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Direttiva Piantedosi, l’ONU all’Italia: fate sbarcare tutti i migranti soccorsi

L'UNHCR e l'IOM in una dichiarazione congiunta chiedono al governo che “quelli bloccati devono essere sbarcati rapidamente senza ulteriori indugi"

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
COP27, l’intervento di Giorgia Meloni: sul clima l’Italia ha “triplicato l’impegno”

La premier italiana Giorgia Meloni con il Segretario Generale dell'ONU Antonio Guterres in Egitto per la COP27 (Foto Palazzo Chigi)

Time: 4 mins read

Sul governo di Giorgia Meloni cade la prima imbarazzante grana sul diritto internazionale non rispettato. Il ministro dell’Interno si chiama sempre Matteo, ma di cognome fa Piantedosi e con la sua “direttiva” imita bene il ministro Salvini di quattro anni fa,  che anche allora mise nei guai il governo nel tenere lontane dai porti italiani le navi delle ong con a bordo i migranti soccorsi.

Sarebbe infatti “fuorilegge” il provvedimento del ministro degli Interni, per far sbarcare dalle navi ong con a bordo i migranti africani provenienti dalla Libia solo quelli in stato di “fragilità”. A dirlo c’è in prima fila l’ONU, con le sue agenzie per i rifugiati (UNHCR) e per i migranti (IOM) che hanno stamane rilasciato una dichiarazione congiunta in cui si esorta il governo italiano a far sbarcare tutti coloro che sono stati soccorsi in mare, seguendo appunto le leggi. Ma oltre l’ONU, anche i giuristi italiani tirano le orecchie al governo Meloni. Giovanni Maria Flick, ex presidente della Corte Costituzionale ed ex Guardasigilli del primo governo Prodi,  in una intervista a “La Repubblica” dice che il provvedimento “è contrario alla legge del mare, alle convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia, e alla nostra Costituzione”. Le leggi italiano, infatti, vietano di distinguere a bordo tra chi è fragile e chi no, “di discriminare in base al sesso, all’età, oppure a un’infermità in atto”.

Matteo Piantedosi con Matteo Salvini (Foto Ansa/Luigi Mistrulli)

L’ONU, dicevamo. L’IOM e l’UNHCR in un comunicato congiunto sollecitano “i governi europei a offrire rapidamente un luogo sicuro e consentire lo sbarco immediato di quasi 600 persone che rimangono su navi delle ONG dopo essere state soccorse in maltesi e libiche zone di ricerca e soccorso (SAR) nel Mediterraneo centrale”.

Le agenzie dell’ONU danno sì il segnale di accogliere “favorevolmente” gli sforzi dell’Italia per lo sbarco di circa 400 persone, i più vulnerabili, a bordo di Humanity 1 e Geo Barents, “tuttavia, è urgente una soluzione per tutti i sopravvissuti rimasti, su tutte e quattro le navi in ​​mare”.

Quindi per UNHCR e IOM “quelli bloccati devono essere sbarcati rapidamente senza ulteriori indugi. Chiediamo agli stati della regione di proteggere le vite di coloro che sono stati salvati ponendo fine all’attuale impasse e offrendo un luogo sicuro per lo sbarco”.

Almeno l’ONU sembra tirare le orecchie più all’Europa che all’Italia per non aver ancora trovato una soluzione al problema: “Lo sbarco sicuro dovrebbe essere seguito da una significativa condivisione delle responsabilità tra tutti gli stati interessati attraverso accordi regionali e di cooperazione in modo che tutti gli stati costieri possano assolvere le proprie responsabilità di ricerca, salvataggio e sbarco. Un approccio frammentario e ad hoc dall’alto mare che continua a lasciare soli gli stati costieri non può essere perseguito e non è sostenibile”.

Quello che però per l’ONU non è materia trattabile, è il rispetto dei diritti umani: “la priorità deve essere soprattutto salvare vite umane e rispettare la dignità umana. Coloro che arrivano dalla Libia hanno in molti casi subito gravi abusi e violazioni dei diritti umani. Le vulnerabilità di tutti i migranti e rifugiati che attraversano il Mediterraneo – compresi i minori accompagnati e non accompagnati, le vittime della tratta, i sopravvissuti alla tortura – dovrebbero quindi essere individuate per attivare meccanismi di protezione e accoglienza nazionali e internazionali”.

Insomma,  tocca di nuovo all’ONU mettere in guardia l’Italia e l’Europa che il soccorso in mare “è un imperativo umanitario, saldamente radicato nel diritto internazionale e nel diritto del mare”. L’obbligo di coordinare e rispondere ai segnali di pericolo incombe su tutti gli Stati interessati.

Un barcone di migranti –
ANSA / ETTORE FERRARI

Almeno 1.337 persone sono scomparse sulla rotta migratoria del Mediterraneo centrale quest’anno secondo il Missing Migrants Project dell’IOM. La maggior parte delle 88.000 persone arrivate via mare in Italia nel 2022 sono state soccorse dalla Guardia Costiera italiana e da altre navi di soccorso statali italiane o sono arrivate autonomamente. Il 15% è stato salvato da navi delle ONG.

La soluzione? I meccanismi di solidarietà regionale esistenti, scrivo nel comunicato le agenzie dell’ONU, possono favorire l’identificazione precoce e il ricollocamento delle persone bisognose di protezione internazionale, consentendo loro di chiedere asilo o di ricevere altre forme di protezione, nonché “il ritorno sicuro e dignitoso di coloro che non hanno diritto al soggiorno”. Nel 2022 circa 164 persone sono state ricollocate dall’Italia, nell’ambito del meccanismo di solidarietà volontaria, in Francia, Germania e Lussemburgo. Riconoscendo che “questi sforzi siano fondamentali, devono essere ampliati”.

Oggi al briefing al Palazzo di Vetro, abbiamo chiesto alla portavoce di turno, Stephanie Tremblay, se il Segretario Generale Antonio Guterres, che si trova in Egitto per la COP27 – dove ha avuto un incontro anche con la premier Giorgia Meloni –  abbia parlato del problema con il governo italiano. Ci è stato risposto che “il segretario generale, che conosce bene le problematiche in virtù anche del suo precedente incarico – è stato Alto Commissario dell’UNHCR, ndr – continua a seguire gli eventi e appoggia totalmente le ultime iniziative dell’UNHCR e dell’IOM”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e dirigo La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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