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September 21, 2022
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Joe Biden attacca la guerra “personale” di Putin e difende la Carta ONU

Il discorso del presidente Usa all'UNGA77 incentrato su Ucraina, clima, energia sostenibile, carestie, pandemia, rapporti con Iran e Cina e minacce nucleari

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 18 mins read

A poche ore dall’annuncio di Vladimir Putin che la Russia aumenterà il suo sforzo bellico in Ucraina e le rinnovate minacce nucleari del capo del Cremlino, il presidente USA Joe Biden si è rivolto agli altri leader del mondo che lo attendevano  all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, accusando la Russia, membro permanente del Consiglio di Sicurezza, di aver “spudoratamente violato i principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite”, dicendo che il “sangue del mondo dovrebbe gelarsi” per questa invasione.

“Diciamolo chiaramente: un membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha invaso il suo vicino, ha tentato di cancellare uno stato sovrano dalla mappa”, ha detto Biden. “La Russia ha spudoratamente violato i principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite”. Per poi aggiungere: “Nessuno ha minacciato la Russia e nessun altro oltre alla Russia ha cercato un conflitto… questa è la guerra di un solo uomo… Questa guerra riguarda l’estinzione del diritto dell’Ucraina di esistere come stato”, ha detto Biden ricordando anche le nuove “prove orribili” dei crimini di guerra commessi dai russi.

“Se le nazioni possono perseguire le loro ambizioni imperiali senza conseguenze”, ha detto Biden, l’ordine mondiale raggiunto dopo la Seconda Guerra mondiale si sgretola, saremmo “tutti solidali con l’aggressione della Russia”, ha affermato Biden. Il presidente americano ha esortato gli altri paesi “a continuare a opporsi alla nuda aggressione” di un membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Il discorso, oltre alla guerra fuorilegge russa in Ucraina e alla difesa della Carta Onu, si è concentrato anche sul cambiamento climatico, le energie sostenibili, le carestie e la insicurezza alimentare, la pandemia. Toccando anche i rapporti USA-Cina (“non cerchiamo il conflitto e non vogliamo una guerra fredda), al contenimento nucleare dell’Iran (“non lo permetteremo…) e alla difesa dei diritti umani, citando anche Truman.

Verso la fine del suo discorso all’UNGA77, il presidente USA ha esortato tutte le nazioni a impegnarsi nuovamente a rafforzare un “regime di non proliferazione nucleare attraverso la diplomazia”. Biden, ricordando che i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU – Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti – avevano appena riaffermato tale impegno a gennaio, ha aggiunto che ci sono novità inquietanti, come le ultime velate minacce del presidente russo Vladimir Putin di usare armi nucleari mentre la Russia continua la guerra in Ucraina. Biden ha criticato tali minacce come irresponsabili: “Non importa cos’altro sta succedendo nel mondo, gli Stati Uniti sono pronti a perseguire misure critiche di controllo degli armamenti”, ha affermato Biden. “Una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta”.

Importante anche il passaggio di Biden sulla riforma dell’ONU, in cui gli USA hanno rilanciato l’allargamento del Consiglio di Sicurezza. Nel suo intervento il presidente americano ha parlato di necessità di limitare l’uso dei veti e poi dicendosi a favore dell’aumento del numero dei Paesi membri permanenti e non.

Gli impatti aggravati della pandemia, l’aggravarsi della crisi climatica, l’aumento dei costi dell’energia e dei fertilizzanti e i conflitti prolungati, inclusa l’invasione russa dell’Ucraina, ha spiegato il capo della Casa Bianca, hanno interrotto le catene di approvvigionamento globali e aumentato drasticamente i prezzi alimentari globali. Una siccità pluriennale nel Corno d’Africa ha creato una terribile emergenza umanitaria, con parti della Somalia a rischio carestia per la seconda volta in poco più di un decennio. Per questo Biden nel suo discorso ha annunciato 2,9 miliardi di dollari di aiuti per salvare vite attraverso interventi di emergenza, investendo in assistenza a medio e lungo termine per la sicurezza alimentare al fine di proteggere le popolazioni più vulnerabili del mondo dalla crescente crisi della sicurezza alimentare globale.

Alla fine del discorso di Biden, – in sala ad ascoltare anche il Segretario di Stato Anthony Blinken e il premier italiano Mario Draghi – c’è stato un sostenuto applauso dell’Assemblea Generale. Nel pomeriggio grande attesa  all’UNGA per il discorso, via video, del presidente ucraino Vlodomir Zelensky.

Sotto, l’analisi di tutti i passaggi del discorso.

