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March 13, 2019
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L’allarme di Mara Carfagna da New York: Il Governo sulle donne ci fa arretrare

Al Consolato l'incontro con la delegazione parlamentare all'evento ONU "Women in Power": la nostra intervista alla vicepresidente della Camera di FI

Giulia PozzibyGiulia Pozzi
L’allarme di Mara Carfagna da New York: Il Governo sulle donne ci fa arretrare

La delegazione parlamentare con il Console Generale d'Italia a New York Francesco Genuardi e una rappresentanza al femminile della comunità italiana a New York (foto VNY).

Time: 6 mins read

La delegazione parlamentare italiana, rigorosamente al femminile, che partecipa all’importante evento ONU sul gender equality “Women in Power”, è composta dalle vicepresidenti della Camera Mara Carfagna (Forza Italia) e Maria Edera Spadoni (M5S), dalla deputata Maria Elena Boschi (Pd), e dalle senatrici Valeria Valente (Pd), Maria Rizzotti (Forza Italia) e Danila De Lucia(M5S). Nella serata di martedì, al secondo giorno della loro visita alle Nazioni Unite, le parlamentari hanno raccolto l’invito del Console Generale Francesco Genuardi e hanno incontrato una selezione (prevalentemente al femminile) della comunità italiana a New York, capeggiata dai suoi rappresentanti eletti, con la vicesegretaria generale del CGIE, Silvana Mangione, i rappresentanti eletti del Comites e quelli del sistema Italia (ICE, Banca d’Italia, Camera di Commercio, Istituto di Cultura). Presenti anche alcuni volti dell’associazionismo, come una delegazione delle “New York Italian Women”, che proprio in questa occasione hanno spento la loro prima candelina, e della “Northern Ohio Italian American Foundation” (NOIA). “Come Consolato, siamo orgogliosi di essere un ponte tra i vari componenti della società italiana e italoamericana”, ha sottolineato in apertura il Console.

Da sin., Maria Rizzotti, Danila De Lucia, Maria Elena Boschi, Valeria Valente, Mara Carfagna, Maria Edera Spadoni.

“Siamo felici di incontrare una comunità così numerosa, ma soprattutto così attiva”, ha affermato la vicepresidente della Camera, Mara Carfagna, portando i suoi saluti ai presenti, “comunità che si è distinta e continua a distinguersi in tutti i settori più importanti della società americana”. Carfagna ha omaggiato i grandi italiani e italoamericani che hanno raggiunto un ruolo di prestigio: Andrew Cuomo, governatore dello Stato di New York, Bill De Blasio, sindaco di New York, Rudy Giuliani, ex sindaco di New York, Nancy Pelosi, speaker della Camera. “Consideriamo da sempre e continuiamo a considerare gli Stati Uniti come un Paese a cui guardare con ammirazione, gratitudine e speranza”. Gli USA, ha proseguito Carfagna, offrono una possibilità di realizzazione professionale e anche umana che non sempre l’Italia può garantire. Per questo, entrambe le parti vogliono continuare a rafforzare questo legame, nonostante i momenti di difficoltà. Carfagna ha concluso il suo intervento citando una frase dell’ex presidente Barack Obama, pronunciata in occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia: “Si chiese cosa sarebbe stata l’America, gli Stati Uniti, senza l’Italia e gli italiani. Forse noi dobbiamo chiederci più spesso che cosa sarebbe l’Italia senza l’America e gli americani, e senza gli italo-americani”. Concetti a cui ha fatto eco l’altra vicepresidente della Camera presente, Maria Edera Spadoni. “Questa sera mi sento dalla vostra parte, perché anch’io sono stata una residente negli Stati Uniti, ho fatto la quarta liceo negli USA”, ha raccontato. “Credo sia fondamentale rafforzare questi rapporti”, ha osservato. “Il Parlamento”, ha aggiunto, “è sempre disponibile per ascoltare la comunità italiana e capire in che modo possiamo, anche a livello legislativo, contribuire a migliorare la vita degli italiani all’estero”. “La nostra presenza”, ha poi chiosato la senatrice Valente, “è per mostrarvi anche fisicamente, oltre che con le parole, la nostra vera e leale vicinanza”.

Mara Carfagna.

