tempo il Consiglio deve mobilitarsi ed esercitare pienamente le proprie responsabilità, ha insistito la rappresentante della Francia: “È nostro dovere aprire la strada alla pace”, ha detto. “L’unica soluzione praticabile è quella dei due Stati. Dobbiamo fare tutto il possibile. Questo Consiglio deve agire e deve agire ora”.
Tom Tugendhat, ministro della Sicurezza del Regno Unito, ha espresso un sostegno risoluto al diritto di autodifesa di Israele. Allo stesso tempo ha riconosciuto che i palestinesi stanno soffrendo, sottolineando che il Regno Unito ha stanziato altri 37 milioni di dollari per sostenere i civili a Gaza: “Dobbiamo evitare che questo conflitto scateni conflitti oltre Gaza e travolga la regione più ampia in una guerra”, ha detto, facendo riferimento agli attacchi di Hezbollah al confine settentrionale di Israele e alle crescenti tensioni in Cisgiordania. “È nell’interesse dei civili israeliani e palestinesi e di tutti gli Stati della regione che questo conflitto non si estenda ulteriormente”.
Mauro Viera, Ministro degli Esteri del Brasile, presidente di turno del Consiglio di Sicurezza, ha sottolineato che secondo il Diritto Internazionale Umanitario, Israele, in quanto potenza occupante, “ha l’obbligo legale e morale” di proteggere la popolazione di Gaza. “I recenti eventi a Gaza sono particolarmente preoccupanti, compreso il cosiddetto ordine di evacuazione, che sta portando a un livello di miseria senza precedenti per le persone innocenti”. Il presidente del Consiglio di Sicurezza ha aggiunto che la quantità di aiuti che affluiscono a Gaza, attraverso il valico di Rafah, è “certamente insufficiente” per soddisfare i bisogni della popolazione civile nell’enclave, sottolineando che la mancanza di elettricità sta avendo un impatto negativo sugli operatori sanitari e sugli ospedali – con forniture di acqua sicura molto importanti. limitato. “I civili devono essere rispettati e protetti in ogni momento e ovunque”, ha sottolineato il Ministro brasiliano, ricordando che tutte le parti devono “rispettare rigorosamente” i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale.”Sottolineo a questo proposito il principio fondamentale di distinzione, proporzionalità, umanità, necessità e precauzione che deve guidare e informare tutte le azioni e operazioni militari”, ha affermato il ministro del governo Lula.
Annalena Baerbock, ministro degli Esteri della Germania, ha parlato riconoscendo il più grande crimine commesso dal regime nazista nel secolo scorso: “‘Mai più’ per me, come tedesca, significa che non avremo pace sapendo che i nipoti dei sopravvissuti all’Olocausto sono ora tenuti in ostaggio dai terroristi a Gaza”, ha affermato il ministro federale. Per la Germania, la sicurezza di Israele non è negoziabile. Come ogni altro Stato al mondo, Israele ha il diritto di difendersi dal terrorismo nel quadro del diritto internazionale. “Affrontare la difficile situazione dei palestinesi non contraddice in alcun modo questa posizione chiara e incrollabile. Ne è una parte fondamentale”, ha dichiarato Baerbock.
Anche l’Ambasciatore Maurizio Massari ha partecipato al dibattito sul Medio Oriente/Palestina in Consiglio di Sicurezza convocato dalla Presidenza brasiliana. Nel suo intervento, avvenuto martedì sera (qui il video al min. 11:30) l’Ambasciatore italiano ha valorizzato l’intensa attività diplomatica del governo italiano dall’inizio della crisi ed espresso forte condanna nei confronti dei brutali atti terroristici di Hamas. Ha altresì invocato l’immediato rilascio degli ostaggi e manifestato la piena solidarietà a Israele, sottolineando il diritto di Israele alla propria difesa nel rispetto del diritto internazionale, dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. Al tempo stesso, l’Ambasciatore Massari ha sottolineato che Hamas non rappresenta il popolo palestinese – che sta soffrendo immensamente a Gaza in questi giorni. Ha quindi evidenziato la necessità di accesso umanitario sicuro nella Striscia di Gaza per la consegna di cibo, acqua, elettricità, carburante, medicinali, e ogni altro bene di prima necessità. “Evitare spillover nella regione”, ha proseguito Massari, “resta la preoccupazione principale e l’Italia continua a dialogare con i principali partner a questo scopo”.
