Dopo un’estate di devastazione dovuta a disastri naturali diffusi in tutto il mondo, il Segretario Generale dell’ONU António Guterres ha espresso la sua preoccupazione per quello che considera “un codice rosso per l’umanità”.
“Il peggio deve ancora venire e a pagarne il prezzo saranno i nostri figli e nipoti, più che noi stessi”. È l’allarme lanciato nell’introduzione del rapporto sul clima del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (Ipcc) delle Nazioni Unite.
Sebbene a livello globale si volesse limitare l’aumento delle temperature dovuto al cambiamento climatico a 1.5 gradi centigradi, secondo l’accordo di Parigi, questo limite si avvicina rapidamente. Le temperature, rispetto al periodo preindustriale, sono infatti già aumentate di 1.2 gradi.
La ricetta per riportare il termometro in equilibrio consiste nel dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030 e portarle a uno zero netto entro il 2050. Se non si inverte la rotta, evidenziano gli scienziati, nel 2030 potremmo arrivare a 3 gradi e nel 2100 fino a 4.
Il frutto del lavoro di 234 scienziati
Alla pubblicazione hanno lavorato 234 scienziati di 66 Paesi riuniti dal 26 luglio a porte chiuse e virtualmente per negoziare riga per riga, parola per parola, le previsioni degli esperti Onu sul clima che aggiornano le ultime stilate sette anni fa.
Il tutto, mentre si susseguono disastri naturali in tutto il mondo, dalle inondazioni in Germania e Cina ai maxi incendi in Europa e Nord America.
Il rapporto, ha reso chiare le conseguenze che l’attività umana degli ultimi 150 anni ha avuto sull’aumento delle temperature, che hanno raggiunto i livelli più alti degli ultimi 2000 anni. Conferma, inoltre, che le emissioni create dagli esseri umani dal 1850 ad oggi hanno causato almeno 1.1 gradi di riscaldamento.
“Credo sarà uno dei più importanti rapporti scientifici mai pubblicati”, ha dichiarato sui social la climatologa Corinne Le Quéré, non presente tra gli autori del documento, che arriva a tre mesi dalla conferenza sul clima COP26 delle Nazioni Unite a Glasgow (Scozia), ritenuta cruciale per il futuro dell’umanità.
Una delle questioni centrali sarà la capacità del mondo di limitare il riscaldamento globale a +1,5°C rispetto all’era preindustriale, obiettivo ideale dell’Accordo di Parigi.
Presidente COP26, agire ora o non avremo più tempo
Nonostante la crisi, i membri del vertice pensano che sia ancora possibile limitare il cambiamento climatico. Sembrerebbe, infatti, che diminuendo drasticamente le emissioni di CO2 e di altri gas serra, si potrebbero invertire gli effetti del surriscaldamento globale.
“Non possiamo permetterci di aspettare due, cinque o 10 anni: questo è il momento, o si agisce ora o non avremo più tempo”: parole dal sapore di ultimatum per il mondo, quelle del presidente designato della Conferenza mondiale dell’Onu (COP26) sul clima, Alok Sharma, pronunciate alla vigilia della pubblicazione di un rapporto delle Nazioni Unite che sarà per la comunità internazionale il più chiaro e deciso avvertimento sui pericoli e le conseguenze dell’accelerazione del cambiamento climatico.
“Senza ombra di dubbio, gli impatti del clima peggioreranno. Abbiamo chiaramente un imperativo morale ed economico a proteggere le vite e la sussistenza di chi è in prima linea nella crisi climatica,” ha detto Guterres. “Torno a chiedere ai donatori e alle banche multilaterali di sviluppo di riservare almeno il 50 percento dei fondi pubblici disponibili per il clima per proteggere le persone, soprattutto le donne e i gruppi più vulnerabili.”
Guterres ha anche reso chiara l’importanza dell’incontro di novembre nel risolvere la crisi climatica, poiché non c’è tempo per scusanti o ritardi. Il potere rimane nelle mani dei leader di governo locale e degli altri “stakeholders”.
Il capo del vertice in programma a novembre a Glasgow, in Scozia, ha avvertito che il rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) in uscita oggi, mostrerà che il mondo è sull’orlo di un potenziale disastro.