C’era un’atmosfera cupa al Palazzo di Vetro durante il primo giorno della 76° Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Pandemia, razzismo, cambiamento climatico e polarizzazione tra nazioni e culture sono in cima all’agenda dei leader di Stati Uniti, Cina, Iran, Francia e Turchia che all’Onu hanno delineato i motivi per cui il mondo non funziona come dovrebbe.
Presentandosi come “il primo presidente USA in 20 anni senza guerre aperte”, Joe Biden ha detto di voler abbracciare la diplomazia e pur affermando di non cercare “un’altra Guerra Fredda“, ha difeso senza mai nominarla direttamente la sua “alta competizione” con la Cina.
Ottenendo un cambiamento dell’ultimo minuto nell’agenda del dibattito, Xi Jinping è intervenuto con un video pre-registrato ribattendo all’omologo americano. Il leader del Dragone ha rassicurato che Pechino “non farà invasioni e non cercherà egemonia… Le controversie devono essere gestite attraverso il dialogo e il rispetto reciproco“. Xi ha anche rinnovato la promessa di 2 miliardi di dosi di vaccini al mondo entro la fine dell’anno, definendo la Cina un paladino “dei Paesi in via di sviluppo, in particolare i più vulnerabili”. Il presidente cinese ha poi avvertito che “il mondo è entrato in un periodo di nuove turbolenze e trasformazioni“, confermando così le preoccupazioni del Segretario generale, Antonio Guterres, che nel suo intervento d’apertura ha riservato un passaggio proprio alle tensioni tra le due maggiori potenze.
Quanto alla tensione con la Francia, ma anche alla sorpresa dell’Europa con il patto trilaterale AUKUS, Biden ha teso una mano ai vecchi alleati: “l’Ue è un nostro partner fondamentale per affrontare le sfide su clima e sicurezza” e ha sottolineato che “gli Usa sono tornati al tavolo” dei lavori. Non ne è ancora convinto il presidente francese Emmanuel Macron, che ancora stizzito dallo sgarbo di Washington ha deciso di non parlare al Palazzo di Vetro né in persona né in video, delegando l’intervento al suo Ministro degli esteri Le Drian. A margine dei lavori al quartier generale delle Nazioni Unite, la vicenda dei sottomarini è ancora troppo calda. Il capo della Casa Bianca attende di parlare al telefono con il collega francese, ma Parigi non nasconde la sua ira.
Joe Biden ha poi annunciato che gli USA torneranno nell’accordo nucleare del 2015 se l’Iran farà lo stesso, ma il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha risposto in un video pre-registrato con dure parole: “l’egemonia Usa non ha più credibilità“. Quest’anno l’America “è stata attaccata sia dall’interno, con l’assalto del suo stesso popolo al Congresso, che dall’esterno, con l’espulsione delle forze americane in Afghanistan” e “da Capitol Hill a Kabul è stato mandato un messaggio chiaro al mondo”, che per Raisi dimostra come il sistema egemonico statunitense non è più negli anni d’oro. “Il progetto di imporre il sistema occidentale è fallito, al mondo non interessa dell’America First o dell’America is back“, ha aggiunto, citando entrambi gli slogan di Donald Trump e di Joe Biden. Il presidente iraniano si è poi detto favorevole ai negoziati per salvare l’accordo sul nucleare interrotti dalla sua elezione a giugno, se l’obiettivo finale è la revoca di tutte le sanzioni oppressive. “Non ci fidiamo delle promesse del governo americano“, che si è ritirato dall’accordo sotto la presidenza Trump e ora vuole tornarci sotto la guida di Biden.
Per non farsi mancare nulla, i talebani, intanto, hanno chiesto di intervenire alle Nazioni Unite a New York. La lettera è stata presentata al Segretario generale dell’Onu dal ministro degli Esteri talebano Amir Khan Muttaqi, ma come afferma il Ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio “prima servono i fatti…“.