L’ONU avverte, l’Europa fa orecchie da mercante, l’Italia brancola nel buio? Il problema dei migranti nel Mediterraneo continua a tenere il mondo con il fiato sospeso, ma la situazione non sembra oggi sia destinata a cambiare. Nella giornata di lunedì 17 luglio, però, dall’UNICEF è arrivato un messaggio chiaro: il sistema di gestione del fenomeno migratorio può cambiare, ma non nel modo proposto dall’Italia. Il vicedirettore esecutivo Justin Forsyth infatti, ha usato nei confronti del nostro Paese il solito mix fatto di bastone e carota. Prima ha elogiato l’Italia perché “dall’inizio della crisi migratoria, le autorità italiane hanno attuato sforzi incredibili per salvare i rifugiati e i migranti in mare e fornire sostegno a coloro che hanno raggiunto le sue coste”. Ma allo stesso tempo ha criticato il nuovo codice di condotta per le ONG proposto dal Ministro dell’Interno Marco Minniti ai partner europei, per contrastare la tratta dei migranti, che prevede un limite agli spostamenti e alle operazioni delle navi ONG nel Mediterraneo: secondo il nuovo codice, infatti, le navi delle organizzazioni non governative non dovrebbero entrare in acque libiche per condurre operazioni di salvataggio, né utilizzare le telefonate o i razzi per segnalare la loro posizione alle imbarcazioni di migranti in difficoltà. Non solo, a bordo delle navi dovrebbero essere presenti ufficiali di polizia e di sicurezza, cosa che potrebbe potenzialmente compromettere l’indipendenza stessa delle ONG: “Gli obiettivi di applicazione della legge e di sicurezza, non importa quanto giustificabili, non devono inavvertitamente impedire il lavoro di salvataggio per salvare i bambini dai pericoli del mare” ha commentato ancora Justin Forsyth. Che ha anche attaccato l’Europa, rea di aver lasciato sola la nostra penisola: “L’Italia continua a farsi carico in percentuale sproporzionata della responsabilità della cura e del sostegno dei rifugiati e migranti in tutta l’Ue – ha proseguito. Ma restringere i salvataggi in mare o rimandare i bambini rifugiati in Libia, non sono soluzioni. I Paesi europei e della comunità internazionale devono aumentare in modo deciso l’aiuto all’Italia, sostenendo le missioni di salvataggio, consentendo alle navi di sbarcare e operare nell’interesse dei bambini sradicati”.
Mentre i Paesi europei continuano però a rispondere due picche sulla riapertura dei porti e i media riportano soluzioni difficilmente praticabili (come quella dei 200mila visti provvisori per l’Europa che verrebbero rilasciati dall’Italia, di cui ha scritto il Times di recente), nel briefing giornaliero al Palazzo di Vetro, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha reso noto di sposare in pieno la linea tracciata dall’UNICEF: “Conta quanto già detto da loro” ha dichiarato il vice-portavoce di Guterres Farhan Haq, rispondendo a una domanda de La Voce di New York (vedi video, dal minuto 12:36).
Intanto, in ogni caso, gli sbarchi sono in aumento: nel 2017, in Italia, sono arrivati quasi 90mila rifugiati, 70mila in più che in tutti gli altri Paesi del Mediterraneo. E il nostro Paese si trova sempre più nel mezzo dei fuochi incrociati che rischiano di indebolirlo. Da una parte l’Europa e la sua miopia. Dall’altra l’UNICEF e l’ONU che dicono no alla nuova proposta di Minniti. Nel mezzo un Governo Gentiloni che appare più debole, che guarda con preoccupazione alla pancia dell’elettorato a meno di un anno dalle elezioni politiche, e che ha appena rinviato il disegno di legge sullo Ius Soli in autunno per “mancanza di condizioni” politiche adeguate. Con all’orizzonte, ora, anche una nuova guerriglia nel Mediterraneo: in questi giorni infatti, mentre Europa, ONU e Italia discutono, è scattata l’operazione “Defend Europe”. A promuoverla un movimento che si definisce apartitico, ma di chiaro orientamento di estrema destra, alla guida di un’imbarcazione nera dal nome C-Star, che batterà la bandiera dello stato africano Gibuti. L’obiettivo dell’operazione? “Combattere l’immigrazione massiva e i dogmi del multiculturalismo e dell’integrazione”, capire “quali rapporti intercorrono tra ONG e scafisti” e “ostacolare i soccorsi”, fanno sapere dal movimento. Si teme, anche attraverso azioni paramilitari. Con tanti saluti al sogno europeo, davanti a un’Europa stanca che continua a fingere di non vedere.