Uno storico cessate il fuoco permanente in tutta la Libia è stato raggiunto a Ginevra venerdì al termine dei colloqui della Commissione Militare Congiunta 5+5. “Un passo fondamentale verso la pace e la stabilità”, ha detto ai giornalisti a New York il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres.
“Mi congratulo con le parti per aver messo l’interesse della loro nazione davanti alle loro differenze… Troppe persone hanno sofferto per troppo tempo. Troppi uomini, donne e bambini sono morti a causa del conflitto”, ha detto il capo delle Nazioni Unite.

Oltre a porre fine alle ostilità, l’accordo copre altri aspetti del conflitto, compresa la partenza dei mercenari dal paese entro un periodo massimo di tre mesi e la futura integrazione nella società dei membri dei gruppi armati e delle milizie.
I negoziati erano iniziati lo scorso febbraio con la mediazione dell’ONU e l’accordo è stato negoziato sulla base delle risoluzioni 2510 e 2542 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e venerdì 23 ottobre, cinque funzionari nominati dal governo di Haftar e altri cinque dell’esecutivo di Al-Serraj hanno firmato l’intesa.
Il Segretario Generale dell’ONU Guterres ha riferito che la Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) sta effettuando i preparativi per facilitare la ripresa dei colloqui politici, e ha anche sottolineato che l’ONU sta lavorando con l’Unione africana nella preparazione di un incontro per la riconciliazione delle diverse parti in Libia. Ma la strada da percorrere è lunga e ha esortato tutti gli attori nazionali e regionali a rispettare “il pieno e incondizionato rispetto per l’embargo sulle armi stabilito dal Consiglio di Sicurezza”. “Non esiste una soluzione militare per nessuno di questi conflitti. La soluzione deve essere politica”, ha sottolineato il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres.
Il capo UNISMIL, Stephanie Williams, ha elogiato i firmatari dell’accordo per il loro “senso di responsabilità e impegno a preservare l’unità della Libia e riaffermarne la sovranità”. La Williams è fiduciosa, ed è sicura che l’accordo aiuterà gli sfollati, sia all’interno che all’esterno del paese, a tornare alle loro case e a vivere in pace e sicurezza.

La Libia vive una situazione drammatica. La guerra civile va avanti da quando le forze ribelli sostenute militarmente dalla comunità internazionale nel 2011 hanno rovesciato il presidente Muammar al-Gheddafi. Da allora il Paese è stato diviso e i sostenitori del governo di Tripoli, riconosciuto dall’ONU, sono stati assediati per mesi a seguito di un’offensiva da parte delle forze dell’amministrazione rivale, l’Esercito Nazionale Libico, guidato dal generale Khalifa Haftar.
In una nota della Farnesina si riporta che “l’accordo per un cessate il fuoco permanente e duraturo, accompagnato da importanti provvedimenti in materia di sicurezza, a cominciare dal ripristino dei collegamenti aerei e terrestri interni alla Libia e dall’attuazione di misure di confidencebuilding, è uno sviluppo di cruciale importanza per la stabilità della Libia”. “L’Italia auspica che ulteriori sviluppi vengano ora registrati anche nel dialogo politico intra-libico, che nelle prossime settimane vivrà, con la tenuta del Libyan Political Dialogue Forum, un passaggio potenzialmente decisivo verso una soluzione politica alla crisi libica. A questo riguardo, l’Italia conferma il proprio attivo e convinto sostegno al delicato esercizio promosso da UNSMIL”.

