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February 23, 2023
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La “risoluzione sulla pace” tra Ucraina e Russia approvata dall’Assemblea Generale

141 voti a favore, 7 contrari e 32 astenuti: i "sì" si confermano alla stessa cifra del marzo 2022. Per il ministro Tajani "si è stravinto"

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 8 mins read

Giovedì pomeriggio, a 24 ore esatte dall’anniversario che segna l’entrata dei carri armati russi in Ucraina, l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione “per la pace”,  con 141 voti a favore, sette contrari e 32 astenuti. La risoluzione chiede alla Russia di ritirarsi immediatamente e incondizionatamente dal territorio dell’Ucraina nel rispetto del diritto internazionale e la Carta dell’ONU.

Praticamente il numero di “sì” è tonato a 141, come era stato la prima volta a marzo con la prima risoluzione dell’UNGA. Ma è sceso rispetto al numero di 143 che aveva raggiunto ad ottobre su un altra risoluzione contro le annessioni della Russia delle regioni dell’est Ucraina volute da Putin.

The General Assembly adopts a resolution on “Principles of the Charter of the United Nations underlying a comprehensive, just and lasting peace in Ukraine” during the 18th plenary meeting of the resumed General Assembly Eleventh Emergency Special Session of the General Assembly on Ukraine. The resolution A/ES11/L7 was adopted with 141 votes in favour, 7 votes against and 32 abstentions. (UN Photo/Loey Felipe)

Anche questa volta Cina, Sudafrica, India e molti paesi dell’Africa (in maggioranza non hanno votato sì) dell’Asia e qualcuno anche dell’America Latina, hanno continuato ad astenersi, sottolineando così la loro disapprovazione per come gli Stati Uniti e i suoi alleati starebbero “alimentando” la guerra tra Russia e Ucraina, non favorendo – almeno secondo le dichiarazioni di voto di molti tra questi paesi che non hanno votato la risoluzione –  la strada della diplomazia. Da notare il Gabon, che fa parte del Consiglio di Sicurezza e che ha cambiato il suo voto rispetto al “sì” dell’ottobre 2022, astenendosi oggi. Lo stesso hanno fatto Angola e Bagladesh. Eritrea e Mali, che si erano astenuti, ora hanno votato “no”. Tra i paesi che si erano astenuti ad ottobre e che invece oggi hanno votato “sì” alla risoluzione, troviamo Honduras, Lesotho, Tailandia e South Sudan. Da notare la scelta dell’Iran: lo scorso ottobre non si era presentato in aula. Questa volta lo ha fatto e si è astenuto (lo stesso ha fatto El Salvador). La Repubblica domenicana, che in precedenza aveva votato “si”, invece questa volta non ha preso parte al voto. I paesi che anche oggi, come in precedenza, non si sono presentati in aula per votare sono stati: Tanzania, Libano, Guinea Bissau, Grenada, Eswatini, Guinea equatoriale, Cameroon, Azebarjan. Da sottolineare il sì del Brasile di Lula, mentre con Mosca a bocciare il testo assieme al Malì, si sono ancora Siria, Bielorussia, Eritrea, Nicaragua e Corea del Nord.

La risoluzione era stata oggetto di settimane di negoziati e aveva richiesto agli alleati dell’Ucraina di persuadere il presidente ucraino Zelensky a non insistere per richieste più ampie e specifiche e rischiare di vedere alcuni dei paesi che in precedenza avevano votato per la sovranità dell’Ucraina, cambiare voto.

Alla vigilia dall’anniversario dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia che ha scatenato una guerra che potrebbe anche distruggere l’intera umanità, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha quindi in sessione speciale di emergenza votato questa nuova risoluzione confermando in sostanza i voti dell’anno scorso. L’obiettivo dichiarato da chi ha presentato la “non-binding resolution” (cioè non legalmente vincolante come quelle del Consiglio di Sicurezza, ma di grande impatto morale) era quello di poter raggiungere la pace ma non a discapito del rispetto del diritto internazionale. Quindi una pace raggiunta col pieno riconoscimento e rispetto dell’indipendenza, della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti, come ha anche ribadito il vice premier e ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani nel suo discorso all’UNGA tenuto ieri.