A margine di questo evento al Consolato, noi della Voce abbiamo intervistato in esclusiva Mara Carfagna, già ministro per le Pari Opportunità per il governo Berlusconi, con cui abbiamo parlato della condizione femminile in Italia, dei complessi equilibri politici del nostro Paese e del futuro del centrodestra.

In questi giorni presenziate all’evento “Women in Power”, fortemente voluto dalla presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU, María Fernanda Espinosa Garcés. Quanto è importante la presenza italiana in questo contesto? E a che punto siamo in Italia in tema di pari opportunità?
“È importante che la delegazione italiana sia presente in rappresentanza della Camera e del Senato italiano, per partecipare a un evento di così alto livello, che si occupa di fare il punto sulla condizione della donna nel mondo, sui progressi fatti e sui passi in avanti ancora da compiere. Riguardo all’Italia, il nostro è un Paese in cui, negli ultimi anni, si sono fatti molti passi in avanti in diversi ambiti. Penso ad esempio al contrasto alla violenza maschile sulle donne, alla promozione delle pari opportunità all’interno del mercato del lavoro, all’interno delle istituzioni, alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro, ma è chiaro che c’è ancora molto da fare: tante, troppe donne continuano ad essere vittime di abusi, violenze, discriminazioni, femminicidi e troppe donne, nonostante siano portatrici sane di talenti, competenze, conoscenze – le donne italiane si laureano prima e meglio degli uomini –, non riescono ad esprimere il proprio talento, ad entrare nel mercato del lavoro, a progredire in carriera. In Italia lavora soltanto una donna su due, al Sud solo una su tre, sono oltre 10 milioni le donne italiane che sono fuori dal mercato del lavoro e non ce la fanno ad entrare o rientrarvi, e un quarto delle donne lascia il lavoro alla nascita del primo figlio”.

Che cosa bisognerebbe fare per invertire la rotta?
“Bisogna investire innanzitutto in un sistema di servizi di assistenza all’infanzia e alla non autosufficienza, che consenta alle donne di poter pronunciare il cosiddetto ‘doppio sì’: sì alla maternità, sì al lavoro, e quindi sì all’assistenza familiare, perché il lavoro di cura familiare e domestico ricade ancora, principalmente, sulle spalle delle donne, ed è questo il motivo per cui fanno fatica a dedicarsi alla realizzazione delle proprie ambizioni”.

Come giudica l’operato del Governo in tema di diritti delle donne? Si parla tanto di ddl Pillon…
“Io ho chiesto il ritiro del ddl Pillon, e ho chiesto anche di abbandonare l’idea malsana di riaprire le case chiuse, perché rappresentano entrambi dei provvedimenti che ci fanno arretrare rispetto alle conquiste fatte negli ultimi anni. Il ddl Pillon prevede il cosiddetto concetto di ‘bigenitorialità perfetta’, che è qualcosa di desiderabile ma non sempre è facile ritrovarlo nella vita quotidiana, spesso conflittuale che si viene a creare soprattutto nell’ambito delle dinamiche di separazione. Quel testo prevede, proprio in virtù di quel principio, anche l’abolizione dell’assegno di mantenimento: e in un Paese in cui lavora solo una donna su due è chiaro che questo rischia di essere fortemente penalizzante per le donne e di scoraggiarle, rispetto all’autodeterminazione e alla voglia di mettere fine a un rapporto non più soddisfacente. Ci sono stati casi in cui le separazioni sono state utilizzate strumentalmente dalle donne, ma sono casi singoli, e la magistratura ha tutti gli strumenti necessari per affrontarli. Così anche per le case chiuse: sono grata al Presidente della Repubblica perché, in occasione delle celebrazioni dell’8 marzo, ha scelto di occuparsi di un tema, quello della schiavitù e della tratta, molto complesso e di cui si parla poco, e ha mostrato qual è il vero volto della prostituzione: violenza, segregazione, riduzione in schiavitù. Pensare che questo fenomeno non si manifesti quando la prostituzione si trasferisce all’interno delle case chiuse è un’idea molto bizzarra. Quindi, la prostituzione va contrastata, sia in luoghi pubblici che in luoghi privati: ritornare a un passato in cui non si considerava prioritario il contrasto ad ogni forma di schiavitù e sfruttamento della prostituzione rappresenta un passo indietro”.

