“Siamo liberi” esclama nel messaggio vocale alla moglie, uno dei pescatori di Mazara del Vallo prigionieri in Libia, poco dopo le 11 di questa mattina.
“Aspettiamo la conferma ufficiale, ma oggi sembra proprio la giornata giusta” ha detto emozionato e commosso Marco Marcone, armatore di una delle imbarcazioni.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio sono atterrati a Bengasi, in Libia, questa mattina. È stato un viaggio a sorpresa di cui si è venuti a conoscenza solo oggi. Dopo un lungo confronto con i Servizi segreti Conte e Di Maio hanno disdetto importanti impegni in programma per la mattina, tra cui il confronto con Matteo Renzi e la discussione sul dpcm che prevederebbe l’Italia zona rossa nelle festività natalizie. La priorità questa volta sono stati i connazionali italiani.

Gli equipaggi dei due pescherecci italiani, “Antartide” e “Medinea” (8 italiani, 6 tunisini, 2 senegalesi e 2 Indonesiani), erano trattenuti a Bengasi dalle milizie del generale Khalifa Haftar, leader dell’LNA, dal 1° settembre.
L’accusa mossa nei loro confronti era quella di sconfinamento nelle acque territoriali libiche, nella cosiddetta ZEE (Zona Economica Esclusiva) che si estende a 74 miglia dalla base di costa, ma mai riconosciuta dalla comunità internazionale.
Nei giorni seguenti al sequestro, le milizie di Haftar hanno contestato anche il traffico di droga a bordo dei pescherecci, ed hanno cercato di negoziare con l’Italia uno scambio di prigionieri, condannati per traffico di esseri umani.
Dopo la liberazione della nave turca “Mabouka”, avvenuta appena 5 giorni a seguito del sequestrato per la stessa motivazione di sconfinamento, la scorsa settimana, l’Italia aveva fatto appello all’UE. Anche Papa Francesco, durante l’Angelus dello scorso 18 ottobre, aveva mostrato il suo sostegno alle famiglie e anche il portavoce del Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, ci aveva assicurato che la missione ONU in Libia era direttamente coinvolta sul campo per la liberazione dei pescatori.

E così, dopo 108 di agonia, esplode la gioia delle famiglie, che per mesi hanno protestato davanti Montecitorio. Nonostante le polemiche, le contestazioni al governo e i silenzi di Di Maio, alla fine la promessa è stata mantenuta. Cercando di difendersi dalle accuse sollevate dall’opinione pubblica, il Ministro degli Esteri, lo scorso 14 ottobre, in Senato aveva garantito: “Ottenendo il risultato in silenzio, dimostreremo che gli italiani li riporteremo a casa”.
“Siamo felicissimi di questa notizia, tanto più bella quanto inaspettata” ha detto il Vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenica Mogavero, che proprio la scorsa settimana aveva lancio un forte appello affinché qualcuno ascoltasse la sofferenza delle vittime. “Tre mesi vissuti insieme ai familiari ci avevano resi scettici ma ora l’incubo è finito. Aspettiamo di trascorrere queste ore di attesa per riabbracciarli. Questo è il più bel regalo di Natale per le famiglie. La gioia è tutta loro ma è anche nostra». Lo ha detto il Vescovo monsignor Domenico Mogavero, saputa notizia dell’avvenuta liberazione dei 18 marittimi mazaresi rinchiusi a Bengasi. «Un ringraziamento va all’Unità di crisi, al Governo tutto per l’impegno lungo e faticoso per superare mille difficoltà e giungere alla bella notizia di questa mattina. Un abbraccio grande ai familiari e ai 18 marittimi”.
“Abbiamo ricevuto comunicazioni su una liberazione imminente, aspettiamo aggiornamenti e la conclusione di questa vicenda” ha affermato il sindaco di Mazara, Salvatore Quinci.
