Umanità, comprensione, perdono: di solito non hanno parentela stretta con lo sport dei professionisti. Spesso, è vero il contrario, un po’ come in guerra: morte tua vita mia, che si usa scrive in latino che fa sembrare la regola meno spietata. Questa volta no. Questa volta il calcio italiano ha scritto una pagina da libro cuore. Grazie al Milan e all’arbitro Serra che ha diretto a San Siro la partita dei rossoneri con lo Spezia.
Sfida che il Diavolo doveva vincere per sorpassare i vicini di casa interisti in testa alla classifica, ma fermati dell’Atalanta. Al 91’, primo dei tre minuti di recupero concessi, il risultato è sull’1-1. Al limite dell’area un giocatore dello Spezia commette fallo su Rebic. Dopo il contatto la palla rimbalza sui piedi di Messias che segna il gol dell’estasi. Annullato. Perché Serra commette il colossale errore di non concedere la regola del vantaggio e interrompe l’azione con un fischio che ferma il gioco in quell’attimo. Quindi, non è dal gol che si riparte, ma dalla punizione che non porterà alcun vantaggio al Milan.
Rimangono tutti di stucco e la scena più facile da immaginare, dopo l’ingiustizia subita, è con i rossoneri che circondano l’arbitro e gliene dicono di tutti i colori, con il pubblico che minaccia la guerriglia civile, con la società che si dichiara incredula e penalizzata.
Per mille o diecimila volte questo è regolarmente accaduto. I giocatori del Milan e il loro pubblico, invece, vengono avvolti dall’incantesimo. Il primo e probabilmente l’ultimo da raccontare in coda alle partite di pallone.
Marco Serra, il grande colpevole, si rende conto di aver commesso un peccato mortale: la precipitazione, in questo caso, perché è regola da molti decenni che prima di fischiare una punizione a favore, l’arbitro debba prima capire se quel fischio non danneggerà chi ha subito il fallo. E’ semplice: fai proseguire l’azione e, se non succede nulla di rilevante, imponi lo stop.
Serra, quindi: si paralizza, alza le braccia al cielo, con quel gesto chiede scusa a tutto lo stadio e con la sua voce chiede scusa a tutti i giocatori che gli si parano davanti. Rebic è il primo ad andare viso a viso con l’arbitro. Appena sente odor di pentimento, mette due mani sulle guance del quarantenne arbitro torinese e invece che mangiarselo in un sol boccone, quella stretta finisce per essere una coccola a un ragazzino che sa di aver sbagliato e si mostra subito pentito.
Dopo Rebic è la volta di Ibrahimovic, per definizione il ‘cattivo’ del calcio mondiale, il divo che impone il suo strapotere fisico e la sua freddezza per dettare legge. Anche lui assolve Serra, così come uno via l’altro faranno tutti i rossoneri. E, visto che i primi a optare per il condono sono i loro beniamini, anche il pubblico si adegua e spegne gli interruttori della rabbia e del disappunto.
Ma la partita non è finita. Manca ancora un minuto. E’ naturale che il Milan giochi l’ultimo scampolo di gara con la testa che rimugina per la mancata vittoria. E lo Spezia ne approfitta. Parte in contropiede e, prima che sia scaduto il recupero, mette in porta il pallone della sua storica vittoria in casa del Diavolo. La seconda in un secolo.
Per Serra non poteva esserci epilogo peggiore. I milanisti che lo avevano assolto per l’errore che è costato la vittoria, faranno altrettanto adesso che la vittoria, nel giro di un solo minuto, è diventata sconfitta? Cosa succederà nel tunnel che porta agli spogliatoi? Cosa diranno o cosa faranno i rossoneri, al riparo da occhi indiscreti, al povero arbitro?
Ecco cos’hanno fatto: una delegazione di giocatori è andata nello stanzino riservato al direttore di gara, ha aperto la porta e, udite udite, lo ha consolato. Gli ha detto Ibra: “Tranquillo, può succedere”. Gli ha detto Theo Hernandez: “Tu hai sbagliato una fischiata, io ho sbagliato un rigore. Due erroracci, siamo pari”. E insomma, lo hanno assolto tutti questo povero Marco Serra che ha impiegato vent’anni di gavetta per essere giudicato da serie A e che ora sarà fermato per un mese dai vertici dell’associazione arbitri e, bene che gli vada, ricomincerà dalla serie B.
Il Milan ha lasciato la testa della classifica sul piatto dell’ingiustizia più evidente e ai suoi tifosi questa considerazione finale potrebbe sembrare la beffa che si aggiunge al danno. Ma è la verità: quello degli ultimi due minuti di partita con lo Spezia è stato un grande Milan, il migliore possibile.
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