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March 8, 2022
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L’Onu stava per piegarsi al diktat di Putin sulla parola “war”, ma poi ci ripensa?

Una mail scatena l'ira dei giornalisti che chiedono spiegazioni. L’atteggiamento paludato delle Nazioni Unite mostra quanto la Russia sia ancora influente

Alessandra LoierobyAlessandra Loiero
Covid-19, proteste e tanti saluti alla libertà di stampa? I giornalisti non si piegheranno!

Una fotografia di Thomas Wolter

Time: 2 mins read

“Guerra”, “invasione”. Parole bandite in Russia per descrivere l’intervento in Ucraina. Pena, 15 anni di carcere. Ma all’Headquarter delle Nazioni Unite di New York non ci troviamo in territorio russo, eppure pare che l’Onu si stesse per piegare al diktat di Sua Maestà Vladimir Putin. Colta in tempo dalle pressioni dei giornalisti, però, sembra aver fatto un passo indietro in meno di 24 ore.

Eravamo stati proprio noi de La Voce di New York, ieri, a chiedere chiarimenti sia a Stéphane Dujarric, portavoce del Segretario Genarle, che a Paulina Kubiak, portavoce del presidente dell’Assemblea Generale (minuto 22.20). “Avete delle istruzioni su come definire questa situazione quando siete in dialogo con Mosca o nei comunicati ufficiali: operazione militare speciale o guerra…?”. Entrambi però avevano dato risposte elusive. “Le istruzioni sono quelle di lavorare sul conflitto assicurando la sicurezza delle operazioni umanitarie. Questo è l’obiettivo”, aveva risposto Dujarric, che aggirando abilmente la domanda ci aveva però implicitamente risposto, perché piuttosto che pronunciare le tre lettere pericolose aveva preferito utilizzare “conflict”.

Poche ore più tardi, l’Irish Times era venuto in possesso di una mail interna inviata al personale Onu, in cui si sconsigliava di usare le parole “guerra” o “invasione” nei confronti dell’Ucraina e incoraggiava i funzionari ad “essere imparziali”.

Un riflettore scomodo, quello puntato sulle Nazioni Unite, che ha scatenato l’ira dei giornalisti occidentali che durante il briefing dell’8 marzo hanno chiesto spiegazioni a Dujarric. In effetti, la vicenda non è stata proprio come quella raccontata dal giornale irlandese. “L’e-mail che è stata inviata a tutto lo staff, e che sarò felice di condividere dopo il briefing, ricordava che i post sui social media, dovrebbero essere in linea con la posizione dell’organizzazione e con ciò che dice il Segretario generale – ha spiegato Dujarric (minuto 13.45). – Il Segretario generale usa la parola ‘guerra’, Martin Griffiths ha usato la parola ‘guerra’… Capiamo l’angoscia che la situazione sta dando a tutti noi e sono sicuro a tutti quelli che la stanno guardando… Stiamo solo dicendo che quando si è dipendenti pubblici internazionali e si scrive sui social media si dovrebbe rientrare nel quadro di ciò che i leader senior dicono”.

Insomma, le Nazioni Unite non hanno lasciato la pistola fumante e hanno chiarito – si spera definitivamente – che in Ucraina in questo momento c’è la guerra, a prescindere da come “la legge” di Putin voglia chiamarla.

Imparzialità? Paura? Certo è che anche l’Onu sembra temere le “matte” reazioni del Cremlino e l’atteggiamento paludato dell’Organizzazione mostra come, nonostante le condanne e le votazioni dell’Assemblea Generale per isolare la Russia, Mosca eserciti in realtà ancora una grande influenza.

Email interna inviata al personale Onu

 

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Alessandra Loiero

Alessandra Loiero

Laureata all’Università Cattolica di Milano interfacoltà di Scienze Politiche e Sociali e Scienze Linguistiche e Letterature Straniere. Per la Voce di New York si occupa di Nazioni Unite e Politica Estera. Attualmente frequenta il corso di specializzazione in Geopolitica presso la Scuola di Limes. Alessandra earned an interdisciplinary degree from the Catholic University in Milan, in the faculties of Political and Social Sciences and Linguistic Sciences. Her work for La Voce di New York deals with the United Nations and Foreign Policy. She is currently attending a postgraduate course in Geopolitics at the Limes School.

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