Fede, ci pensi tu ai piatti? — Federica Mogherini è un’amena e abile signora che è stata buttata a mare per dimostrare quanto l’Italia pesa a Bruxelles—nei fatti, non molto. La sua nomina a capo della diplomazia dell’Unione come Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza e del Servizio Europeo per l’Azione Esterna—pietosamente abbreviato dalla stampa italiana in “Lady PESC”—è stata un trionfo della volontà politica italiana, cioè, della forma sulla sostanza.
“L’Europa”, quando ha barattato a Matteo Renzi il diritto di nominare un Alto Rappresentante per la politica estera e la sicurezza, si aspettava di vedere arrivare Emma Bonino. Quando si è invece presentata l’incolpevole Mogherini, Bruxelles ha deciso di rendere la sua vita un inferno, sottraendole tutte le deleghe possibili, lasciandole il guscio vuoto di ciò che molti credono sia già un guscio vuoto in mancanza di una politica estera unitaria Ue.
La delega per la trattativa sul nucleare iraniano del suo predecessore, Lady Catherine Ashton—che non brillava per abilità—è stata subito prolungata per molti mesi oltre la data dell’insediamento della Mogherini, “al fine di non turbare i contatti in corso”.
A febbraio, il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha ritenuto di nominare un suo “Consulente Speciale per la Difesa”, l’ex commissario Ue francese Michel Barnier. Il tema “difesa” però spetterebbe a Ms. Mogherini. Le è toccato insistere di avere lei concordato la nomina di Barnier “insieme al presidente Juncker” e che “Resta ovviamente nelle mie mani tutto ciò che il Trattato dà alla mia funzione, ovvero la guida della politica estera, di sicurezza e di difesa dell’Ue”.
Al culmine della crisi ucraina—una crisi tra l’Ue e Mosca—al primo incontro decisivo con Vladimir Putin hanno partecipato la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese François Hollande: ma non l’ex responsabile della Farnesina, che non è stata invitata. Ha spiegato che preferiva puntare al “gioco di squadra” piuttosto che a valorizzare la sua immagine personale…
Le hanno, in altre parole, lasciato solo la responsabilità dei piatti e posate. Ora qualche buontempone bruxellois ha passato al giornale inglese The Telegraph il bando di gara per l’acquisto da parte del Servizio Europeo per l’Azione Esterna—il corpo diplomatico Ue—di una marea di piatti in fine porcellana, cristalleria, posate d’argento e attrezzi di servizio (a tavola) per un valore fino a tre milioni di euro.
I suppellettili—tutti della migliore qualità e con il logo Ue, completi anche di cioccolattiere, secchi per tenere fresco lo champagne, candelabri e migliaia dei bicchieri “giusti” per whisky e cognac—dovrebbero bastare per servire fino a 3.360 persone durante i banchetti presso la sede centrale di Bruxelles e nelle 140 sedi di rappresentanza in giro per il mondo.
Certo, in un momento quando l’Unione striglia quotidianamente i governi nazionali, invitandoli a ridurre spese e deficit—eviteremo di citare la Grecia in questo contesto—la notizia casca un po’ male.
Infatti, viene smentita—per così dire. Ms. Mogherini, o chi per lei, “twitta” che: “i 3 milioni non sono il costo reale, bensì un tetto massimo e ipotetico di spesa previsto” e—peggio—che l’acquisto “consente un risparmio rispetto al passato”. Peggio perché ogni persona che legge quelle parole si chiederà: “Oddio! Quanto spendevano prima?”.