Il 31 marzo 2020, l’Unione Europea ha intensificato gli sforzi per imporre l’embargo delle armi delle Nazioni Unite sulla Libia avviando una nuova operazione militare nel Mediterraneo chiamata “Irini” (parola greca per “pace”). Il mandato dell’Operazione durerà fino al 31 marzo 20201.
Per adempiere alla sua missione, l’Operazione utilizzerà risorse aeree, satellitari e marittime principalmente per ispezionare le navi al largo della costa libica sospettate di trasportare armi. I compiti secondari dell’Operazione includeranno la raccolta di informazioni sulle esportazioni illecite di petrolio dalla Libia, l’addestramento della Guardia costiera e della Marina libiche, e l’intercettazione delle attività di contrabbando e tratta di esseri umani.
“Solo le soluzioni politiche e il pieno rispetto dell’embargo sulle armi delle Nazioni Unite porteranno una soluzione alla crisi libica. Ma la diplomazia non può avere successo se non è sostenuta dall’azione”, ha dichiarato Josep Borrell, rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e presidente del Consiglio. Per questo, sei settimane dopo il raggiungimento di un primo accordo politico tra gli Stati membri dell’UE, l’Unione ha avviato la nuova operazione militare nel Mediterraneo.
Lo stesso giorno in cui EUNAVFOR MED IRINI (il nome ufficiale dell’operazione) è iniziata, l’operazione Sophia, che dal 2015 intercetta il traffico di rifugiati nel Mediterraneo, si è ufficialmente conclusa.
L’8 aprile il Belgio, l’Estonia, la Francia, la Germania e la Polonia hanno rilasciato una dichiarazione congiunta di sostegno all’operazione. “Noi, in quanto membri attuali e precedenti del Consiglio di sicurezza rappresentanti l’Unione Europea, accogliamo con favore il lancio della nuova operazione Irini come importante contributo dell’Unione europea a sostegno del processo politico e dell’attuazione delle conclusioni della Conferenza di Berlino e della risoluzione 2510“, legge la dichiarazione. Le conclusioni e la risoluzione hanno entrambe chiesto un cessate il fuoco a livello nazionale e un’applicazione dell’embargo sulle armi in Libia.
Sia Borrell che le parti della dichiarazione congiunta riconoscono il disperato bisogno di una tregua umanitaria in Libia, specialmente durante un periodo di crisi come quello della pandemia di COVID-19. In parole di Borrell, “Nessuno può permettersi di condurre due guerre contemporaneamente”.