Quando il Consiglio di Sicurezza è tornato nella grande sala dopo una consultazione a porte chiuse per votare la risoluzione presentata dalla Russia sulla guerra tra Israele e Gaza, che chiedeva un cessate il fuoco ma senza neanche menzionare l’attacco di Hamas, il responso è stato scontato: 5 sì (tra cui oltre la Russia, la Cina, Mozambico, Gabon e gli Emirati Arabi Uniti), 4 no pesantissimi (USA, UK, Francia, che equivalgono a tre veti, + Giappone) e 6 astensioni (Svizzera, Malta, Albania, Ecuador, Brasile, Ghana). La risoluzione è stata bocciata.
Per passare, ogni risoluzione oltre a non ricevere alcun “no” dai 5 permanenti (USA, UK, Russia, Cina e Francia) ha bisogno di almeno nove voti a favore.
Era già tardi, le sei del pomeriggio, e con i Quindici ambasciatori seduti intorno al tavolo sembrava tutto pronto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu per votare le risoluzioni, una presentata dalla Russia e una dal Brasile, sulla situazione a Israele e Gaza. Ma al momento che l’ambasciatore brasiliano Sérgio França Danese, che detiene la presidenza del Consiglio per il mese di ottobre, era sul punto di iniziare i lavori, ecco che l’ambasciatrice degli Emirati Arabi Lana Zaki Nusseibeh ha chiesto la parola per far sospendere la riunione e continuarla a porte chiuse. Nessuna obiezione, tutti gli ambasciatori si alzano e vanno via nella stanza adiacente. Fino a quando? Dopo quasi un’ora e mezza di discussioni a porte chiuse su cosa “emendare” tra le due risoluzioni per dar la possibilità, ad almeno una, di poter passare senza che uno dei cinque permanenti mettesse il veto, i Quindici sono tornati. La decisione? Votare oggi quella della Russia, domani quella del Brasile.
In quella russa si chiedeva un “cessate il fuoco umanitario e il rilascio degli ostaggi”. Mentre quella del Brasile chiedeva la “sospensione dei combattimenti, il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi civili, e condanna inequivocabilmente gli atroci attacchi terroristici di Hamas”.
La bozza russa si limitava a chiedere “un durevole cessate il fuoco umanitario, condanna tutte le violenze e ostilità contro i civili e tutti gli atti di terrorismo, chiede il rilascio sicuro di tutti gli ostaggi, e la distribuzione senza impedimenti degli aiuti umanitari”. Ma quella scritta dai diplomatici del Cremlino aveva un peccato gravissimo per gli USA, UK, Francia e Giappone: non menzionava in alcun modo Hamas. Il testo brasiliano, invece, chiede il “cessate il fuoco umanitario per consentire un accesso umanitario completo, rapido, sicuro e senza ostacoli alle agenzie umanitarie delle Nazioni Unite e ai loro partner, il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi civili in sicurezza e con un trattamento dignitoso nel rispetto del diritto internazionale”. Inoltre “condanna fermamente ogni violenza e ostilità contro i civili e ogni atto di terrorismo, respinge e condanna inequivocabilmente gli atroci attacchi terroristici di Hamas avvenuti in Israele a partire dal 7 ottobre 2023 e la detenzione di ostaggi civili, esorta tutte le parti a rispettare pienamente i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale”. Infine, “sollecita l’immediata revoca dell’ordine imposto ai civili e al personale Onu di evacuare tutte le aree nel nord della Striscia di Gaza”.