Il vice premier e ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani pronuncia il discorso all’Assemblea Generale dell’ONU (Foto VNY)

Anche questa volta il passaggio della risoluzione sponsorizzata dagli Stati Uniti con altri 75 paesi tra cui l’Italia non era in discussione, ma quello che creava suspense a poche ore dal voto era quale sarebbe stato il numero di “sì”, “no” e “astenuti” tra 193 paesi membri che avrebbero esercitato il loro diritto di voto.

Il vice premier e ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, incontrando i giornalisti subito dopo il voto dell’Assemblea generale, ha detto che si tratta di una straordinaria vittoria. Quando gli abbiamo fatto notare che però i “sì” non erano cresciuti rispetto al marzo 2022, forse si trattava di un “pareggio”? Ha replicato con un tono un po’ stizzito: “Ma come si fa a parlare di pareggio, con una risoluzione passata a così larga maggioranza. E’ una grande vittoria e siamo soddisfatti. Hanno stravinto i paesi che vogliono la pace”.

L’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri, Josep Borrell, con il ministro degli Esteri Antonio Taviani e gli altri ministri europei incontrano i giornalisti alla fine del voto dell’Assemblea Generale dell’ONU (Foto VNY)

La bozza del testo della risoluzione  chiede un cessate il fuoco immediato, chiede che la Russia si ritiri immediatamente dall’Ucraina e sottolinea la necessità di responsabilità per crimini gravi e giustizia per tutte le vittime. Con la nuova risoluzione, c’erano anche due proposte di emendamento presentate dalla Bielorussia ma sono state respinte.

Questo voto arriva mentre in Svizzera ci sarebbero in corso le trattative di un misterioso piano di pace cinese con dei colloqui informali “nella massima discrezione”  per mettere fine alla guerra. Almeno da quello che è trapelato dalle dichiarazioni del ministro degli Esteri svizzero Ignazio Cassis, che ha avvertito che una soluzione imminente comunque è molto difficile, “a meno di un miracolo”.

L’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri, Josep Borrell, dopo la riunione del Consiglio di Sicuezza sui rapporti tra Onu e UE, ha tenuto una conferenza stampa in cui si è soffermato sulla situazione con l’Ucraina: “Non é la terza Guerra mondiale, ma é una guerra molto globalizzata. In questa guerra, tutti hanno almeno un’influenza, se non un ruolo” ha detto Borrell, puntando il dito contro la Corea del Nord e l’Iran che forniscono armi alla Russia, ma anche sottolineado come l’ Occidente sia totalmente impegnato a fianco dell’Ucraina, con “alcuni Paesi altalenanti che non prendono parte. Ma tutti sono toccati, perché i prezzi alti dell’energia e del cibo hanno generato l’alta inflazione. E l’alta inflazione ha spinto tutte le Banche centrali del mondo ad aumentare i tassi di interesse, tutte insieme, come mai prima. Questo ha creato un rallentamento economico e la ripresa dalla pandemia ha subito un taglio ovunque nel mondo” ha detto Borrell.  Quindi il responsabile della politica Estera dell’UE ha concluso: “Quindi, questa non é una guerra che non mi tocca perché non sono io il bombardato o perché vivo dall’altra parte del mondo. Questa guerra ha un impatto su tutta l’economia, ha un impatto globale. Questa é una guerra tossica per tutti i popoli al mondo. Dobbiamo reagire e chiedere l’immediata cessazione delle ostilità. Ma chi può porre fine alle ostilità? Chi le ha iniziate e le porta avanti”.

Il presidente dell’Assemblea Generale, l’ungherese Csaba Kőrösi, all’apertura dei lavori ieri aveva affermato che, per quasi un anno intero, l’organismo mondiale è stato coerente ed esplicito negli appelli a porre fine a questa guerra e a chiedere il rispetto della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale. “Lasciate che questo anniversario e l’angoscia di milioni davanti ai nostri occhi nell’ultimo anno servano a ricordare a tutti noi qui in questa sala che le soluzioni militari non porranno fine a questa guerra”, ha detto Kőrösi. “La Russia può porre fine alla sua aggressione e alla guerra che ha scatenato. La Russia deve porre fine a questo inferno di spargimento di sangue” ha detto il Presidente dell’UNGA77.

Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, nel suo discorso di mercoledì ha affermato che il traguardo di un anno rappresenta una “triste pietra miliare” e l’impatto della guerra si fa sentire ben oltre l’Ucraina. Guterres ha chiesto ai paesi membri sostegno al recente lancio da parte delle Nazioni Unite di un appello umanitario da 5,6 miliardi di dollari per il popolo ucraino: “Anche se oggi le prospettive possono sembrare fosche, sappiamo che una pace autentica e duratura deve basarsi sulla Carta delle Nazioni Unite e sul diritto internazionale”, ha affermato il Segretario Generale dell’ONU. “Più a lungo continuano i combattimenti, più difficile sarà questo lavoro. Non abbiamo un momento da perdere”.

Per Guterres i valori, i principi e gli scopi della Carta delle Nazioni Unite sono fondamentali e sostenere e preservare “la nostra costituzione per ‘noi popoli’ deve essere l’interesse comune di tutti gli Stati membri. Non c’è alternativa” ha detto Guterres.

Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba aveva ieri invitato i membri delle Nazioni Unite a sostenere la nuova bozza di risoluzione e la Carta delle Nazioni Unite verso un percorso verso la pace. “Nessuno dovrebbe lasciarsi ingannare dalle vuote richieste di negoziati della Russia”, ha detto il ministro ucraino, sostenendo che l’attuale situazione in prima linea dimostra che i russi vogliono la guerra, non la pace: “Non abbiamo altra scelta che continuare a lottare per la nostra sopravvivenza, come farebbe chiunque di voi”, ha detto, citando atrocità che equivalgono a genocidio, tra cui deportazione forzata, tortura, stupro e attacchi ai civili. (sotto nel video l’intervento di Kuleba con i giornalisti dopo il voto dell’Assemblea di giovedì).

Con il sostegno del mondo, aveva affermato Kuleba parlando all’Assemblea prima del voto, l’Ucraina può ripristinare la sua integrità territoriale e il rispetto della Carta delle Nazioni Unite, che scoraggerà la Russia e altri aggressori dal voler attaccare altre nazioni. Per l’Ucraina ciò richiede l’invio di un messaggio forte e chiaro che la Carta delle Nazioni Unite dovrebbe servire come base per il processo di risoluzione pacifica: ”Esattamente un anno fa ero qui a fare appello alle Nazioni Unite in questa Sala sulla necessità di prevenire la guerra”, ha detto il ministro ucraino. “Un anno dopo, contro ogni previsione, l’Ucraina si sta efficacemente difendendo da un nemico molto più forte e mi rivolgo a voi: questo è un momento decisivo per mostrare sostegno, unità e solidarietà. Questo è il momento di dimostrare che volete difendere la Carta delle Nazioni Unite”. Alla fine del suo intervento è scrosciato un forte applauso dell’Assemblea Generale, e a chi osservava dall’altro i delegati, è sembrato che almeno l’80% dei presenti applaudisse calorosamente l’intervento del ministro dell’Ucraina.

Vassily Nebenzia (at podium and on screens), Permanent Representative of Russian Federation, addresses the 15th plenary meeting of the resumed 11th Emergency Special Session of the General Assembly on Ukraine. (UN Photo/Loey Felipe)

L’ambasciatore russo Vassily Nebenzia (il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha disertato la riunione UNGA di alto livello) nel suo discorso aveva detto che la situazione ucraina è stata creata e alimentata dall’Occidente, che starebbe conducendo una guerra ibrida che ha anche innescato una crisi alimentare globale. L’ambasciatore russo ha sostenuto che Mosca ha iniziato la sua “operazione militare speciale” nel 2022 per fermare una guerra durata otto anni nel Donetsk e Luhansk, due regioni dell’Ucraina orientale, a seguito di un colpo di stato avvenuto a Kiev, perché chi rifiutava il nazismo o l’autoritarismo non aveva scelta che combattere. Dal 2014, ha affermato Nebenzia, il “regime” di Kiev ha continuato a bombardare  nelle regioni orientali e ora ha effettivamente vietato i negoziati di pace. “Non è l’Ucraina che sta combattendo la Russia, ma piuttosto è l’Occidente”, ha detto il diplomatico russo ribaltando l’interpretazione della larga maggioranza dell’Assemblea su chi avrebbe scatenato la guerra: “Tutto il decoro è messo da parte e l’obiettivo è infliggere una sconfitta strategica al mio paese. Gli Stati Uniti pensano che il pianeta sia il loro territorio”.