__________

 

Joseph R. Biden, Jr. (at podium), President of the United States of America, arrives in the General Assembly Hall to address the general debate of the General Assembly’s seventy-seventh session. (UN Photo/Loey Felipe)

Biden, nel suo discorso durato 29 minuti, ha iniziato introducendo molte crisi che attanagliano il mondo, ma rendendo subito chiaro a tutta l’Assemblea che la più urgente fosse quella dell’invasione russa in Ucraina: “Nell’ultimo anno il nostro mondo ha vissuto un grande sconvolgimento: una crisi crescente nell’insicurezza alimentare;  nel clima, con inondazioni e siccità; COVID-19; inflazione; e una guerra brutale e inutile, una guerra scelta da un solo uomo, per essere molto schietti. Parliamo chiaramente. Un membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha invaso il suo vicino, ha tentato di cancellare uno stato sovrano dalla mappa”.

E l’accusa che Biden rivolge a Putin, pronunciata dentro il Palazzo di Vetro, è gravissima: “La Russia ha spudoratamente violato i principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite, non più importanti del chiaro divieto ai paesi di prendere il territorio del loro vicino con la forza. Ancora una volta, proprio oggi, il presidente Putin ha lanciato minacce nucleari esplicite contro l’Europa e un disprezzo sconsiderato per le responsabilità del regime di non proliferazione. Ora la Russia sta chiamando più soldati per unirsi alla lotta. E il Cremlino sta organizzando un finto referendum per cercare di annettere parti dell’Ucraina, una violazione estremamente significativa della Carta delle Nazioni Unite”.

Poi Biden ha esortato i leader riuniti all’ONU di non credere alle giustificazioni russe: “Questo mondo dovrebbe vedere questi atti oltraggiosi per quello che sono. Putin afferma di aver dovuto agire perché la Russia era stata minacciata. Ma nessuno ha minacciato la Russia e nessun altro oltre alla Russia ha cercato un conflitto. In effetti, abbiamo avvertito che stava arrivando. E con molti di voi, abbiamo lavorato per cercare di evitarlo”.

Per quindi “svelare” i veri scopi di Vladimir Putin: “Le stesse parole di Putin rendono inconfondibile il suo vero scopo. Poco prima di invadere, Putin ha affermato – e cito – l’Ucraina è stata ‘creata dalla Russia’ e non ha mai avuto, cito, ‘una vera statualità’. E ora vediamo attacchi a scuole, stazioni ferroviarie, ospedali, a centri di storia e cultura ucraini. In passato, prove ancora più orribili delle atrocità e dei crimini di guerra della Russia: fosse comuni scoperte a Izyum; corpi, secondo coloro che hanno scavato quei corpi, mostrando segni di tortura. Questa guerra riguarda l’estinzione del diritto dell’Ucraina di esistere come stato, chiaro e semplice, e il diritto dell’Ucraina di esistere come popolo. Chiunque tu sia, ovunque tu viva, qualunque cosa tu credi, non dovrebbe… dovrebbe farti gelare il sangue”.

Poi Biden ha ricordato quanto l’Assemblea a cui si rivolgeva, aveva già pronunciato, a stragrande maggioranza, la sua condanna dell’invasione e gli aiuti che si estendono in favore dell’Ucraina:  “Ecco perché 141 nazioni nell’Assemblea Generale si sono riunite per condannare inequivocabilmente la guerra della Russia contro l’Ucraina. Gli Stati Uniti hanno organizzato massicci livelli di assistenza alla sicurezza e aiuti umanitari e sostegno economico diretto all’Ucraina: più di 25 miliardi di dollari fino ad oggi. Anche i nostri alleati e partner in tutto il mondo si sono intensificati. E oggi, più di 40 paesi qui rappresentati hanno contribuito con miliardi di denaro e attrezzature per aiutare l’Ucraina a difendersi”.

Quindi, l’appello affinché la Russia non rimanga impunita per le sue spudorate violazioni della Carta ONU: “Gli Stati Uniti stanno anche lavorando a stretto contatto con i nostri alleati e partner per imporre costi alla Russia, per scoraggiare gli attacchi contro il territorio della NATO, per ritenere la Russia responsabile delle atrocità e dei crimini di guerra. Perché se le nazioni possono perseguire le loro ambizioni imperiali senza conseguenze, allora mettiamo a rischio tutto ciò che rappresenta questa stessa istituzione. Tutto quanto”.

