Il 3 maggio, le persone in tutto il mondo hanno celebrato la Giornata mondiale della libertà di stampa sia a livello locale che nazionale. In questo giorno, ci dobbiamo concentrare sull’importanza della libertà dei media e sulla protezione dei giornalisti. Questi concetti, anche oggi, non devono essere dati per scontati; molti giornalisti in tutto il mondo devono ancora affrontare minacce, molestie e violenza fisica. Un totale di 57 giornalisti sono stati uccisi nel 2019.
Quando i giornalisti vengono attaccati, afferma il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, anche le società nel loro insieme vengono attaccate. “Nessuna democrazia può funzionare senza la libertà di stampa, che è la pietra fondante della fiducia tra le persone e le istituzioni”, afferma Guterres durante il suo intervento nel Dialogo online di alto livello sulla libertà di stampa e la lotta alla disinformazione nel contesto COVID-19. Il Dialogo è stato organizzato da UNESCO, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di cultura, ed ha fornito una piattaforma di discussione a giornalisti, esperti di media, compagnie di social media, e governi da tutto il mondo. Il 3 maggio, continua Guterres, “rendiamo omaggio a tutti i giornalisti che lavorano in condizioni pericolose e difficili in tutto il mondo”.
Quest’anno, tuttavia, la libertà di stampa si trova ad affrontare una nuova sfida aggiuntiva sotto forma di pandemia globale. Oltre al virus, stiamo assistendo a una rapida diffusione di disinformazione, teorie della cospirazione, discorsi di odio e consigli dannosi sulla salute online. Oltre il 40% di quelle pericolose bugie non viene diffuso nemmeno dagli esseri umani, ma da bot – programmi automatici maliziosi mascherati da persone. Proprio come in guerra, ha affermato la leader dell’UNESCO Audrey Azoulay parafrasando un noto passaggio, la verità è la “prima vittima” della pandemia globale.
A maggior ragione dovremmo incoraggiare notizie e analisi basate sui fatti e proteggere reportage liberi e indipendenti che le raccolgono e le trasmettono al pubblico permettendoci così di prendere decisioni informate. “In una pandemia”, afferma Guterres, “quelle decisioni possono salvare vite umane”. Invece, troppo spesso, i giornalisti vengono presi di mira per il loro lavoro essenziale.
Nell’ultima parte del suo discorso, Guterres affronta tutti gli aspetti dell’uso dei social media durante la pandemia. Mentre i social media hanno fornito una piattaforma unica per le persone per connettersi e ad accedere a informazioni, hanno anche reso più facile diffondere informazioni non veritiere. Guterres ha lodato quelle piattaforme che stanno attivamente combattendo la disinformazione e rimuovendo i post fuorvianti dai loro feed. Facebook, ad esempio, utilizza una rete di circa 60 organizzazioni di fact-checking per monitorare il contenuto della propria piattaforma. “Se ci dicono che qualcosa è falso, allora etichettiamo quelle informazioni come tali … e riduciamo drasticamente la distribuzione di quei contenuti”, ha dichiarato Monica Bickert, Vicepresidente delle Politiche sui contenuti di Facebook. Chiunque abbia interagito con informazioni false su COVID-19, inoltre, riceve anche una notifica che li indirizza alla rispettiva organizzazione di fact-checking.
Guterres ha anche sottolineato i passi intrapresi dalle Nazioni Unite insieme alle piattaforme social in questa direzione: “abbiamo lanciato la nostra iniziativa per inondare spazi digitali di fatti e analisi scientifiche contrastando bugie e disinformazione di tutti i tipi. Il leader dell’ONU ha anche aggiunto che tutti noi, ma in particolare i governi e le organizzazioni internazionali, abbiamo l’obbligo di promuovere fatti e approcci scientifici. Queste organizzazioni, tuttavia, non possono tuttavia sostituire il ruolo dei media indipendenti. “Esorto governi e leader di ogni genere a fare tutto il possibile per proteggere giornalisti e operatori dei media e rafforzare la libertà di stampa, durante la pandemia di COVID-19 e oltre”, ha concluso Guterres.
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