Fortunatamente, ieri è stata conseguita una piccola vittoria per la comunità dei disabili mentali. È fin troppo evidente che nella nostra società raramente viene data la giusta attenzione a temi riguardanti la salute mentale a causa dello stigma ancora associato a questa condizione. Sebbene tutte le forme di disabilità meritino consapevolezza, alcune sono meno evidenti di altre, e pertanto richiedono una considerazione maggiore. L’ elusività dei disturbi mentali inganna il pubblico facendo passare condizioni quali la depressione, la schizofrenia e il disturbo da stress post-traumatico come mere eccezioni all’interno di una società altrimenti priva di queste patologie.
Recentemente, la nostra Isabella Zuppa, nella sua rubrica “Mad Donna”, ha parlato della sua lotta personale con il disturbo bipolare, mostrando ancora una volta come la malattia mentale possa colpire vicino casa e colpire allo stesso modo amici, colleghi e parenti.
Isabella sottolinea che la società sostiene giustamente le persone disabili, lodando la loro forza e coraggio nel superare le sfide quotidiane, ma non riesce a fare lo stesso per tutto quello che riguarda la disabilità mentale, considerata tuttora un tabù.
Le Nazioni Unite offrono una voce a persone come Isabella e altri milioni come lei, desiderosi di dare maggiore risalto a questo argomento. Infatti, ieri, si è svolta la 12^ Sessione del COSP-CRDP (Conferenza Stati Parte della Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità), incentrata sul rispetto dei diritti delle persone con disabilità.
Una delle tante conferenze tenute dalla Missione Permanente italiana, in collaborazione con le missioni di Slovacchia, Belorussia, la Repubblica Dominicana, è stata intitolata “Assicurare l’inclusione delle persone con disabilità in un mondo che cambia: il ruolo dello sport e della cultura”.
Come suggerisce il titolo, la questione della partecipazione e accessibilità delle persone disabili allo sport e ad altre iniziative culturali, è stato l’argomento principale di ieri, corredato dalla presenza di varie associazioni e progetti dedicati a questo tema.
Tra i tanti relatori, anche l’attore e regista italiano Dario D’Ambrosi, che ha parlato della sua organizzazione, il Teatro Patologico, fondato nel 1992, e dedicato a trovare un punto di contatto tra teatro e malattie mentali. Dal concepimento, la visione del D’Ambrosi ha fatto molta strada, offrendo lezioni di teatro come terapia per quelle numerose voci silenziose che ne hanno così disperatamente bisogno. D’Ambrosi ha elogiato il governo italiano e le modifiche apportate alle legislazioni nel corso degli anni per venire incontro alle persone afflitte da disturbi mentali. Ha citato la legge 180, approvata nel 1978, nota come “Legge Basaglia”, riforma che ha facilitato la strada alla legislazione psichiatrica moderna in quanto pone fine a strutture come i manicomi, optando per una soluzione più umanitaria. Come sostiene D’Ambrosi, i suoi millesettecento studenti sono in grado di condurre una vita più serena grazie alla passione per il teatro, un netto miglioramento rispetto all’ essere rinchiusi in un ospedale psichiatrico.
Insieme a Teatro Patologico, altre organizzazioni, come Progetto Filippide e Inter Campus, hanno presentato le loro iniziative, promuovendo l’importante ruolo che lo sport ricopre nello stimolare e aiutare giovani con disabilità sia mentali che fisiche. In Russia, l’Inter Campus ha già creato due impianti sportivi per bambini affetti da autismo, e a Roma stanno collaborando con le autorità locali per la costruzione di parco giochi adatti a tutti i bambini, con e senza disabilità, in modo che nessuno debba rinunciare al proprio diritto al gioco.
Per troppo tempo persone con necessità speciali, in particolare coloro afflitti da malattie mentali, a causa di pregiudizi e discriminazioni, non hanno ricevuto un’attenzione adeguata alle loro patologie.
Le cose stanno cambiando. Iniziative, come quelle presentate ieri alle Nazioni Unite, mirano a risolvere il problema utilizzando metodi non convenzionali, come il teatro e attività ricreative per migliorare la vita di quegli individui più vulnerabili.
Concludendo, D’Ambrosi ha ricordato come aiutando un bambino disabile, migliaia di persone vengono aiutate, le loro famiglie, l’intera comunità e l’intero paese.