La guerra deve finire alle giuste condizioni, ma chi ancora si oppone è, secondo Biden, solo Mosca: “Ogni vittoria ottenuta sul campo di battaglia appartiene ai coraggiosi soldati ucraini. Ma lo scorso anno anche il mondo è stato messo alla prova e non abbiamo esitato. Abbiamo scelto la libertà. Abbiamo scelto la sovranità. Abbiamo scelto i principi ai quali ogni parte contraente della Carta delle Nazioni Unite sta osservando. Siamo stati con l’Ucraina. Come voi, gli Stati Uniti vogliono che questa guerra finisca alle condizioni giuste, alle condizioni che tutti abbiamo sottoscritto: che non puoi impadronirti del territorio di una nazione con la forza. L’unico paese che si frappone è la Russia”.

Biden ha ribadito quanto l’attacco all’Ucraina da parte della Russia, sia stato un attacco a tutta l’istituzione delle Nazioni Unite: “Quindi, noi – ognuno di noi in questo corpo che è determinato a sostenere i principi e le convinzioni che ci impegniamo a difendere come membri delle Nazioni Unite – dobbiamo essere chiari, fermi e incrollabili nella nostra determinazione. L’Ucraina ha gli stessi diritti che appartengono a ogni nazione sovrana. Saremo solidali con l’Ucraina. Saremo solidali contro l’aggressione della Russia. Punto”.

E” forse questa una guerra tra chi crede nella democrazia e chi no? Qui Biden fa un passaggio molto importante, rivolto a quei paesi, soprattutto la Cina, che pur non credendo nei valori democratici occidentali, hanno sottoscritto e si sono impegnati a difendere quelli della Carta ONU:  “Ora, non è un segreto che nella competizione tra democrazia e autocrazia, gli Stati Uniti – e io, come Presidente – sosteniamo una visione per il nostro mondo che si basa sui valori della democrazia. Gli Stati Uniti sono determinati a difendere e rafforzare la democrazia in patria e nel mondo. Perché credo che la democrazia rimanga il più grande strumento dell’umanità per affrontare le sfide del nostro tempo. Stiamo lavorando con il G7 e paesi che la pensano allo stesso modo per dimostrare che le democrazie possono offrire risultati per i loro cittadini, ma anche per il resto del mondo. Ma mentre ci incontriamo oggi, la Carta delle Nazioni Unite, la base stessa della Carta delle Nazioni Unite di un ordine stabile e giusto basato su regole, è attaccata da coloro che desiderano demolirla o distorcerla a proprio vantaggio politico. E la Carta delle Nazioni Unite non è stata firmata solo dalle democrazie del mondo, ma è stata negoziata tra cittadini di dozzine di nazioni con storie e ideologie molto diverse, uniti nel loro impegno a lavorare per la pace”.

Quindi, ecco che Biden chiama in aiuto il presidente Harry Truman, che firmò a San Francisco la Carta ONU, insieme a paesi molto diversi tra loro: “Come disse il presidente Truman nel 1945, la Carta delle Nazioni Unite – e cito – è la prova che le nazioni, come gli uomini, possono affermare le loro differenze, possono affrontarle e quindi possono trovare un terreno comune su cui stare.  Quel terreno comune era così semplice, così fondamentale che, oggi, 193 di voi – 193 Stati membri – ne hanno abbracciato volentieri i principi. E difendere quei principi per la Carta delle Nazioni Unite è compito di ogni stato membro responsabile”.

Joseph R. Biden, Jr. (at podium), President of the United States of America, arrives in the General Assembly Hall to address the general debate of the General Assembly’s seventy-seventh session. Seated at dais are (at left) Secretary-General António Guterres and Csaba Kőrösi, President of the seventy-seventh session of the United Nations General Assembly. (UN Photo/Mark Garten)

Difesa della UN Charter, quindi, contro il caos e per questo Biden ribadisce: “Respingo l’uso della violenza e della guerra per conquistare nazioni o espandere i confini attraverso lo spargimento di sangue. Per opporsi alla politica globale della paura e della coercizione; difendere i diritti sovrani delle nazioni più piccole come uguali a quelli delle nazioni più grandi; abbracciare principi di base come la libertà di navigazione, il rispetto del diritto internazionale e il controllo degli armamenti – non importa su cos’altro possiamo essere in disaccordo, questo è il terreno comune su cui dobbiamo stare”.

