President: Giampaolo Pioli   |   Editor in Chief: Stefano Vaccara

  • Login
VNY La Voce di New York

The First Italian English Digital Daily Newspaper in the US

  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lingua Italiana
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lingua Italiana
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY La Voce di New York
No Result
View All Result
in
Primo Piano
August 8, 2021
in
Primo Piano
August 8, 2021
0

L’Italia delle meraviglie sportive ha trionfato a Tokyo perché innanzitutto era una squadra

Siamo stati campioni non solo per le medaglie ma nel saper godere del ‘meglio’ e lasciar perdere il ‘peggio’, uno degli insegnamenti migliori di questa Olimpiade

Stefano BiondibyStefano Biondi
Time: 4 mins read

La trionfale Olimpiade azzurra si è conclusa con il decimo posto, come da pronostico. Già così, non è niente male. Sarebbe andata meglio, se il Cio stilasse la classifica contando tutte le medaglie e non solo quelle d’oro. E’ quasi inspiegabile: se arrivi terzo vai sul podio, ma in pratica conti zero. Se facessero testo le quaranta medaglie che l’Italia ha vinto partecipando ai 28 sport ammessi (la media è stratosferica), saremmo settimi, un piazzamento che avrebbe dato maggior lustro alle nostre incredibili vittorie.

Ci dobbiamo accontentare: di essere la nuova superpotenza dell’atletica leggera, quindi i più veloci del mondo. Ci dobbiamo rassegnare: tutta la stampa dei paesi sconfitti, Gran Bretagna in testa, lascia intendere che dietro alle imprese di Tamberi, Jacobs e degli staffettisti ci sia qualcosa di strano. Doping non lo scrivono, ma lo pensano. Ci possiamo ridere sopra: se è vero che nell’anno e mezzo di pandemia i controlli ‘a sorpresa’ non ci sono stati, non è ben chiaro perché a giocare sporco avrebbero dovuto essere soltanto gli italiani. L’idea di approfittarne poteva scattare nella testa di chiunque.

Siamo stati stupefacenti grazie a un principio attivo assolutamente lecito del quale, in passato, non abbiamo fatto largo uso: un senso spiccato della solidarietà. In parole povere, siamo stati una squadra.

Lo hanno raccontato le cronache quotidiane: mai, nel Villaggio azzurro, c’era stata tanta coesione, tanta amicizia, tanto senso della solidarietà. La Pellegrini ha concluso la sua splendida carriera con la quinta finale olimpiaca e, tornata alla base, ha trovato tutti gli azzurri a festeggiarla. Lo stesso rituale è stato adottato per tutti i quaranta atleti saliti sul podio. Ci siamo dati la carica. Meglio: l’abbiamo mantenuta.

Perché, molto probabilmente, c’è un filo azzurro che collega la vittoria dell’Italia all’Europeo di calcio con le impennate dei nostri atleti a Tokyo. E’ saltato il tappo dalla botte dei tabù, dei personalismi, delle invidie e delle gelosie. Il peggio è svaporato, il meglio ha offerto un concentrato di bravura, di abilità, di senso del sacrificio che l’Italia oggi può mostrare al mondo con orgoglio.

Parlammo qui, dopo la storica serata di Wembley, di Rinascimento all’insegna dello sport. La speranza, un mese più tardi, è diventata certezza. C’è un’Italia che ha voglia di risalire la china e di mostrare al mondo il suo meglio. Sono artisti del salto e della corsa, del ciclismo e della ginnastica, del taekwondo e della vela. Sono la nostra gioventù, affatto bruciata. Casomai tenace e professionale. I nostri atleti, come tanti altri, nei giorni di lockdown hanno lavorato nei salotti di casa, sui balconi e nei piccoli spazi condominiali come se fossero in palestra o allo stadio, sotto stretta osservazione.

Se all’appello avessero risposto ‘presente’ anche i ragazzi del nuoto e della scherma, la nostra spedizione sarebbe stata una marcia trionfale, come quella di Alessandra Palmisano (bis di Rio 2016) che ha corso l’ultimo dei 20 chilometri avvolta nel tricolore.

Deve avere giovato alla nostra compattezza e al piacere di stare insieme mostrato dagli azzurri anche la mescolanza delle razze. Erano 46 gli atleti italiani nati altrove, in ogni angolo del mondo, ma cresciuti a casa nostra. Hanno contribuito a cambiare il clima dentro la nostra spedizione, abbattendo muri e ostacoli che inducevano i ‘divi’ delle diverse discipline a guardarsi di traverso.

Non sta a noi dire se lo ‘Ius soli’ sia o meno una legge urgente. Nel dubbio, lo ha fatto Giovanni Malagò, il presidente del Coni: anche grazie all’integrazione dei suoi atleti ha stappato più bottiglie di champagne a Tokyo di quante ne abbia viste bere al famoso circolo romano dei Canottieri, dove si tessono da decenni tele imprenditoriali, oltre che sportive.

