Come si fa a raggiungere le ambizioni climatiche quando seduti al tavolo delle discussioni manca quasi mezzo mondo? Alla riunione a porte chiuse organizzata da Boris Johnson con l’UNSG Antonio Guterres al quartier generale dell’Onu in preparazione alla Cop26 di Glasgow, le sedie del gigante cinese e quello indiano erano vuote.
“Non sono disperato, ma tremendamente preoccupato” ha detto in un discorso perentorio e da ultima spiaggia, il Segretario generale António Guterres dopo l’evento che apre l’High-Level Week della 76ma Assemblea generale. “Siamo sull’orlo del baratro e non possiamo permetterci un passo nella direzione sbagliata”.
Un appello necessario per assicurarsi che la COP26 sia un successo. Ancora troppo deludenti i recenti rapporti Onu che mostrano come le principali economie siano ben lontane dai loro obiettivi. L’ennesimo campanello d’allarme è arrivato venerdì con l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, secondo cui le emissioni globali sarebbero aumentate del 16% nel 2030 rispetto al 2010 e il riscaldamento della temperatura media del globo crescerà di 2,7° entro fine secolo. Per gli scienziati, uno scenario disastroso e irreversibile.

Al Palazzo di Vetro di New York lunedì ancora semi deserto, erano presenti più di 30 capi di Stato (il premier italiano Mario Draghi ha partecipato via video). Il Primo Ministro britannico ha esortato i leader delle principali economie mondiali a onorare l’impegno di raccogliere $100 miliardi all’anno affinché anche i Paesi in via di sviluppo si convertano alle economie green. “Gli Stati Uniti sono di fondamentale importanza – ha detto Johnson, – poiché invieranno un segnale potente al mondo“. L’inviato della Casa Bianca per il clima John Kerry ha affermato che Washington fornirà più aiuti entro l’appuntamento di novembre in Scozia.
Per rimanere in linea con gli obiettivi di Parigi occorre ridurre del 45% le emissioni globali entro il 2030. L’Ue ha obiettivi più ambiziosi e mira al 55%. Gli Stati Uniti, secondi emettitori al mondo si accontentano di dimezzarle. La Cina, invece, intende continuare ad aumentare le emissioni fino al 2030 per poi iniziare a ridurle gradualmente fino a raggiungere la neutralità carbonica nel 2060.
“Non siamo senza speranza – ha continuato Guterres – ma abbiamo una strada per recuperare se scegliamo di prenderla”. Aveva un tono insolitamente spazientito il capo dell’Onu e durante il dibattito di domani diventa quindi più atteso il primo discorso al suo secondo mandato del Segretario Generale all’apertura della 76esima Assemblea Generale.
Questo pomeriggio alle 6.30 di New York, Antonio Guterres incontrerà in un albergo di Manhattan il presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Chissà se a quell’ora sarà più calmo di come si è mostrato ai giornalisti…