Ovviamente queste parole in difesa della Carta da parte del Presidente degli USA, portavano la zavorra di quei precedenti storici in cui gli stessi Stati Uniti non avevano rispettato la Carta Onu – interventi militari in Kosovo e soprattutto in Iraq -.  Quindi Biden, per poter dare credibilità al suo discorso, ha dovuto sottolineare il nuovo corso della politica Estera USA, appoggiando anche ad una riforma delle Nazioni Unite che le renda meno ostaggio delle grandi potenze: “Se sei ancora impegnato in una solida base per il bene di ogni nazione del mondo, gli Stati Uniti vogliono lavorare con te. Credo anche che sia giunto il momento che questa istituzione diventi più inclusiva in modo che possa rispondere meglio ai bisogni del mondo di oggi. I membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, compresi gli Stati Uniti, dovrebbero costantemente sostenere e difendere la Carta delle Nazioni Unite e astenersi dall’uso del veto, tranne in rare situazioni straordinarie, per garantire che il Consiglio rimanga credibile ed efficace. Questo è anche il motivo per cui gli Stati Uniti sostengono l’aumento del numero di rappresentanti sia permanenti che non permanenti del Consiglio. Ciò include seggi permanenti per le nazioni che supportiamo da tempo e seggi permanenti per i paesi in Africa, America Latina e Caraibi”.

E ancora, sul nuovo approccio degli USA agli affari del mondo che Biden dichiara alla UNGA: “Gli Stati Uniti sono impegnati in questo lavoro fondamentale. In ogni regione, abbiamo perseguito modi nuovi e costruttivi per lavorare con i partner per promuovere interessi condivisi, dall’elevazione del Quad nell’Indo-Pacifico; alla firma della Dichiarazione di Migrazione e Protezione di Los Angeles al Vertice delle Americhe; a partecipare a uno storico incontro di nove leader arabi per lavorare verso un Medio Oriente più pacifico e integrato; per ospitare il vertice dei leader USA-Africa a — questo dicembre. Come ho detto l’anno scorso, gli Stati Uniti stanno aprendo un’era di implacabile diplomazia per affrontare le sfide che contano di più per la vita delle persone – la vita di tutte le persone: affrontare la crisi climatica, come ha parlato il precedente oratore [sic] -; rafforzare la sicurezza sanitaria globale; nutrire il mondo — nutrire il mondo. Abbiamo dato questa priorità. E un anno dopo, manteniamo questa promessa”.

Joseph R. Biden, Jr., President of the United States of America, addresses the general debate of the General Assembly’s seventy-seventh session.

A questo punto, Biden introduce la crisi climatica e celebra i risultati raggiunti dalla sua amministrazione con il passaggio al Congresso di una legge fondamentale: “Dal giorno in cui sono entrato in carica, abbiamo guidato con un’agenda coraggiosa sul clima. Abbiamo aderito all’accordo di Parigi, convocato importanti vertici sul clima, contribuito a realizzare accordi critici sulla COP26. E abbiamo aiutato a portare due terzi del PIL mondiale sulla buona strada per limitare il riscaldamento a 1,5 gradi Celsius. E ora ho firmato una legge storica qui negli Stati Uniti che include il più grande e importante impegno per il clima che abbiamo mai preso nella storia del nostro paese: 369 miliardi di dollari per il cambiamento climatico. Ciò include decine di miliardi di nuovi investimenti nell’eolico e nel solare offshore, il raddoppio dei veicoli a emissioni zero, l’aumento dell’efficienza energetica e il sostegno alla produzione pulita”.

E’ qui che un orgoglioso Biden, sforna i dati sull’energia pulita che gli USA si apprestano a produrre: “Il nostro Dipartimento dell’Energia stima che questa nuova legge ridurrà le emissioni degli Stati Uniti di un giga-tonnellata all’anno entro il 2030, scatenando una nuova era di crescita economica basata sull’energia pulita. I nostri investimenti aiuteranno anche a ridurre i costi di sviluppo di tecnologie per l’energia pulita in tutto il mondo, non solo negli Stati Uniti. Questo è un punto di svolta globale, ma non abbiamo molto tempo”.

Biden dedica ancora una buona parte del suo tempo alla crisi climatica: “Sappiamo tutti che stiamo già vivendo una crisi climatica. Nessuno sembra dubitarne dopo quest’ultimo anno. Mentre ci incontriamo, gran parte del Pakistan è ancora sott’acqua; ha bisogno di aiuto. Nel frattempo, il Corno d’Africa deve affrontare una siccità senza precedenti. Le famiglie si trovano ad affrontare scelte impossibili, scegliere quale bambino nutrire e chiedersi se sopravviveranno. Questo è il costo umano del cambiamento climatico. E cresce, non diminuisce”.

