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USA fuori dal Consiglio dei Diritti Umani, Haley: “Cloaca di pregiudizi politici”

Dopo le critiche dell'Alto Commissario sulla triste vicenda dei bambini separati alla frontiera con il Messico dai propri genitori migranti irregolari

Giulia PozzibyGiulia Pozzi
USA fuori dal Consiglio dei Diritti Umani, Haley: “Cloaca di pregiudizi politici”

L'ambasciatrice americana all'ONU Nikki Haley e il segretario di stato Mike Pompeo durante la conferenza stampa.

Time: 3 mins read

Che l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca avrebbe in qualche modo rivoluzionato la posizione degli Stati Uniti nelle Nazioni Unite era in qualche modo annunciato, perché fin dalla campagna elettorale l’attuale Presidente aveva annunciato che l’ONU andava fortemente riformata, lasciando anche intendere che lo stesso contributo americano, fondamentale per la tenuta dell’organizzazione, avrebbe potuto subire un ridimensionamento. E se su questo fronte, in realtà, le cose non sembrano più di tanto cambiate, lo stesso non si può dire della posizione più complessiva di Washington nel consesso internazionale e nelle sue varie organizzazioni. Perché gli Stati Uniti di Trump sono, andando per ordine, fuori dall’UNESCO a partire dal 2019, fuori dal Global Compact su Migranti e Rifugiati e, da oggi, sono anche fuori dal Consiglio dei Diritti Umani ONU a Ginevra.

L’annuncio è giunto dall’ambasciatrice americana alle Nazioni Unite Nikki Haley e dal segretario di Stato Mike Pompeo. Una decisione maturata dopo che proprio l’ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani aveva definito “inconcepibile” la politica di tolleranza zero dell’amministrazione Trump che porta alla separazione di tanti bambini dai propri genitori arrestati per aver valicato illegalmente il confine tra Stati Uniti e Messico.

“Per troppo tempo”, ha detto Haley nel suo discorso, “il Consiglio è stato il protettore di chi non rispetta i diritti umani, una cloaca di pregiudizi politici”, ha affermato, senza giri di parole. “I regimi più disumani del mondo continuano a sfuggire al suo controllo, mentre il Consiglio politicizza  di continuo come capri espiatori Paesi con record di diritti umani positivi nel tentativo di distogliere l’attenzione da chi abusa di quei diritti nei suoi ranghi”.

In uno statement pubblicato su Twitter, il Vicepresidente, Mike Pence, ha spiegato: “Oggi gli Stati Uniti hanno preso posizione contro alcuni dei peggiori violatori dei diritti umani del mondo ritirandosi dal Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite: valorizzando e proteggendo i trasgressori dei diritti umani e ingaggiando campagne diffamatorie contro le nazioni democratiche, l’UNHRC si fa beffe di se stesso, dei suoi membri e della missione per cui è stato fondato. Per anni, l’UNHRC si è impegnato in una sempre più virulenta invettiva anti-americana e anti-israeliana e i giorni della partecipazione americana sono finiti”.

Today the U.S. took a stand against some of the world’s worst human rights violators by withdrawing from the United Nations Human Rights Council. My full statement: pic.twitter.com/KyICyXh3XI

— Vice President Mike Pence (@VP) June 19, 2018

Non è la prima volta che gli Stati Uniti abbandonano il Consiglio: lo boicottarono infatti per 3 anni, quando fu creato nel 2006 durante l’era di George W. Bush, presentando pressoché per le stesse motivazioni di oggi. In effetti, all’epoca l’ambasciatore alle Nazioni Unite era John Bolton, oggi consigliere sulla sicurezza nazionale di Trump e voce fortemente critica nei confronti dell’ONU. Fu Barack Obama a issare nuovamente la bandiera a stelle e strisce nel Consiglio, che ha continuato a sventolare in quel luogo fino ad oggi. Ad ogni modo, non è neppure la prima volta che il Consiglio viene accusato di scarsa credibilità e, al di là del casus belli – l’attuale politica statunitense sui minori figli di immigrati ci pare immeritevole di giustificazione di sorta -, non si può dire che tali censure siano poi del tutto peregrine. Ha fatto discutere, per esempio, la presenza, tra i membri di tale consesso, di numerosi Stati non democratici al cui interno i diritti umani vengono palesemente violati, come, di volta in volta, Cina, Russia, Arabia Saudita, Pakistan e così via.

Dura la reazione delle Nazioni Unite: il Segretario Generale, Antonio Guterres, in una nota e tramite il suo portavoce ha fatto sapere che “avrebbe di gran lunga preferito che gli Stati Uniti rimanessero nel Consiglio dei Diritti Umani”, che “gioca un ruolo molto importante nella promozione e nella protezione dei diritti umani in tutto il mondo”.

“Disappointing, if not really surprising, news. Given the state of #HumanRights in today’s world, the US should be stepping up, not stepping back” — UN Human Rights Chief #Zeid following USA decision to withdraw from U.N. Human Rights Council.#StandUp4HumanRights

— UN Human Rights (@UNHumanRights) June 19, 2018

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Giulia Pozzi

Giulia Pozzi

Classe 1989, lombarda, dopo la laurea magistrale in Filologia Moderna all'Università Cattolica di Milano si è specializzata alla Scuola di Giornalismo Lelio Basso di Roma e ha conseguito un master in Comunicazione e Media nelle Relazioni Internazionali presso la Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (SIOI). Ha lavorato come giornalista a Roma occupandosi di politica e affari esteri. Per la Voce di New York, è stata corrispondente dalle Nazioni Unite a New York. Collabora anche con "7-Corriere della Sera", "L'Espresso", "Linkiesta.it". Considera la grande letteratura di ogni tempo il "rumore di fondo" di calviniana memoria, e la lente attraverso cui osservare la realtà.

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