Circa un anno fa, dopo alcuni scontri violenti a Macerata, nell’Italia centrale, molti avevano manifestato preoccupazione per l’escalation di atti di violenza fomentati dal ripetersi di dichiarazioni razziste e xenofobe durante la campagna elettorale appena conclusa. A lanciare l’allarme fu anche l’associazione Human Rights Watch che parlò di razzismo e xenofobia.
Negli ultimi dodici mesi la situazione è peggiorata giorno dopo giorno. Finora, gli inviti alla calma e gli avvertimenti provenienti da diverse fonti sono stati del tutto inutili. Raccomandazioni a volte anche dai toni durissimi, come quella, diffusa a novembre (ma della quale, stranamente, in Italia non si è parlato quasi mai, ma su questo giornale sì), riguardante proprio il comportamento del governo. E la motivazione è di nuovo quella: l’accusa di razzismo e xenofobia. La causa di questo richiamo è stata, il 7 novembre, la conversione in legge del decreto legge sull’immigrazione e la sicurezza, che dovrebbe essere approvato alla fine del mese dalla Camera dei Deputati, la camera bassa del parlamento. “L’abolizione dello status di protezione umanitaria, l’esclusione dei richiedenti asilo dall’accesso ai centri di accoglienza incentrati sull’inclusione sociale e la durata prolungata della detenzione nei centri di ritorno e nelle zone di crisi minano fondamentalmente i principi internazionali dei diritti umani e condurranno certamente a violazioni di diritti umani internazionali diritto dei diritti”, si legge nel documento pubblicato sul sito dell’OHCHR, l’ufficio delle Nazioni Unite. A firmare il documento sono stati Agnes Callamard, relatrice speciale per esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie; David Kane, relatore speciale per la promozione e la tutela del diritto alla libertà di opinione e di espressione; Clément Nyaletsossi Voule, relatore speciale sui diritti alla libertà di riunione pacifica e di associazione; Michel Forst, relatore speciale sulla situazione dei difensori dei diritti umani; Felipe González Morales, relatore speciale per i diritti umani dei migranti; Fernand De Varennes, relatore speciale su questioni di minoranza; E. Tendayi Achiume, relatrice speciale sulle forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza correlata; Sig.ra Maud de Boer-Buquicchio, relatrice speciale per la vendita e lo sfruttamento sessuale dei bambini, compresa la prostituzione infantile, la pornografia infantile e altri materiali di abuso sessuale infantile; Urmila Bhoola, relatrice speciale sulle forme contemporanee di schiavitù, comprese le sue cause e conseguenze; Maria Grazia Giammarinaro, relatore speciale sulla tratta di persone, in particolare donne e bambini; Signor Nils Melzer, relatore speciale sulla tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti ;Michal Balcerzak, presidente del gruppo di lavoro di esperti sulle persone di origine africana; e Obiora C. Okafor,esperto indipendente in materia di diritti umani e solidarietà internazionale.
Si tratta di un documento che rientra nelle cosiddette “procedure speciali” del Consiglio per i Diritti Umani, l’organismo composto dal gruppo più numeroso di esperti indipendenti sui vari aspetti legati ai diritti umani delle Nazioni Unite. Specialisti di indiscussa esperienza in vari settori, ai quali viene chiesto di esprimere un giudizio su situazioni specifiche o su temi legati ai diritti umani in tutte le parti del mondo. Proprio per garantire la massima imparzialità e professionalità, queste persone non operano su delega o mandato di questo o quel governo o organizzazione, ma esprimono il proprio parere indipendentemente. “Durante la recente campagna elettorale, alcuni politici hanno alimentato un discorso pubblico che abbracciava spudoratamente la retorica razzista e xenofoba anti-immigrati e anti-stranieri. Tale discorso incita all’odio e alla discriminazione”, hanno riportato gli esperti che hanno sottolineato come un clima di intolleranza come quello che è ormai diffuso in tutta Italia non può essere correlato all’escalation di episodi di odio e sconti anche violenti a volte anche nei confronti di bambini. Dalla fine della campagna elettorale a novembre, il rapporto parla di almeno 169 episodi di matrice razzista, dei quali 126 hanno riguardato discorsi di incitamento all’odio razzista e propaganda, anche in manifestazioni pubbliche. E diciannove sarebbero i stati i casi in cui sono sarebbe stato segnalato l’uso della forza.