Ed ecco che Biden ricorda i piani americani sugli aiuti internazionali per aiutare gli altri paesi ad affrontare la crisi climatica: “Quindi, come ho annunciato l’anno scorso, per soddisfare la nostra responsabilità globale, la mia amministrazione sta lavorando con il nostro Congresso per fornire più di 11 miliardi di dollari all’anno ai finanziamenti internazionali per il clima per aiutare i paesi a basso reddito a realizzare i loro obiettivi climatici e garantire una giusta transizione energetica. La parte fondamentale di questo sarà il nostro piano PREPARE, che aiuterà mezzo miliardo di persone, e in particolare i paesi vulnerabili, ad adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici e a costruire la resilienza. Questo bisogno è enorme. Quindi lascia che questo sia il momento in cui troviamo dentro di noi la volontà di invertire la marea della devastazione climatica  e sbloccare un’economia energetica resiliente, sostenibile e pulita per preservare il nostro pianeta”.

Quindi Biden passa ad un’altra crisi, quella sanitaria messa in risalto dalla pandemia, ma che non riguarda solo il covid: “Per quanto riguarda la salute globale, abbiamo consegnato oltre 620 milioni di dosi di vaccino COVID-19 in 116 paesi in tutto il mondo, con più disponibilità per aiutare a soddisfare le esigenze dei paesi, il tutto gratuitamente, senza vincoli. E stiamo lavorando a stretto contatto con il G20 e altri paesi. E gli Stati Uniti hanno contribuito a guidare il cambiamento per istituire un nuovo rivoluzionario Fondo per la prevenzione, la preparazione e la risposta alle pandemie presso la Banca mondiale. Allo stesso tempo, abbiamo continuato ad avanzare sulle durevoli sfide sanitarie globali. Più tardi oggi ospiterò la settima conferenza di rifornimento per il Fondo globale per la lotta all’AIDS, alla tubercolosi e alla malaria. Con il sostegno bipartisan nel nostro Congresso, mi sono impegnato a contribuire fino a 6 miliardi di dollari a tale sforzo. Quindi non vedo l’ora di accogliere uno storico round di impegni alla conferenza che sfocerà in una delle più grandi raccolte fondi sanitarie globali mai tenute in tutta la storia”.

Dalla sanità, ecco passare alla crisi dell’insicurezza alimentare e quella fame nel mondo che è tornata a salire. Anche qui Biden appare orgoglioso delle iniziative degli USA e torna ad accusare la Russia di Putin per aver aggravato la situazione: “Stiamo anche affrontando la crisi alimentare a testa alta. Con ben 193 milioni di persone in tutto il mondo che soffrono di insicurezza alimentare acuta – un balzo di 40 milioni in un anno – oggi annuncio altri 2,9 miliardi di dollari in sostegno degli Stati Uniti per l’assistenza umanitaria e la sicurezza alimentare salvavita solo per quest’anno. La Russia, nel frattempo, sta pompando bugie, cercando di attribuire la colpa della crisi – la crisi alimentare – alle sanzioni imposte da molti nel mondo per l’aggressione contro l’Ucraina. Quindi permettetemi di essere perfettamente chiaro su una cosa: le nostre sanzioni consentono esplicitamente alla Russia la capacità di esportare cibo e fertilizzanti. Nessuna limitazione. È la guerra della Russia che sta peggiorando l’insicurezza alimentare e solo la Russia può porvi fine”.

Anche qui, sulle conseguenze dell’aumento della fame nel mondo e gli interventi subito da realizzare, Biden dedica ampio spazio del suo discorso: “Sono grato per il lavoro svolto qui alle Nazioni Unite, inclusa la sua leadership, signor Segretario generale, per stabilire un meccanismo per esportare grano dai porti del Mar Nero in Ucraina che la Russia aveva bloccato per mesi, e dobbiamo assicurarci che venga esteso. Crediamo fortemente nella necessità di nutrire il mondo. Ecco perché gli Stati Uniti sono il più grande sostenitore mondiale del Programma alimentare mondiale, con oltre il 40% del loro budget. Stiamo guidando il supporto: stiamo guidando il supporto degli sforzi dell’UNICEF per nutrire i bambini di tutto il mondo. E per affrontare la sfida più grande dell’insicurezza alimentare, gli Stati Uniti hanno introdotto un Call to Action: una tabella di marcia che elimina l’insicurezza alimentare globale — per eliminare l’insicurezza alimentare globale che più di 100 stati membri delle nazioni hanno già sostenuto. A giugno, il G7 ha annunciato oltre 4,5 miliardi di dollari per rafforzare la sicurezza alimentare in tutto il mondo. Attraverso l’iniziativa Feed the Future di USAID, gli Stati Uniti stanno ampliando i modi innovativi per portare semi resistenti alla siccità e al calore nelle mani degli agricoltori che ne hanno bisogno, distribuendo al contempo fertilizzanti e migliorando l’efficienza dei fertilizzanti in modo che gli agricoltori possano crescere di più usando meno. E chiediamo a tutti i paesi di astenersi dal vietare le esportazioni di cibo o dall’accaparrarsi grano mentre così tante persone stanno soffrendo. Perché in ogni paese del mondo, non importa cos’altro ci divide, se i genitori non possono nutrire i propri figli, niente, nient’altro importa se i genitori non possono nutrire i propri figli”.

