La crisi diplomatica tra Regno Unito e Russia si inasprisce sempre di più. Coinvolge Europa e Stati Uniti. E arriva anche al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, a New York. Dopo l’avvelenamento di Sergei Skripal, ex spia russa, e di sua figlia 33enne Yulia, attaccati con un agente nervino domenica 4 marzo in un centro commerciale di Salisbury, la comunità internazionale è in fibrillazione. E i fronti sono ben chiari e definiti: da una parte Europa, Regno Unito e Stati Uniti; dall’altra parte, isolata, la Russia di Vladimir Putin.

Secondo il governo britannico, infatti, dietro l’attacco con agente nervino, ci sono proprio i servizi segreti russi. E a dirlo è stata, in modo plateale e palese, Theresa May, che in Parlamento ha annunciato l’espulsione di 23 diplomatici russi dal Regno Unito, rei di essere agenti dell’intelligence russa che operavano sotto copertura diplomatica e che per questo avranno una manciata di giorni per lasciare il Paese. La Russia ha negato fin dal principio il proprio coinvolgimento nell’avvelenamento di Skripal e della figlia, tramite le parole del Ministro degli Esteri Sergey Lavrov. Ma, secondo Downing Street, che aveva imposto un ultimatum di 24 ore al Cremlino, non ha fornito risposte sufficienti. Per questo May, martedì 13 marzo, ha presentato il conto. E ha annunciato una sforbiciata pesante, che coinvolge circa il 40% della presenza diplomatica russa nel Regno Unito. Una sforbiciata che rappresenta, per altro, il primo capitolo di una lunga battaglia, destinata a non esaurirsi in fretta: May ha infatti promesso che nelle prossime settimane verranno presentate nuove leggi per dare al governo più poteri, ha evidenziato che saranno interrotti i contatti diplomatici tra i due Paesi e dichiarato che verranno prese misure per combattere l’intelligence russa nel Regno Unito.

Una battaglia diplomatica spigolosa, dura, approdata fino al Palazzo di Vetro dell’ONU. Nella giornata di mercoledì 14 marzo, Theresa May ha inviato una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, contenente pesanti attacchi al Cremlino. E nel corso di un Consiglio di Sicurezza straordinario, convocato in fretta e furia mercoledì 14 marzo, una bozza di press statement dalla Russia è stata duramente bloccata dal Regno Unito. Nel documento russo veniva espressa profonda preoccupazione per le notizie del “presunto uso di un agente nervino nel Regno Unito” e si invitavano “tutte le parti interessate a collaborare alle indagini su questo incidente in conformità con le loro responsabilità ai sensi della Convenzione sulle armi chimiche”. Parole considerate inaccettabile dall’ambasciatore UK Jonathan Allen e dalla missione britannica all’ONU, che ha bloccato il documento e parlato di una “violazione dell’articolo 2 della Carta”. Proponendo, secondo quanto reso noto dalla missione russa, “emendamenti che distorcono l’essenza del documento inteso a preservare l’unità del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in materia”. E quindi a loro volta considerati inaccettabili dall’ambasciatore russo Vasily Nebenzya, che ha evidenziato: “È totalmente inaccettabile lanciare accuse ingiustificate come quelle contenute nella lettera di Theresa May. Ci è stato dato l’ultimatum di ammettere che abbiamo commesso un crimine che non abbiamo commesso. Noi non parliamo il linguaggio dell’ultimatum, e non lasciamo che ci si parli con questo linguaggio”.
Le parti, insomma, sono lontanissime. Anche se le Nazioni Unite potrebbero essere davvero l’unico luogo istituzionale al mondo, in cui i due Paesi potrebbero tentare di intraprendere un percorso di riavvicinamento nelle prossime settimane. Se non voluto, quantomeno dovuto. Perché è vero, sia Regno Unito che Russia hanno diritto di veto in Consiglio di Sicurezza. E per questo si ostacoleranno in tutti i modi possibili per imporre la propria linea (soprattutto il Regno Unito) o per fare ostruzionismo (in particolare la Russia). Ma potrebbe arrivare il momento, proprio per questa ragione, in cui le parti saranno quasi costrette a trovare un compromesso nel merito, su pressione della comunità internazionale.

Certo, la strada è in salita. E lo è anche perché, mentre il Cremlino ha reso noto che risponderà ai 23 diplomatici espulsi dal Regno Unito con la stessa moneta, il mondo occidentale ha già deciso da che parte schierarsi: con Londra. In uno statement congiunto di giovedì 15 marzo, i leader di Francia, Germania, Stati Uniti e Regno Unito hanno richiamato ufficialmente la Russia all’ordine. Per Macron, Merkel, Trump e May, quello di Salisbury è stato “un attacco alla sovranità del Regno Unito”, il “primo episodio di uso di un agente nervino in Europa dai tempi della seconda guerra mondiale”, una “chiara violazione della Convenzione sulle armi chimiche”, una “violazione del diritto internazionale, e una “minaccia per la sicurezza di tutti noi”. I quattro Paesi hanno “condiviso la valutazione del Regno Unito secondo cui non vi sia alcuna spiegazione alternativa plausibile” alla colpevolezza russa, e osservato come “la mancata risposta della Russia alla legittima richiesta di chiarimento del governo britannico” sottolinei “ulteriormente la sua responsabilità”. I leader dei quattro Paesi occidentali hanno chiesto quindi alla Russia di “rispondere delle proprie responsabilità in quanto membro del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.
E non sorprende, per tempi e per modi, che gli Stati Uniti di Donald Trump abbiano deciso proprio adesso di imporre nuove sanzioni al Cremlino. Ufficialmente, le sanzioni (che riguardano cinque organizzazioni, tra cui le agenzie di intelligence FBS e GRU, e 19 persone considerate vicine a Putin) sono dovute agli “attacchi informatici devastanti” che avrebbero influenzato le elezioni politiche statunitensi del 2016. Attacchi che per altro sono anche oggetto dell’indagine del procuratore speciale Robert Mueller, che proprio nelle ultime ore ha ulteriormente stretto il proprio cerchio sul presidente USA. Ma il fatto di averle decretate proprio ora, dopo mesi di decisioni e rinvii, è significativo. E fa capire come trovare la quadra diplomatica tra mondo occidentale e Russia, questa volta, sarà davvero complicato. Miracolo dell’ONU permettendo.