Prima del voto, l’ambasciatore della Russia Vassily Nebenzia, aveva detto che tutti i paesi arabi e i rappresentanti palestinesi erano a favore della risoluzione russa “umanitaria” e bastava approvarla per alleviare le sofferenze della popolazione di Gaza. Una volta bocciata, Nebenzia ha attaccato chi ha votato no con queste parole: “Vogliamo esprimere il nostro rammarico per le intenzioni egoistiche del blocco occidentale. Hanno voluto cancellare un forte messaggio collettivo per la descalation, per la più grave violenza scatenata negli ultimi anni”. Ha affermato che le delegazioni dei paesi occidentali “fondamentalmente hanno calpestato” le speranze globali che il Consiglio ponesse fine alla violenza. L’ambasciatore Nebenzia ha osservato che dal voto sono emersi i paesi favorevoli alla fine della violenza e alla fornitura di aiuti umanitari, e quelli che bloccano un messaggio unitario “per interessi puramente egoistici e politici”. “Siamo estremamente preoccupati per la catastrofe umanitaria senza precedenti a Gaza e per l’altissimo rischio di estensione del conflitto”, ha affermato l’ambasciatore russo che poi ha ripetuto gli stessi concetti fuori con i giornalisti.
La missione di Mosca all’Onu aveva detto prima della riunione che non poteva appoggiare la bozza brasiliana perché contiene valutazioni politiche con cui non sono d’accordo e che, secondo i russi, spaccherebbero il consenso del Consiglio: “Ovviamente differiamo nella valutazione politica su quali siano state le cause dell’attuale conflitto”.
Ma gli USA, così come Francia e UK, aveva fatto sapere che non avrebbero votato un testo che non menzionasse i crimini di Hamas contro Israele.
Linda Thomas-Greenfield, rappresentante permanente degli Stati Uniti, ha affermato che il suo paese non può sostenere il progetto di risoluzione russo poiché ignora il terrorismo di Hamas e disonora le vittime. “Non condannando Hamas, la Russia sta dando copertura a un gruppo terroristico che brutalizza civili innocenti. È scandaloso, ipocrita e indifendibile”, ha affermato. L’ambasciatrice Thomas-Greenfield ha condannato Hamas per aver ucciso civili, preso ostaggi, compresi cittadini americani, e massacrato famiglie, e ha condannato le azioni di Hamas per aver portato alla terribile crisi umanitaria che affligge la popolazione di Gaza. “Non possiamo permettere che questo Consiglio attribuisca ingiustamente la colpa a Israele e giustifichi Hamas per decenni di crudeltà”, ha affermato.
Riyad Mansour, ambasciatore dello Stato osservatore della Palestina presso le Nazioni Unite, ha esortato il Consiglio di sicurezza a ispirarsi ai principi del diritto internazionale “senza eccezioni”. “Non inviate il segnale che le vite dei palestinesi non contano. Non osate dire che Israele non è responsabile delle bombe che lancia sulle loro teste”, ha detto. Mansour ha osservato che ciò che sta accadendo a Gaza non è un’operazione militare, ma un attacco su vasta scala contro il suo popolo e un massacro contro civili innocenti. “Non c’è nessun posto sicuro a Gaza, le famiglie si abbracciano ogni notte, senza sapere se sarà l’ultima volta”, ha detto.
L’ambasciatore Gilad Erdan, rappresentante permanente di Israele presso le Nazioni Unite, ha affermato che il Consiglio di Sicurezza si trovava in uno dei momenti più cruciali della sua storia, “un momento di verità, che dirà all’umanità se la sua stessa esistenza è legittima”. Ha detto che ogni membro del Consiglio dovrebbe capire che Hamas è guidato da un’ideologia “non diversa da quella nazista”, chiarita nella loro carta che chiedeva di “cancellare” Israele. “Hamas non è un’organizzazione politica, è un’organizzazione terroristica”. L’ambasciatore Erdan ha chiesto al Consiglio di designare Hamas come organizzazione terroristica e di ritenerla pienamente ed unica responsabile della situazione a Gaza. Ha inoltre invitato il Consiglio a sostenere pienamente il diritto di Israele a difendersi e a chiedere immediatamente e incondizionatamente il rilascio di tutti gli ostaggi.
Si sperava che con qualche emendamento in più, almeno una delle due risoluzioni sarebbe potuta passare se qualcuno dei permanenti, pur non approvandola, si fosse astenuto. Quella russa è stata bocciata lunedì sera. Vedremo cosa accadrà con la risoluzione presentata dal Brasile.