Biden poi affronta il problema delle regole comuni nello sviluppo di nuove tecnologie: “Mentre guardiamo al futuro, stiamo lavorando con i nostri partner per aggiornare e creare regole da seguire per le nuove sfide che affronteremo nel 21° secolo. Abbiamo lanciato il Consiglio per il commercio e la tecnologia con l’Unione europea per garantire che le tecnologie chiave siano sviluppate e governate in modo vantaggioso per tutti. Con i nostri paesi partner e attraverso le Nazioni Unite, stiamo sostenendo e rafforzando le norme di responsabilità: un comportamento responsabile dello stato nel cyberspazio e lavorando per ritenere responsabili coloro che utilizzano gli attacchi informatici per minacciare la pace e la sicurezza internazionale”.

Quindi Biden si sofferma sull'”ecosistema economico”, una tassa minima globale, l’approvvigionamento di energia, remissione del debito: “Con partner nelle Americhe, Africa, Europa e Medio Oriente e nell’Indo-Pacifico, stiamo lavorando per costruire un nuovo ecosistema economico mentre, dove ogni nazione ottiene una buona opportunità e la crescita economica è resiliente, sostenibile e condivisa. Ecco perché gli Stati Uniti hanno sostenuto una tassa minima globale. E lavoreremo per vederlo implementato in modo che le grandi aziende paghino la loro giusta quota ovunque, ovunque. È stata anche l’idea alla base dell’Indo-Pacific Economic Framework, che gli Stati Uniti hanno lanciato quest’anno con altre 13 economie indo-pacifiche. Stiamo lavorando con i nostri partner nell’ASEAN e nelle isole del Pacifico per supportare una visione per una regione indo-pacifica critica che sia libera e aperta, connessa e prospera, sicura e resiliente. Insieme a partner in tutto il mondo, stiamo lavorando per garantire catene di approvvigionamento resilienti che proteggano tutti dalla coercizione o dal dominio e garantiscano che nessun paese possa usare l’energia come arma. E mentre la guerra della Russia continua [sic] – irrita l’economia globale, stiamo anche invitando i principali creditori globali, compresi i paesi che non fanno parte del Club di Parigi, a negoziare in modo trasparente la remissione del debito per i paesi a basso reddito per prevenire crisi economiche e politiche più ampie intorno il mondo. Invece di progetti infrastrutturali che generano debiti enormi e ingenti senza mantenere i vantaggi promessi, soddisfiamo le enormi esigenze infrastrutturali in tutto il mondo con investimenti trasparenti – progetti di alto livello che tutelano i diritti dei lavoratori e dell’ambiente – in sintonia con le esigenze del comunità che servono, non al contributore”.

Joseph R. Biden, Jr., President of the United States of America, addresses the general debate of the General Assembly’s seventy-seventh session. (UN Photo-Cia Pak)

Quindi Biden, ricorda gli investimenti che con il G7, gli USA hanno lanciato per aiutare le infrastrutture mondiali, soprattutto riguardo al problema climatico: “Ecco perché gli Stati Uniti, insieme agli altri partner del G7, hanno lanciato una Partnership for Global Infrastructure and Investment. Intendiamo mobilitare collettivamente 600 miliardi di dollari in investimenti attraverso questa partnership entro il 2027. Decine di progetti sono già in corso: produzione di vaccini su scala industriale in Senegal, progetti solari trasformativi in ​​Angola, piccola centrale nucleare modulare unica nel suo genere in Romania. Si tratta di investimenti che produrranno rendimenti non solo per quei paesi, ma per tutti. Gli Stati Uniti lavoreranno con ogni nazione, compresi i nostri concorrenti, per risolvere problemi globali come il cambiamento climatico. La diplomazia climatica non è un favore per gli Stati Uniti o per qualsiasi altra nazione, e andarsene fa male al mondo intero”.

