L’elezione del successore di Ban Ki-moon sembra creare frizioni non solo tra i 15 membri del Consiglio di Sicurezza ma anche tra il Consiglio e l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Come abbiamo già spiegato, quest’anno per la prima volta l’ONU ha cercato di rendere più trasparente il processo di selezione del suo nuovo Segretario Generale: se fino ad ora la scelta è sempre avvenuta in modo quasi segreto tra i 15 membri del Consiglio, ora gli originari 12 candidati hanno avuto la possibilità di presentarsi e farsi conoscere da diplomatici, giornalisti e società civile grazie a presentazioni personalizzate e dibattiti aperti, come la Town Hall che si è tenuta al Palazzo di Vetro in data 12 luglio.
Il nuovo processo di apertura è stato promosso dall’Assemblea Generale e fortemente sostenuto dal presidente Mogens Lykketoft. Il Consiglio, però, non è sembrato apprezzare particolarmente le nuove modalità stabilite dall’Assemblea ed ha continuato a voler tenere fede ai valori di segretezza e confidenzialità che da sempre caratterizzano la selezione. Da questo punto di vista uno dei comportamenti maggiormente criticati è stata l’ostinazione con la quale i 15 membri del CdS non hanno mai voluto rivelare pubblicamente i risultati dei vari straw polls, sondaggi informali duranti i quali i vari Stati hanno la possibilità di votare ogni potenziale nuovo Segretario Generale esprimendo un giudizio tra “favorevole”, “sfavorevole” e “neutro”. Fino ad oggi (13 settembre 2016) sono stati svolti 4 straw polls ed un’altra tornata è prevista per il 26 di questo mese. Nonostante le pretese di segretezza mantenute dal Consiglio, però, i risultati delle votazioni sono sempre puntualmente arrivati ai giornalisti nel giro di poche ore dalla fine delle riunioni e sono quindi presto stati pubblicati in rete, annullando di fatto i buoni propositi di coloro che invece vorrebbero seguire la procedura tradizionale, la quale prevede che i risultati dei voti siano resi noti esclusivamente agli ambasciatori dei paesi dei rispettivi candidati.
La controversa questione è diventata materia di un lungo dibatto che oscilla tra tre protagonisti: il Consiglio di Sicurezza, l’Assemblea Generale e la stampa. Molte volte, infatti, i giornalisti hanno fatto presente l’inutilità dei tentativi di mantenere segreti i risultati, sia in occasione della quotidiana conferenza stampa al Palazzo di Vetro con il portavoce di Ban Ki-moon che alle riunioni di presentazione dei nuovi presidenti del Cds per i mesi di agosto e settembre. Le risposte, però, sono sempre state piuttosto deludenti: sia il malese Dato’ Ramlan Ibrahim che l’attuale presidente del CdS, il neozelandese Gerard van Bohemen hanno affermato che il problema è stato più volte sollevato durante le riunioni del Consiglio, ma non è stato deciso alcun cambiamento in merito alle procedure da adottare.
Anche il presidente dell’Assemblea Generale Mogens Lykketoft si è battuto personalmente per ottenere una maggiore trasparenza nel processo di selezione del nuovo Segretario Generale lamentando in particolare il fatto che, ogni volta che si tiene uno straw poll, il Consiglio si premura di informare il PGA soltanto dell’avvenuta votazione senza aggiungere alcun dettaglio riguardo ai risultati o a ciò che è stato detto o deciso. Già in data 21 luglio, in seguito al primo straw poll, Lykketoft aveva pubblicato una lettera aperta indirizzata al presidente del Consiglio di Sicurezza nella quale, pur riconoscendo l’importanza dei passi avanti fatti, critica la condotta adottata dal Consiglio in relazione alle votazioni chiedendo che la volontà di rivoluzionare il percorso di selezione assicurando standard di maggiore trasparenza venga rispettata, affermando: “Dal mio punto di vista, limitare le comunicazioni in questo modo non ha valore e non è all’altezza delle aspettative fissate dai nuovi standard di apertura e trasparenza”.
Giovedì 8 settemmbre, poi, Lykketoft ha rilasciato un’intervista speciale a UN News Centre sul tema. Potete leggerla a questo link o guardare il video:
Nonostante Lykketoft abbia puntualmente continuato a ripetere e rafforzare le sue richieste durante i successivi straw polls, la situazione si è mantenuta statica e il Consiglio ha proseguito per la sua strada.