Nel frattempo, ha insistito il rappresentante del governo di Putin. l’Occidente “sta chiudendo gli occhi sulla ricrescita del nazismo in Ucraina”, con la russofobia in crescita. Nebenzia ha affermato che “Mosca è pronta per una soluzione” ma “la bozza di risoluzione presentata qui non aiuterà affatto questo. Incoraggerà piuttosto l’Occidente, che continuerà la sua linea militarista, usando l’Onu come copertura”.

epa10484384 Ukraine’s Foreign Minister Dmytro Kuleba (L) talks with Italy’s Minister for Foreign Affairs Antonio Tajani (R) after speaking during the 11th Emergency Session of the United Nations on the conflict in Ukraine at United Nations headquarters in New York, New York, USA, 22 February 2023. EPA/JUSTIN LANE

Poi più di 80 paesi si sono succeduti nei discorsi con le dichiarazioni di voto e tra i primi a parlare era stata l’Italia che con il ministro Tajani ha ribadito l’obiettivo del raggiungimento della “pace con giustizia”. 

Quando era stato il turno dell’ambasciatrice USA Linda Thomas-Greenfield (il Segretario di Stato americano Antony Blinken non era ancora al Palazzo di Vetro mercoledì e venerdì avrà un incontro con il ministro Tajani), la rappresentante degli USA ha detto che questa “risoluzione invita le nazioni del mondo a sostenere gli sforzi diplomatici per raggiungere una pace globale e duratura in Ucraina. Una pace coerente con la Carta delle Nazioni Unite. Coerente con i suoi principi fondamentali di sovranità, integrità territoriale e autodifesa”.

Dopo il voto, l’ambasciatrice USA si è presentata davanti ai giornalisti e ha dichiarato: “Il voto è stato netto. Centoquarantuno paesi hanno votato per elevare e sostenere la Carta delle Nazioni Unite. Solo sette paesi hanno votato contro. Centoquarantuno paesi hanno votato per una pace completa, giusta e duratura in Ucraina. Centoquarantuno paesi hanno affermato che una tale pace deve essere radicata nei principi più fondamentali della Carta delle Nazioni Unite di sovranità, integrità territoriale e diritto intrinseco all’autodifesa. Centoquarantuno paesi – 141 paesi – si sono nuovamente impegnati ad affrontare le minacce all’energia, alla finanza, all’ambiente, all’insicurezza alimentare, alla sicurezza nucleare che la guerra della Russia ha scatenato sul mondo”.

Quindi Thomas-Greenfield ha aggiunto: “Come affermato nella risoluzione dell’Ucraina, questi 141 paesi hanno ribadito una chiara richiesta alla Russia: ritirarsi e – mi dispiace: ritirarsi immediatamente, completamente e incondizionatamente dal territorio dell’Ucraina riconosciuto a livello internazionale, inviare le truppe a casa e porre fine a questa guerra”.

Poi l’ambasciatrice USA ha annunicato che il segretario di Stato Blinken tornerà al Consiglio di sicurezza venerdì “per delineare le responsabilità uniche del Consiglio nel sostenere la Carta delle Nazioni Unite mentre l’orribile guerra della Russia entra nel suo secondo anno, e riaffermerà l’impegno dell’America a sostenere l’Ucraina e difendere i principi più fondamentali della Carta delle Nazioni Unite”. Infine ha ricordato le parole pronunciate dal presidente Biden a Kiev: “Siamo uniti. Restiamo con l’Ucraina per tutto il tempo necessario”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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