A questo punto, Joe Biden introduce un argomento molto atteso da chi ascoltava: lo stato delle tumultuose relazioni tra gli Stati Uniti e la Cina, i due paesi che all’ONU sono riferiti come P2: “Permettetemi di essere diretto sulla concorrenza tra Stati Uniti e Cina. Mentre gestiamo le mutevoli tendenze geopolitiche, gli Stati Uniti si comporteranno come un leader ragionevole. Non cerchiamo il conflitto. Non cerchiamo una Guerra Fredda. Non chiediamo a nessuna nazione di scegliere tra gli Stati Uniti o qualsiasi altro partner”.

Ma dove aver detto queste parole concilianti, ecco che Biden mette in risalto le differenze tra USA e Cina: “Ma gli Stati Uniti saranno imperturbabili nel promuovere la nostra visione di un mondo libero, aperto, sicuro e prospero e ciò che abbiamo da offrire alle comunità di nazioni: investimenti progettati non per favorire la dipendenza, ma per alleviare i fardelli e aiutare le nazioni a diventare economicamente indipendenti; partenariati non per creare obblighi politici, ma perché conosciamo il nostro successo: ciascuno dei nostri successi aumenta quando anche altre nazioni hanno successo. Quando le persone hanno la possibilità di vivere dignitosamente e sviluppare i propri talenti, tutti ne traggono vantaggio. Fondamentale per questo è essere all’altezza degli obiettivi più alti di questa istituzione: aumentare la pace e la sicurezza per tutti, ovunque. Gli Stati Uniti non vacilleranno nella nostra inesorabile determinazione a contrastare e contrastare le continue minacce terroristiche al nostro mondo. E guideremo con la nostra diplomazia a lottare per una risoluzione pacifica dei conflitti. Cerchiamo di mantenere la pace e la stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan. Rimaniamo impegnati nella nostra politica One China, che ha aiutato a prevenire i conflitti per quattro decenni. E continuiamo a opporci a cambiamenti unilaterali dello status quo da entrambe le parti”.

Poi, velocemente, il Presidente USA sfiora le altre crisi nello scacchiere mondiale: “Sosteniamo un processo di pace guidato dall’Unione africana per porre fine alla lotta in Etiopia e ripristinare la sicurezza per tutto il suo popolo. In Venezuela, dove anni di oppressione politica hanno allontanato più di 6 milioni di persone da quel paese, sollecitiamo un dialogo guidato dal Venezuela e un ritorno a elezioni libere ed eque. Continuiamo a stare con il nostro vicino ad Haiti mentre affronta la violenza delle bande alimentata dalla politica e un’enorme crisi umana. E chiediamo al mondo di fare lo stesso. Abbiamo altro da fare. Continueremo a sostenere la tregua mediata dalle Nazioni Unite in Yemen, che ha consegnato preziosi mesi di pace a persone che hanno sofferto anni di guerra”.

Quindi e ovviamente, un passaggio di Biden sul conflitto israelo-palestinese, la questione più duratura (dal 1947!) che si continua a discutere all’ONU: “E continueremo a sostenere una pace negoziale duratura tra lo stato ebraico e democratico di Israele e il popolo palestinese. Gli Stati Uniti si impegnano per la sicurezza di Israele, punto e basta. E una soluzione negoziata a due stati rimane, a nostro avviso, il modo migliore per garantire la sicurezza e la prosperità di Israele per il futuro e dare ai palestinesi lo stato a cui — a cui hanno diritto — entrambe le parti di rispettare pienamente gli eguali diritti dei loro cittadini ; entrambe le persone godono di uguale misura di libertà e dignità”.

A questo punto, Biden ha introdotto un altro dei temi più scottanti che si attendevano dal suo discorso all’ONU: la proliferazione nucleare e le difficili trattative con l’Iran: “Consentitemi inoltre di esortare ogni nazione a impegnarsi nuovamente a rafforzare il regime di non proliferazione nucleare attraverso la diplomazia. Non importa cos’altro sta succedendo nel mondo, gli Stati Uniti sono pronti a perseguire misure critiche di controllo degli armamenti. Una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta. I cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza hanno appena riaffermato tale impegno a gennaio. Ma oggi assistiamo a tendenze inquietanti”.

E da dove verrebbero queste tendenze? Biden punta il dito ancora contro Mosca e anche Pechino: “La Russia ha evitato gli ideali di non proliferazione- — abbracciati da ogni altra nazione alla decima conferenza di revisione del TNP. E ancora, oggi, come ho detto, stanno facendo minacce nucleari irresponsabili per usare armi nucleari. La Cina sta conducendo un accumulo nucleare senza precedenti, senza alcuna trasparenza. Nonostante i nostri sforzi per avviare una diplomazia seria e sostenuta, la Repubblica Democratica Popolare di Corea continua a violare palesemente le sanzioni delle Nazioni Unite. E mentre gli Stati Uniti sono pronti per un ritorno reciproco al Piano d’azione globale congiunto se l’Iran si attenuerà ai propri obblighi, gli Stati Uniti sono chiari: non permetteremo all’Iran di acquisire un’arma nucleare. Continuo a credere che la diplomazia sia il modo migliore per raggiungere questo risultato. Il regime di non proliferazione è uno dei maggiori successi di questa istituzione”.