Il 13 settembre — data che tra l’altro segna l’inizio della settantunesima edizione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e quindi l’avvicinarsi della fine del suo mandato — Lykketoft ha rilasciato un’altra lettera indirizzata al presidente del CdS che indaga in maniera più approfondita e dettagliata i problemi emersi dai tentativi di modifica del processo di selezione del successore di Ban Ki-moon, tutt’ora in corso. Il documento è stato presentato da Lykketoft stesso durante una conferenza stampa straordinaria al Palazzo di Vetro. Esso ripercorre rapidamente i passaggi che hanno portato alla modifica del processo di selezione del successore di Ban Ki-moon, per i quali si è iniziato a lavorare durante la scorsa sessione dell’Assemblea Generale al fine di creare una procedura “trasparente, inclusiva ed effettiva”. Lykketoft ha quindi iniziato evidenziando i punti salienti dei cambiamenti che hanno permesso di arrivare a cinque importanti miglioramenti: rivisitare l’importanza e i doveri che il Segretario Generale e tutti gli organi che compongono le Nazioni Unite hanno verso le nuove sfide a livello globale; trasmettere l’idea che il dialogo tra ONU e società civile sia fondamentale per il raggiungimento degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile; dimostrare la capacità dell’Assemblea Generale di lavorare in modo corretto e la capacità di cooperazione tra GA e CdS; mettere in chiaro a livello pubblico quali sono i requisiti fondamentali che la comunità internazionale richiede ad un Segretario Generale e, infine, dare nuova vita al processo di selezione. Lykketoft ha posto particolare enfasi su quest’ultimo traguardo affermando nella sua lettera: “Le nuove modalità permetteranno di scegliere il miglior candidato per questo ruolo. Fino ad ora si sono candidati sei uomini e sei donne provenienti da tre diverse aree geografiche. Questi dati rappresentano un record”.
In seguito, però, il presidente dell’Assemblea Generale ha puntato l’attenzione sui numerosi problemi ancora da risolvere prima di arrivare alla piena implementazione dei tanto anelati standard di trasparenza. In particolare, Lykketoft ha sottolineato che gran parte dei membri dell’Assemblea hanno richiesto la possibilità di eleggere dei rappresentanti che stilino una prima bozza di elezione del nuovo Segretario prima che il Consiglio prenda la sua decisione definitiva. Inoltre, Lykketost ha affermato che “è fondamentale che tutti gli Stati membri dell’ONU contribuiscano ad assicurare che il nuovo SG abbia la possibilità di ricevere la preparazione necessaria prima di iniziare a ricoprire ufficialmente il ruolo”.
In seguito alla presentazione generale delle sue richieste Lykkeftot ha lasciato la parola ai giornalisti. Brice-Pease Sherwin di SABC NEWS ha colto l’occasione per sollevare la questione della tanto discussa necessità di una veloce riforma del Consiglio di Sicurezza, domandando al PGA perchè i tempi per questa sembrino essere infiniti. Lykketoft ha risposto: “I progressi sono molto lenti perchè per rendere effettivo ogni cambiamento del funzionamento del Consiglio è necessaria l’approvazione di almeno ⅔ degli Stati membri dell’Assemblea Generale e una di una ratifica da tutti i 5 membri permanenti. Questo è un risultato estremamente difficile da raggiungere. Negli ultimi anni sono stati fatti alcuni piccoli ma importanti progressi, ma credo sia assolutamente necessaria una riforma che permetta alla struttura delle Nazioni Unite di riflettere meglio la realtà del ventunesimo secolo”.
Sempre il 13 settembre Lykketoft ha rilasciato una seconda lettera in cui passa al suo successore, il figiano Peter Thomson, il compito di guidare il processo di riforma della procedura di selezione del Segretario Generale delle Nazioni Unite. Nel pomeriggio, durante il suo primo stakeout in qualità di presidente della settantunesima sessione dell’Assemblea Generale, Thomson ha affermato di voler farsi carico del compito lasciatogli da Lykketoft, dichiarandosi quindi favorevole sia a promuovere la lotta per la trasparenza nel processo di selezione del nuovo Segretario Generale che a spingere per un’effettiva riforma del Consiglio di Sicurezza. Vedremo come quest’ultimo reagirà a richieste sempre più stringenti.