Nel richiamare la partecipazione della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Vertice del Cairo lo scorso sabato, Massari ha ricordato gli incontri della Presidente con il Primo Ministro Netanyahu, con il Presidente Abbas e con il Re di Giordania, così come gli assidui contatti del Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani con i player regionali e le missioni in Israele, Giordania, Egitto e Tunisia. Massari ha concluso il suo intervento richiamando l’urgenza di una soluzione politica che possa condurre a una soluzione a due Stati.
Facendo eco al fatto che la situazione attuale rischia di espandersi a una regione più ampia, il coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, al Consiglio di Sicurezza ha affermato che lui e il Segretario generale delle Nazioni Unite hanno colto “ogni opportunità” per affrontare la situazione sul campo e per prevenire ulteriore morte e miseria tra i civili: “È fondamentale che noi, come comunità internazionale unita, impieghiamo tutti i nostri sforzi collettivi per porre fine allo spargimento di sangue e prevenire l’ulteriore espansione delle ostilità, anche nella regione”, ha affermato l’inviato speciale di Guterres.
“La posta in gioco è astronomicamente alta e faccio appello a tutti gli attori rilevanti affinché agiscano in modo responsabile”. Qualsiasi errore di calcolo potrebbe avere “conseguenze incommensurabili”, ha avvertito Wennesland, aggiungendo che questi eventi devastanti non sono separati dal contesto più ampio dei Territori Palestinesi Occupati, di Israele e della regione. Da una generazione la speranza è andata perduta, ha sottolineato: “Solo una soluzione politica ci farà andare avanti”, ha affermato. “I passi che intraprendiamo per affrontare questa crisi devono essere attuati in modo da promuovere una pace negoziata che soddisfi le legittime aspirazioni nazionali di palestinesi e israeliani – la visione di lunga data di due Stati, in linea con le risoluzioni delle Nazioni Unite, il diritto internazionale e accordi precedenti.”
Nel riferire al Consiglio, Lynn Hastings, coordinatrice umanitaria delle Nazioni Unite nei territori palestinesi occupati, ha affermato che l’accordo sulla ripresa delle consegne di aiuti attraverso il valico di Rafah, in Egitto, e il rilascio di un piccolo numero di ostaggi negli ultimi giorni “dimostra che attraverso Diplomazia e negoziazione, l’umanità può prevalere e possiamo trovare soluzioni umanitarie, anche nel profondo del conflitto”. Il mondo si aspetta che gli Stati membri attorno a questo Consiglio facciano la loro parte – ha insistito Hastings, esortando tutti i paesi influenti a esercitarlo e a garantire il rispetto del diritto internazionale umanitario. Hastings ha affermato che i civili devono avere gli elementi essenziali per sopravvivere. Pertanto, è necessario facilitare il passaggio rapido e senza ostacoli degli aiuti umanitari e ripristinare i collegamenti idrici ed elettrici, ha aggiunto Hastings parlando al Consiglio via video.
L’inviata dell’ONU ha detto che altri 20 camion dovrebbero passare oggi al valico di Rafah “anche se al momento sono in ritardo”. Ha detto che le Nazioni Unite sono determinate “a fare la nostra parte per garantire che queste consegne continuino”. Po ha reso omaggio ai 35 colleghi dell’agenzia di soccorso delle Nazioni Unite per la Palestina (UNRWA) che sono stati tragicamente uccisi durante i bombardamenti israeliani. I partiti di tutte le parti “devono prestare costante attenzione, per risparmiare i civili”, ripristinando i collegamenti idrici ed elettrici, in conformità con le regole della guerra: “Se vogliamo prevenire qualsiasi ulteriore discesa in questa catastrofe umanitaria, il dialogo deve continuare – per garantire che le forniture essenziali possano arrivare a Gaza nella misura necessaria, per risparmiare i civili e le infrastrutture da cui dipendono, per liberare gli ostaggi ed evitare qualsiasi ulteriore escalation e ricaduta”, ha detto Hastings. “Il mondo si aspetta che gli Stati membri attorno a questo Consiglio facciano la loro parte per aprire la strada”.