L’inasprimento le norme sull’immigrazione potrebbe avere un impatto rilevante sulla vita dei migranti, secondo gli esperti delle Nazioni Unite per i diritti umani, che hanno invitato il governo a invertire la rotta e adottare un approccio inclusivo che, sempre secondo gli esperti che hanno sottoscritto il documento potrebbe avere “effetti positivi non solo per i migranti, ma anche per gli italiani”. La situazione di grande difficoltà legata ai flussi migratori non giustifica le violazioni dei diritti umani: “Il governo deve rispettare i valori sanciti dalla costituzione italiana e gli impegni internazionali sottoscritti”, si legge nel documento con il quale gli esperti hanno rivolto al governo italiano un appello a riconsiderare le modifiche legislative.
In realtà, quello di novembre è stato solo l’ennesimo capitolo di un botta e risposta sul tema delle politiche di accoglienza dei migranti. Una lotta tra Nazioni Unite e Italia che va avanti ormai da molti mesi. A settembre, a Ginevra, all’apertura dei lavori del Consiglio Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, neo Alto commissario per i diritti umani, aveva preannunciato l’invio di esperti in Italia per valutare “l’incremento di atti di violenza e razzismo”. “Abbiamo intenzione di inviare personale in Italia per valutare il riferito forte incremento di atti di violenza e di razzismo contro migranti, persone di discendenza africana e Rom”. In quell’occasione preannunciò che gli esperti sarebbero stati inviati, per motivi analoghi, anche in Austria. “Il governo italiano ha negato l’ingresso di navi di soccorso delle Ong. Questo tipo di atteggiamento politico e altri sviluppi recenti hanno conseguenze devastanti per molte persone già vulnerabili”, disse la Bachelet. “Anche se il numero dei migranti che attraversano il Mediterraneo è diminuito, il tasso di mortalità per coloro che compiono la traversata è risultato nei primi sei mesi dell’anno ancora più elevato rispetto al passato”.
Immediata la risposta della Farnesina che aveva definito “inappropriate, infondate e ingiuste” le accuse. Il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, si era detto dispiaciuto per “l’iniziativa” di inviare un team per valutare l’operato del governo. In un primo momento pare che si fosse parlato anche di un taglio dei fondi italiani destinati alle NU, subito smentito dallo stesso ministro Moavero in una intervista ad una radio nazionale. E alcuni dicono si fosse minacciato addirittura di tagliare o ridurre i versamenti dell’Italia alle NU (notizia immediatamente smentita dallo stesso ministro).
Uno scontro aperto che non ha impedito all’Italia, ad ottobre, di essere eletta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite membro del Consiglio dei Diritti Umani per il triennio 2019-2021 (prima in graduatoria – con 180 voti – seguita da Burkina Faso, Cameroon, Eritrea, Somalia, Togo, India, Barhain, Bangladesh, Fiji , Filippine, Argentina, Uruguay, Bahamas, Austria, Danimarca, Bulgaria e Repubblica Ceca). Grande la soddisfazione di Moavero che disse che si trattava di una chiara dimostrazione di un “significativo e convinto apprezzamento dell’intera Comunità Internazionale per l’intenso e costante impegno dell’Italia a favore della tutela e della difesa dei diritti umani”.
Di parere esattamente opposto, evidentemente, gli esperti incaricati dalle Nazioni Unite di verificare il comportamento del governo italiano nei confronti dei migranti.
E mentre sullo scontro tra il governo italiano e l’ONU non sembra essere stata ancora scritta la parola fine, quella dei migranti, rifugiati, profughi, sfollati, MSNA attraverso il Mar Mediterraneo continua ad essere “la traversata del mare più mortale del mondo”. È così che viene definita in un rapporto pubblicato nei giorni scorsi dall’UNHCR.
Mentre i politici, a Roma, a Ginevra, a New York o nelle altre capitali, si bacchettano e litigano (salvo poi prendere decisioni inspiegabili condivise), “un gran numero di persone spesso traumatizzate e malate sono stati tenuti in mare per giorni prima che fosse concesso il permesso di sbarcare”, si legge nel rapporto, “a volte solo dopo che altri Stati si erano impegnati a trasferire la maggior parte di coloro che erano stati salvati”.
Nel 2015, moriva una persona ogni 269 nel tentativo di raggiungere l’Europa attraverso il Mar Mediterraneo. Nel 2016, la loro percentuale è aumentata: ne moriva una ogni 71. Nel 2018, l’anno del “grande cambiamento nelle politiche migratorie”, ne muore una ogni 51. Ciò significa che, in termini percentuali, i morti sono cinque volte di più di tre anni fa.
Ma pare che tutto questo, nei vari centri del potere, non importi molto: né la Bachelet né ai governi, spagnolo e greco né gli esperti che hanno sottoscritto la lettera all’OHCHR.