E’ nell’ultima parte del suo discorso, che il presidente USA si sofferma sulla difesa dei diritti umani: “Non possiamo lasciare che il mondo ora scivoli all’indietro, né possiamo chiudere un occhio sull’erosione dei diritti umani. Forse singolare tra le realizzazioni di questo organismo si trova la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che è lo standard con cui i nostri antenati ci hanno sfidato a misurare noi stessi. Hanno chiarito nel 1948: i diritti umani sono la base per tutto ciò che cerchiamo di ottenere. Eppure oggi, nel 2022, le libertà fondamentali sono a rischio in ogni parte del nostro mondo, dalle violazioni — nello Xinjiang dettagliate nei recenti rapporti dell’Office of U.N. — U.S. — rapporti dettagliati dall’Alto Commissario degli Stati Uniti [ONU], a gli orribili abusi contro attivisti democratici e minoranze etniche da parte del regime militare in Birmania, alla crescente repressione di donne e ragazze da parte dei talebani in Afghanistan. E oggi siamo con i cittadini coraggiosi e le donne coraggiose dell’Iran che in questo momento stanno dimostrando per garantire i loro diritti fondamentali. Ma ecco quello che so: il futuro sarà vinto da quei paesi che libereranno tutto il potenziale delle loro popolazioni, dove donne e ragazze potranno esercitare uguali diritti, compresi i diritti riproduttivi di base, e contribuire pienamente alla costruzione di economie più forti e società più resilienti; dove le minoranze religiose ed etniche possono vivere la loro vita senza molestie e contribuire al tessuto delle loro comunità; dove gli individui della comunità LGBTQ+ vivono e amano liberamente senza essere presi di mira dalla violenza; dove i cittadini possono interrogare e criticare i loro leader senza timore di rappresaglie. Gli Stati Uniti promuoveranno sempre i diritti umani e i valori sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite nel nostro paese e in tutto il mondo”.

Joseph R. Biden (at right at podium), Jr., President of the United States of America, addresses the general debate of the General Assembly’s seventy-seventh session. (UN Photo / Cia Pak)

Alla fine del suo discorso durato quasi mezz’ora, il presidente Joe Biden ha concluso con una nota di speranza, anche se “intrepida”: la sua fiducia nelle Nazioni Unite, nel poter ritrovare nel suo glorioso passato la forza per continuare ad esercitare il suo ruolo nella difesa della pace e per il progresso dell’umanità:

“Concludo con questo: questa istituzione, guidata dalla Carta delle Nazioni Unite e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, è al centro un atto di intrepida speranza. Lasciatemelo dire ancora: è un atto di intrepida speranza. Pensa alla visione di quei primi delegati che hanno intrapreso un compito apparentemente impossibile mentre il mondo era ancora fumante. Pensa a come devono essersi sentite divise le persone del mondo con il nuovo dolore di milioni di morti, gli orrori genocidi dell’Olocausto smascherati. Avevano tutto il diritto di credere solo al peggio dell’umanità. Invece, hanno cercato ciò che c’era di meglio in tutti noi, e si sono sforzati di costruire qualcosa di meglio: una pace duratura; cortesia tra le nazioni; uguali diritti per ogni membro della famiglia umana; cooperazione per il progresso di tutta l’umanità. Miei colleghi leader, le sfide che dobbiamo affrontare oggi sono davvero grandi, ma la nostra capacità è maggiore. Il nostro impegno deve essere ancora maggiore. Quindi uniamoci per dichiarare ancora una volta l’inconfondibile determinazione che le nazioni del mondo sono ancora unite, che sosteniamo i valori della Carta delle Nazioni Unite, che crediamo ancora che lavorando insieme possiamo piegare l’arco della storia verso un più libero e più giusto mondo per tutti i nostri figli, anche se nessuno di noi l’ha raggiunto pienamente. Non siamo testimoni passivi della storia; noi siamo gli autori della storia. Possiamo farlo – dobbiamo farlo – per noi stessi e per il nostro futuro, per l’umanità. Grazie per la vostra tolleranza, per avermi ascoltato. Lo apprezzo molto. Dio vi benedica tutti”.

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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