Abbiamo visto, in questi giorni, il Governo rischiare di sfaldarsi sulla questione Tav. Intanto, il presidente Berlusconi lanciava un appello per una ritrovata unità del centrodestra. Lei che cosa ne pensa?
“Nonostante a volte Salvini prenda le distanze, penso che il centrodestra sia molto di più di una alleanza, ma sia una cultura di governo, che in due decenni ha dimostrato, ogni qual volta ha avuto la responsabilità, l’onore e l’onere di governare il Paese ma anche realtà territoriali, di fondarsi su un modello di buon governo, capace di garantire sviluppo, crescita, modernizzazione, tutela delle fasce più deboli attraverso la costruzione di un sistema di welfare che riesce ad aiutare chi ha bisogno senza assistenzialismo, ma con azioni concrete. Basti pensare alle realtà territoriali e regionali dove governiamo: il Veneto, la Lombardia, la Liguria, ma anche l’Abruzzo, che ha scelto di affidarsi al centrodestra, la Sardegna. Tutte realtà, soprattutto al Nord, dove il benessere degli italiani è cresciuto grazie al modello concreto che il centrodestra ha applicato. Lo stesso posso dire per quello che è accaduto a livello nazionale quando il centrodestra ha governato. Sicuramente abbiamo commesso degli errori, sicuramente non siamo riusciti a fare tutto quello che abbiamo promesso, ma abbiamo garantito sempre crescita, sviluppo, non abbiamo mai messo le mani nelle tasche degli italiani, abbiamo aiutato chi aveva bisogno. Questo accade quando il centrodestra governa, ma quando si divide anche la Lega dimostra di lasciarsi travolgere da derive che non fanno bene al Paese. Lo dimostra il fatto che il Paese è in recessione, la produzione industriale è crollata, la disoccupazione giovanile è aumentata, i cantieri sono bloccati e fermi, le tasse sono aumentate”.

La Lega, insomma, a suo avviso dovrebbe rientrare nell’alveo del centrodestra.
“Io non so se alla Lega convenga questa alleanza innaturale con il Movimento Cinque Stelle. A guardare i dati e ad ascoltare le persone che lavorano, producono, contribuiscono alla crescita del Paese, non credo. Quindi, mi auguro che possa tornare quanto prima un governo di centrodestra, per garantire stabilità, crescita e creazione di nuovi posti di lavoro, ma anche affidabilità a livello internazionale: tutto quello che sta accadendo in questi giorni per quanto riguarda la vicenda della Tav, purtroppo, dimostra mancanza di affidabilità e incapacità da parte del Paese di assumere posizioni importanti”.

Qui a New York sono passati Sottosegretari e rappresentanti del Governo per portare un messaggio di rassicurazione e stabilità agli investitori. Lei che clima percepisce? C’è curiosità, fiducia o perplessità nei confronti dell’Italia?
“In una prima fase ho riscontrato molta curiosità, che però purtroppo si sta trasformando in perplessità, e in alcuni casi anche a tratti in sfiducia. Questo mi preoccupa e mi dispiace molto, da italiana. Io mi auguro che quanto prima si possa superare questa fase di grande instabilità e fibrillazione, perché diamo l’impressione di essere concentrati sul breve periodo, e non sul medio-lungo periodo: è come se ci interessassero le elezioni, la propaganda, il consenso, e non l’obiettivo di creare le condizioni migliori perché il nostro Paese possa crescere e offrire opportunità di sviluppo, crescita e possa essere affidabile anche e non solo per gli investitori esteri. Mi auguro che si possa superare al più presto questa fase di instabilità, che si percepisce moltissimo forse più all’estero che in Italia”.

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Giulia Pozzi

Giulia Pozzi

Classe 1989, lombarda, dopo la laurea magistrale in Filologia Moderna all'Università Cattolica di Milano si è specializzata alla Scuola di Giornalismo Lelio Basso di Roma e ha conseguito un master in Comunicazione e Media nelle Relazioni Internazionali presso la Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (SIOI). Ha lavorato come giornalista a Roma occupandosi di politica e affari esteri. Per la Voce di New York, è stata corrispondente dalle Nazioni Unite a New York. Collabora anche con "7-Corriere della Sera", "L'Espresso", "Linkiesta.it". Considera la grande letteratura di ogni tempo il "rumore di fondo" di calviniana memoria, e la lente attraverso cui osservare la realtà.

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