La crisi creata dal COVID-19 ha messo ulteriormente a rischio i diritti umani delle donne, danneggiando il lavoro delle attiviste e allontanando la prospettiva di un loro ruolo centrale nella instaurazione della pace in giro per il mondo.
Lo ha decretato in maniera ufficiale il dibattito organizzato per il 18 ottobre dalla Norvegia, in quanto presidente temporanea del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con il titolo: “Proteggere la partecipazione: affrontare la violenza contro le donne nei processi di pace e sicurezza”.
L’Alto commissariato per i diritti umani dell’ONU ha studiato il coinvolgimento delle donne nei processi volti a terminare i conflitti, dal 1992 al 2019, arrivando alla conclusione che hanno rappresentato solo il 13% dei negoziatori, il 6% dei mediatori, ed il 6% dei firmatari.
È stato, inoltre, solo l’1% dei fondi stanziati per i paesi in situazioni di crisi ad essere distribuito tra le molte organizzazioni per i diritti delle donne che lavorano in condizioni di guerra e pericolo costante.
“La situazione era così già prima della pandemia, che ha dato il via ad un’ondata di conflitti intensificati, transizioni poco democratiche e crisi umanitarie disastrose. Queste hanno colpito molte società riducendo ulteriormente i diritti delle donne,” ha detto Michelle Bachelet, ex presidentessa del Cile e attuale alta commissaria per i diritti umani alle Nazioni Unite. “Ci penalizza tutti. La partecipazione sicura delle donne è necessaria per unire le società ed affrontare l’impatto completo dei conflitti.”
Oltre a Bachelet, anche l’ambasciatore cinese Zhang Jun ha partecipato attivamente alla conferenza.
“Come si dice spesso in Cina, le donne reggono metà del cielo,” ha dichiarato Jun. “Siamo pronti a collaborare con la comunità internazionale per promuovere l’empowerment e lo sviluppo femminile, supportare il ruolo delle donne nel sostenere il cielo della pace e della sicurezza internazionali, e costruire un futuro pacifico e meraviglioso insieme.”
L’Alto Commissariato per i Diritti Umani ha riportato dati tragici per quanto riguarda la vita delle donne durante il 2020, anno in cui un minimo di 35 donne, di più rispetto a 2018 e 2019, sono state uccise per via del loro ruolo da giornaliste, sindacaliste o attiviste.
In generale, Bachelet ha confermato che in tutte le regioni del globo le donne vengono aggredite, arrestate, minacciate e violentate regolarmente, nonostante alcuni stati siano particolarmente crudeli. Tra questi Afghanistan, Myanmar e l’intera zona del Sahel (Africa centrale) vedono una grande quantità di violenze contro chi desidera proteggere i diritti umani femminili.
Bachelet ha chiesto un reale interesse ed investimento per la condizione delle donne, dichiarando che “qualsiasi decisione di pace che non rifletta le voci, le realtà ed i diritti delle donne è insostenibile.”