Le Olimpiadi le hanno vinte gli Stati Uniti, così come Tortu (novello Mennea) ha battuto l’inglese Blake nell’ultima frazione della 4X100: di un soffio, 39 ori contro 38. Se la ginnasta Simone Biles non fosse stata sull’orlo della crisi di nervi, il fotofinish non sarebbe servito. Ma si sa che rimanere in cima è molto più difficile che arrivarci. Ha 24 anni, è alta 142 centimetri e pesa 47 chili: la metà degli americani non le ha perdonato dubbi e insicurezza. Noi, con tutte le nostre squadre (basket, volley, pallanuoto) uscite ai quarti di finale lo abbiamo fatto subito.

Per una volta, siamo stati campioni anche in questo: nel godere del ‘meglio’ e lasciar perdere il ‘peggio’. Forse è questo uno degli insegnamenti migliori che ci ha lasciato l’Olimpiade. Come minimo, però, ce n’é un altro: la maggior parte dei nostri atleti da podio viene da piccoli centri, un dato che induce ad abbinare il successo alla tranquillità e agli ambienti familiari. Le province di Lombardia e Puglia sfoggiano adesso sette dei nostri dieci ori complessivi. Se fossero state regioni scissioniste, alle Olimpiadi si sarebbero piazzate venticinquesime.

Mettiamo in cornice, prima che in archivio, questa indimenticabile estate di sport. Facciamolo con il tweet di Matteo Berrrettini, primo finalista italiano nella storia di Wimbledon: “Noi non ci rendiamo ancora conto, gli inglesi, invece, hanno capito benissimo”.

  

   

Share on FacebookShare on Twitter
Stefano Biondi

Stefano Biondi

Stefano Biondi è nato a Bologna nel 1958, ha lavorato dal 1979 fino al 1990 al “Corriere dello Sport-Stadio” prima di passare a Qn (Resto del Carlino) e lì rimanere fino al 2018, occupandosi di sport. Ha seguito soprattutto il calcio e il basket a grandi (ma anche piccoli) livelli. Collabora con emittenti tv e radio dell’Emilia Romagna.

DELLO STESSO AUTORE

Il calcio italiano ha scritto una pagina da libro cuore, con i diavoli rossoneri in Paradiso

Il calcio italiano ha scritto una pagina da libro cuore, con i diavoli rossoneri in Paradiso

byStefano Biondi
Dybala abbandona la Vecchia Signora per l’Inter? Gli ultimi fuochi della Serie A

Dybala abbandona la Vecchia Signora per l’Inter? Gli ultimi fuochi della Serie A

byStefano Biondi

A PROPOSITO DI...

Tags: Azzurri OlimpiadiMedaglie d'oro ItaliaOlimpiadi di tokyoOlimpiadi di Tokyo 2020Olimpiadi Tokyo
Previous Post

Cartoon of the Week/38

Next Post

Ora o mai più: il rapporto Onu sul Clima per dimezzare le emissioni entro il 2030

Discussion about this post

DELLO STESSO AUTORE

Col salto di Tamberi e la velocità di Jacobs, l’Italia nell’Olimpo dell’atletica

Da Luna Rossa agli Azzurri d’oro, il fantastico 2021 dell’Italia sportiva

byStefano Biondi
Sorteggi Champions League, ovvero “oggi le comiche” e chi non ride è il Real Madrid

Sorteggi Champions League, ovvero “oggi le comiche” e chi non ride è il Real Madrid

byStefano Biondi

Latest News

La” natura” di Laura Fantini, descritta con le sue matite in mostra a Harvard

La” natura” di Laura Fantini, descritta con le sue matite in mostra a Harvard

byLaura Caparrotti
Rallista accusa malore in auto e muore, gara annullata

Rallista accusa malore in auto e muore, gara annullata

byAnsa

New York

A Bryant Park torna la lirica: va in scena “Il Barbiere di Siviglia”

A Bryant Park torna la lirica: va in scena “Il Barbiere di Siviglia”

byLa Voce di New York
A New York afro e ispanici sono sempre i più fermati dalla polizia

A New York afro e ispanici sono sempre i più fermati dalla polizia

byLa Voce di New York

Italiany

Lo staff di In Scena!

In Scena! Sipario sul festival del teatro italiano a New York che reagisce alla pandemia

byManuela Caracciolo
Il matrimonio Made in Italy tra Kourtney Kardashian e Travis Barker

Il matrimonio Made in Italy tra Kourtney Kardashian e Travis Barker

byLa Voce di New York
Next Post
Ora o mai più: il rapporto Onu sul Clima per dimezzare le emissioni entro il 2030

Ora o mai più: il rapporto Onu sul Clima per dimezzare le emissioni entro il 2030

La Voce di New York

President: Giampaolo Pioli   |   Editor in Chief: Stefano Vaccara

  • New York
    • Eventi
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Voto Estero
    • Economia
    • First Amendment
  • People
    • EXPAT
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
    • Lingua Italiana
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
  • Travel
    • Italia
  • Mediterraneo
  • English
  • Search/Archive
  • About us
    • Editorial Staff
    • President
    • Administration
    • Advertising

VNY Media La Voce di New York © 2016 - 2022
Main Office: 230 Park Avenue, 21floor, New York, NY 10169 | Editorial Office/Redazione: UN Secretariat Building, International Press Corps S-301, New York, NY 10017

No Result
View All Result
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Economia
    • First Amendment
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
  • Lingua Italiana
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
    • Cucina Italiana
  • Travel
    • Italia
  • English

© 2016/2022 VNY Media La Voce di New York

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In