“Non abbiamo mai assistito a una crescita così allarmante in un singolo anno nella concentrazione di anidride carbonica nell’aria, come nel 2016”. Petteri Taalas, Segretario Generale dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), da Ginevra non usa troppi giri di parole: il dado è tratto, il limite è superato. I livelli di anidride carbonica CO2 hanno raggiunto dei picchi allarmanti come quasi mai prima nella storia dell’uomo. Con concentrazioni fino a 403.3 parti per milione (ppm) nel 2016, il report pubblicato dalle Nazioni Unite evidenzia infatti la necessità di guardare in faccia la realtà: sulla questione del cambiamento climatico non si può più fare finta di nulla.
I risultati del rapporto ONU presentato a Ginevra si basano sui dati ottenuti da diversi punti di osservazione sparsi in tutto il mondo, attraverso l’azione del programma WMO Global Atmosphere Watch, che ha effettuato carotaggi nei ghiacciai per stabilire le variazioni dei livelli di anidride carbonica nel corso del tempo. “L’ultima volta che la Terra ha riconosciuto un livello simile fu tra i 3 e i 5 milioni di anni fa”, precisa allarmato il report delle Nazioni Unite, che evidenzia una conseguenza tanto scontata quanto grave: all’aumentare dell’anidride carbonica nell’aria, corrisponderà un innalzamento delle temperature nel pianeta.

Un fenomeno climatico, conseguenza “naturale” della crescita della popolazione e dell’intensificazione delle pratiche agricole, così dell’utilizzo indiscriminato del suolo e della cementificazione selvaggia, del fenomeno dell’industrializzazione e dell’uso smodato di combustibili fossili. “Se non saranno drasticamente ridotte le emissioni di CO2 andremo incontro a un rapido aumento della temperatura entro la fine del secolo, e ben oltre la soglia stabilità dagli accordi di Parigi sul clima”, ha commentato il Segretario Taalas. La cui preoccupazione è stata condivisa da Oksana Tarasova, capo della divisione di ricerca sull’ambiente atmosferico di WMO: “Stiamo assistendo a un incremento dell’anidride carbonica nell’aria più veloce di 10 o 20 volte rispetto a quanto osservato nella storia del pianeta”.
Sullo sfondo, intanto, rimangono ancora fermi gli accordi di Parigi. Alla vigilia della conferenza ONU sul cambiamento climatico, prevista dal 6 al 17 novembre 2017 nella città tedesca di Bonn, lo storico documento sottoscritto il 12 dicembre 2015 continua a essere considerato l’unico strumento di speranza per il futuro, nonostante le continue frizioni con gli Stati Uniti di Donald Trump. Ma la buona volontà mostrata (più a parole che nei fatti) dai 196 Paesi firmatari degli accordi – 195, forse, dopo il passo indietro di Trump – continua a non sembrare sufficiente a sovvertire un trend allarmante, che vede il pianeta sempre più malato e sempre più in affanno.