Non una valanga di “sì“, ma 93 voti a favore sono stati sufficienti per sospendere la Russia dal Consiglio Onu per i Diritti Umani di Ginevra. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite si è riunita per la terza volta al Palazzo di Vetro di New York per discutere della guerra in Ucraina e ha deciso che non poteva passare sopra alle tragiche immagini di Bucha. Dopo le recenti accuse per crimini di guerra, doppia figuraccia per Vladimir Putin. Oltre a ricalcare le orme dell’ex leader della Libia, Muammar Gheddafi, è la prima volta nella storia che ad essere sospeso dall’organo che si occupa dei Diritti Umani è un membro del Consiglio di Sicurezza.
Gli Stati Uniti incassano un’altra vittoria con la loro risoluzione proposta insieme alla Gran Bretagna e di cui l’Italia è co-sponsor e co-redattore. “Un voto storico” per l’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield e che “di nuovo isola la Russia”. “Abbiamo assicurato che un persistente ed eclatante violatore dei diritti umani non potrà occupare una posizione di leadership” presso le Nazioni Unite ha detto dopo il voto la diplomatica USA. Il provvedimento che esprime “grave preoccupazione per la crisi umanitaria in Ucraina, in particolare per le notizie di violazioni e abusi del diritto internazionale umanitario da parte di Mosca“, ha ricevuto 58 astenuti e 24 “no”. Molti di più rispetto ai soliti 5 che ci eravamo abituati a vedere nelle due precedenti votazioni: unica consolazione del Cremlino che definisce “illegale” questo verdetto. Con Mosca si sono opposti Bielorussia, Nord Corea, Siria, ma anche Cuba, Cina, Iran, Paesi ex sovietici, dell’Africa e del Sud America (Kazakhstan, Kyrgyzstan, Tagikistan, Uzbekistan, Congo, Algeria, Eritrea, Etiopia, Mali, Burundi, Centrafrica, Gabon, Lao, Zimbabwe, Bolivia, Nicaragua).
Il dibattito è stato aperto dall’ambasciatore ucraino Sergiy Kyslytsya che ha ricordato il genocidio in Ruanda in cui l’Onu in un rapporto del ’93 avvertiva della sua imminenza, ma restando immobile lasciò che l’orrore si scatenasse l’anno seguente nel ‘94. “Non ripetiamo quell’evento” è stato il messaggio del diplomatico di Kiev. “Tutti in Assemblea Generale hanno la possibilità di prendere la decisione moralmente giusta. Se non lo fanno è colpa loro, e devono incolpare loro stessi” ha detto. “Avete l’opportunità di dimostrare che non siete spettatori indifferenti, votare no significa premere il grilletto, il rosso è il colore del sangue delle persone uccise“. Poi, rivolgendosi ai Paesi che intendono astenersi, Kyslytsya ha ricalcato le parole di Elie Wiesel, premio Nobel sopravvissuto all’Olocausto, che disse che chi sta a metà tra aggressore e aggredito fa solo del male alla vittima.
“E’ il solito colonialismo dell’Occidente“, secondo il rappresentante di Mosca intervenuto per secondo, che a sorpresa non era l’ambasciatore capo della Missione russa all’Onu Vassily Nebenzia. Insomma, ripetendo la stessa retorica: tutto un complotto degli Stati Uniti per influenzare le relazioni internazionali contro la Russia.
Seguito dai discorsi di Kazakistan, Venezuela, Nord Corea, Iran, Siria, Cuba, Bielorussia i Paesi che stanno con Putin, alcuni pur essendosi astenuti nelle precedenti risoluzioni, hanno annunciato un voto contrario cercando di influenzare gli altri membri e spiegando che questa risoluzione può mettere in pericolo le trattative per cercare un’intesa tra le parti in conflitto e punisce la Russia per la sua politica estera indipendente.
Dopo due astensioni, questa volta Pechino si è allineata a Mosca, sostenendo che “il dialogo e il negoziato sono l’unica via per uscire dalla crisi in Ucraina“. Soltanto ieri l’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield aveva ribadito che ogni astensione della Cina equivaleva ad una vittoria per le risoluzioni degli Stati Uniti. L’ambasciatore cinese Zhang Jun ha detto che il suo paese si oppone “fermamente alla politicizzazione delle questioni relative ai diritti umani” e ha aggiunto che “questa risoluzione non è stata redatta in modo aperto e trasparente“. Per il Dragone, questa mossa “aggrava le divisioni tra gli Stati membri, aggiunge benzina al fuoco, e non aiuta i colloqui di pace“.
Per molti astenuti intervenuti prima del voto, invece, non era il momento giusto per presentare questa risoluzione e prima di rimuovere la Russia dal Consiglio per i diritti umani, ci sarebbero volute più indagini e prove.
L’ambasciatore dell’Italia Maurizio Massari ha preso la parola prima degli Stati Uniti e ha ribadito che “la sospensione della Federazione russa è necessaria per sostenere l’integrità del Consiglio per i Diritti umani, per riaffermare l’autorità dell’Assemblea Generale, e per inviare un chiaro messaggio che gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani non possono essere tollerate in nessuna parte del mondo“. “L’Italia – ha proseguito l’ambasciatore, riafferma quindi – la condanna dell’aggressione russa e rinnoverà il suo appello per un’immediata cessazione delle ostilità in Ucraina“.