(esteri.it)
Durante la conferenza stampa a New York, una giornalista ha domandato al Segretario Generale ONU Guterres: “Il presidente della Turchia era poco entusiasta di questo accordo di cessate il fuoco. Ha detto che non era stato firmato dai capi delle due parti. È preoccupato per questo, soprattutto perché la Turchia è uno dei principali sostenitori del governo?”
Il Segretario Generale Guterres ha risposto: “Questo è stato firmato dagli elementi del 5 + 5. Ho i nomi qui: il maggiore generale Ahmed Ali Abu Shahma, il generale di brigata Al-mukhtar Milad Mohammed Nakkassa, il generale di brigata Al ‑ Fitouri Khalifa Salem, il colonnello Mustafa Ali Mohammed Yahya, il Colonnello Radwan Ibrahim Mohammed Al-Gharari in rappresentanza dell’esercito libico. E in rappresentanza dell’Esercito Nazionale Libico, Comando Generale: il Maggiore generale Emraja’a Emhammed Mohammed Al-Ammami, il Maggiore generale Faraj El ‑mabrouk Abdul Ghani Al ‑ Soussa’a, il Maggiore generale Attiya Awadh Mohamed Al ‑ Sharif, il Maggiore ingegnere generale del personale Al ‑ Hadi Hasan Ahmed Al ‑ Falah e il maggiore generale Khairi Khalifa Omar Al-Timimi. Quindi, questi erano i rappresentanti accreditati di entrambe le parti. Questo è un processo guidato dalla Libia con un cessate il fuoco libico, e chiedo a tutti i paesi coinvolti nel conflitto di sostenere pienamente i libici nell’attuazione del cessate il fuoco”.

Un altro giornalista ha chiesto: “Cosa si aspetta come primo passo successivo a partire da qui?”
Il Segretario Generale Guterres ha risposto: “Questo accordo contiene una serie di decisioni che sono state comunicate questa mattina a Ginevra dal nostro rappresentante speciale, ed ovviamente, ciò che è importante ora è che tutti questi aspetti siano messi in atto. Vorrei anche sottolineare che le parti hanno detto che alla luce del clima positivo prevalente e della completa fiducia, il Comitato Militare Congiunto 5 + 5, in collaborazione con il team UNSMIL, svilupperà un meccanismo per monitorare l’attuazione del presente accordo”. E ha continuato: “C’è un impegno molto chiaro delle parti ad attuare l’accordo e, allo stesso tempo, a chiedere il sostegno dell’ONU in tale attuazione. Ma è un processo di attuazione e monitoraggio guidato dalla Libia”.
Poi ha specificato: “Stiamo anche lavorando con l’Unione africana che sta preparando, come sapete, un grande incontro per la riconciliazione di diverse entità in Libia. Ci sono molti altri passaggi che si svolgeranno”.
Intanto i 18 pescatori dei due pescherecci di Mazara del Vallo continuano ad essere prigionieri delle milizie del generale Haftar. Si trovano da oltre 50 giorni in stato di fermo in una caserma poco fuori Bengasi nella Libia orientale.

I marittimi, sequestrati per aver sconfinato nelle acque libiche, sono anche stati accusati dalle milizie di Haftar di aver trasportato droga a bordo dei pescherecci italiani. Tale affermazione è stata usata dal generale Haftar per forzare uno scambio di prigionieri. La situazione è molto delicata per l’Italia, che si ritrova ad essere provocata. Il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha fin da subito affermato che l’Italia “non sarà ricattata”, ma allo stesso tempo non sembra voler ancora ricorrere ad azioni militari per liberare gli ostaggi.
Qualche giorno fa avrebbe dovuto tenersi il processo per l’accusa di droga, e la data era stata riferita nei giorni scorsi dal Giornale di Sicilia, ma ad oggi non esistono conferme ufficiali. La non ufficialità del processo potrebbe essere interpretata come un segno positivo, perché è probabile che le trattative diplomatiche stiano procedendo.
Da quasi due mesi i familiari dei pescatori chiedono continuamente l’intervento del governo, organizzando manifestazioni sia a Mazara del Vallo, che in piazza Montecitorio, e la settimana scorsa era stata fatta anche una petizione online per chiederne la liberazione.
Intanto anche Papa Francesco, durante l’Angelus di domenica 18 ottobre ha dato il suo sostegno alle famiglie: “Desidero rivolgere una parola di incoraggiamento e di sostegno ai pescatori fermati da più di un mese in Libia e ai loro familiari. Affidandosi a Maria, Stella del mare, mantengano viva la speranza di poter riabbracciare presto i loro cari” ha affermato.
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