La chiamavano “la sposa del deserto”. E a difenderla dall’orrore rimase, fino all’ultimo, un anziano archeologo. Un uomo sobrio, con gli occhiali e i capelli grigi. Khaled al-Asaad, che era nato lì nel 1932, Palmira non l’aveva mai lasciata. E decise di non abbandonarla neanche nel 2015, quando i miliziani di Daesh minacciavano di distruggere tutto il suo splendore. Fu rapito, torturato e, infine, ucciso, probabilmente sulla piazza di fronte al museo della città nuova di Palmira. Quel perimetro di storia e meraviglia che al-Asaad aveva protetto. Fino all’ultimo. Il suo corpo, decapitato, venne abbandonato lì. Il messaggio sembrava chiaro. Distruggere ogni cosa.

Il Ministro degli Esteri, Angelino Alfano, sceglie di ricordare proprio lui, l’archeologo siriano che più di ogni altro cercò di preservare l’identità del suo Paese, anche di fronte alla violenza degli uomini di Abu Bakr al-Baghdadi. “Un sacrificio”, l’ha chiamato Alfano, intervenendo alla conferenza “Protecting Cultural Heritage from Terrorism and Mass Atrocity”, il 21 settembre, in occasione della 72esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite. All’incontro, organizzato dalla Delegazione Europea alle Nazioni Unite e dalla Missione Italiana, insieme con UNESCO, UNODC (United Nations of Drugs and Crime) e il Global Centre for the Responsibility to Protect, era presente anche l’Alto Rappresentante per gli Affari esteri dell’Unione Europea, Federica Mogherini, il direttore generale dell’Unesco, Irina Bokova, e il viceministro degli Esteri, Vincenzo Amendola.
“Dobbiamo rafforzare la nostra cooperazione come mai abbiamo fatto prima”, ha detto Bokova, aprendo il suo intervento. “I confini della protezione culturale stanno cambiando”, ha aggiunto. Il direttore generale ha poi ringraziato l’Italia per aver stabilito l’urgenza di salvaguardare i patrimoni artistici, portando forze speciali dei Carabinieri ed esperti per proteggere l’arte in pericolo. E sulla Siria dice: “Salvaguardare Palmira è importante, ma condividere il suo messaggio è vitale”.

“La cultura riguarda l’economia, lo sviluppo sostenibile, la pace e la riconciliazione”, ha dichiarato Federica Mogherini, che ha aggiunto: “Questa è stata per troppo tempo una questione ‘laterale’. Ora è al centro della politica estera europea, con l’adozione del ‘First European Union Strategy on International cultural relations’”. Perché, proteggere il patrimonio artistico non è solo compito della cultura, sostiene il Responsabile Esteri per l’UE. “Per troppo tempo, l’arte è stata ritenuta tematica di pochi. È molto di più”, continua l’Alto Rappresentante. Che parla come cittadina europea, italiana, ma soprattutto come essere umano. “Proteggere il patrimonio culturale ci migliora”, spiega.
Il Ministro Alfano, che raggiunge la sala a conferenza iniziata, perché impegnato in Consiglio di Sicurezza, inizia il suo discorso citando la Bosnia e il Rwanda. Due esempi che hanno mostrato l’incapacità del mondo di agire per fermare la violenza del genocidio. “Abbiamo osservato una terribile e intenzionale distruzione di gran parte del patrimonio artistico”, spiega Alfano parlando di Siria, Iraq, Afghanistan e Mali. “Si tratta di crimini di guerra e contro l’umanità, veri ostacoli alla pace”, ha aggiunto. Il Ministro ha spiegato poi come l’Italia abbia posto al centro dell’agenda di sicurezza la salvaguardia del patrimonio culturale, visto “non solo come un obbligo morale” ma come un imperativo di protezione. Perché distruggere i patrimoni artistici di un popolo significa minarne le fondamenta identitarie. “Attaccare l’identità di un popolo significa colpire anche il loro diritto di esistere”, ha detto il viceministro Vincenzo Amendola.
Nella lotta a Daesh, l’Italia si è impegnata anche a combattere il traffico illegale dei beni culturali, ha continuato Alfano, e si è data l’obiettivo di difendere con “determinazione” i patrimoni artistici nei contesti a rischio. “Abbiamo organizzato il primo G7 sulla cultura, a Firenze, prima di tutto per vigilare sui traffici illeciti. E in quell’occasione abbiamo messo una riproduzione dell’arco di Palmira per ricordare il sacrificio di Khaled al-Asaad”, ha dichiarato il Ministro. “Spesso gli archeologi sono i migliori diplomatici”, ha ricordato Alfano spiegando di quanti, in Iraq, abbiano stabilito ottimi rapporti di dialogo tra le varie comunità.
Il responsabile della Farnesina ha fatto riferimento a tutti quei giovani studenti che, nelle comunità ancora sotto il controllo di Daesh, sono stati allontanati dalle scuole e dai processi educativi. E ha ricordato, quanto la cultura possa fare la differenza, con un inglese di colpo aulico: “Culture is much more powerful than any terrorist plot and is much more powerful than any bombs”. La cultura è molto più potente di ogni piano terroristico ed è molto più potente di qualsiasi bomba.