L’Italian Academy della Columbia University si è posta anche quest’anno in prima linea per la preservazione e la coltivazione del sapere aprendo, il 15 settembre, le iscrizioni per il nuovo programma di fellowship che verrà attivato per l’anno accademico 2017/2018.
Il programma darà a studiosi di tutto il mondo la possibilità di passare un semestre alla Columbia University di New York, in modo da approfondire i propri studi nei campi dell’identità, trasmissione e memoria culturale al fine di preservare i vari aspetti che oggi sono messi in secondo piano dalla globalizzazione e di creare nuove connessioni tra l’arte e le scienze naturali e sociali.
A qualche giorno dall’avvio delle selezioni, si è tenuto nel palazzetto dell’Italian Academy alla Columbia, l’evento di accoglienza e benvenuto per i 19 fellow del corrente anno accademico. Le loro ricerche si svilupperanno intorno ad un unico grande filo conduttore: la Conservazione e preservazione del patrimonio culturale e l’attuale distruzione dell’arte e dell’architettura.
Alla serata di presentazione, Barbara Faedda, associate director dell’Italian Academy, mi ha raccontato più nel dettaglio le caratteristiche del programma di fellowship: “Il programma di ricerca è fortemente interdisciplinare, abbiamo studiosi e scienziati che provengono da ogni ambito. Anche se tutte le ricerche selezionate sono in qualche modo inerenti al tema scottante della difficile situazione in cui si trova oggi il patrimonio culturale mondiale, lasciamo comunque ai ricercatori molta libertà perché la nostra filosofia si basa in maniera più ampia sui principi di cultura, memoria e società”.
La selezione per partecipare al programma è durissima: “Riceviamo ogni anno centinaia di domande che sono vagliate da un commissione formata da oltre 80 professori e scienziati, in modo che tutti i settori di conoscenza siano rappresentati”. Il programma non è riservato agli studenti italiani ma la domanda può essere presentata da studenti di tutto il mondo, l’unico requisito è quello di avere un dottorato di ricerca.
Aleksandar Staničić, ad esempio, è serbo e, dopo la laurea a Belgrado e il dottorato al Politecnico di Milano, oggi studia alla Columbia concentrandosi sulle modalità con le quali i conflitti moderni contribuiscono a distruggere l’arte e l’architettura: “Sono qui per approfondire come le città sono in grado di rinascere dopo i conflitti e come gli artisti reagiscono a queste devastazioni. La Columbia University offre moltissime opportunità, inserite in un ambiente multiculturale e multidisciplinare che ho trovato soltanto qui”.
Staničić ha poi sottolineato che tutti i progetti portati avanti dai vari fellow sono in qualche modo collegati: “C’è un grande tema che ci riunisce, e cerchiamo di studiarlo e approcciarlo da punti di vista differenti. Credo che questa esperienza mi aprirà molte porte”.
È della stessa opinione Elisa Dainese che sta portando avanti un progetto riguardante tre architetti italiani che si sono interessati di architettura africana nel periodo del secondo dopoguerra. “L’Academy è un posto fantastico, credo uno dei migliori in cui fare ricerca. Ci sono moltissime persone interessate a quello che faccio e io mi interesso a ciò che fanno loro. Sono qui perché ho ricevuto un’offerta di lavoro come insegnante in Canada — mi ha spiegato — e a dicembre mi dovrò trasferire, ma sono estremamente soddisfatta delle risorse che mi sono state messe a disposizione”.
Un’altra giovane selezionata dall’Italian Academy della Columbia University è Francesca de Tomasi: “Studio l’esportazione di oggetti archeologici dall’Italia verso il resto d’Europa e gli Stati Uniti nel periodo subito successivo all’Unità d’Italia”, mi ha raccontato. Prima di arrivare a New York Francesca si è laureata in Archeologia e ha conseguito un dottorato in Antichità classiche, seguito da un post-dottorato a Napoli presso l’Istituto Italiano degli Studi Storici. “Ero già stata alla Columbia al dipartimento di Art History and Archeology durante il dottorato e così sono entrata in contatto con l’Italian Academy. Quest’anno, il tema lanciato per la fellowship era molto vicino al mio ambito di studi e ho deciso di provarci perché credo sia un’opportunità unica che capita poche volte nella vita”. Anche De Tomasi si è detta entusiasta per l’offerta del campus che, a livello accademico, “permette di accedere a contatti e risorse difficilmente raggiungibili”.
Markus Kneer si sta occupando del progetto Mental time travel. Incuriosita dal titolo, gli ho domandato a cosa facesse riferimento: “L’espressione ‘viaggio mentale temporale’ è usata nella filosofia della mente e in neuroscienza e si riferisce ad una capacità molto semplice che noi tutti abbiamo, cioè la facoltà di proiettarci nel nostro personale passato e futuro. La parte più interessante riguarda la distinzione che bisogna fare tra memoria e immaginazione. Di solito questi sono due fenomeni differenti, ma alcuni studiosi hanno dimostrato che nei due casi si attivano in realtà le stesse aree del cervello umano. Negli ultimi anni, le ricerche riguardo a questi argomenti sono aumentate sia qualitativamente che quantitativamente”.
Kneer è un filosofo della mente e del linguaggio che, prima di arrivare alla Columbia in qualità di fellow, si è laureato in Filosofia, Politica e Economia ad Oxford ed ha completato un dottorato di ricerca in Filosofia ed un master in Scienze Cognitive all’istituto Jean Nicod di Parigi. Oggi, è assistente di ricerca all’Università di Pittsburgh. “Qui all’Italian Academy sono concentrati soprattutto sull’arte e sull’architettura, ma guardano anche alla relazione tra studi umanistici e neuroscienze. Per questo sono qui”. Per Kneer l’aspetto più interessante del programma dell’Academy è la possibilità di confrontarsi con altri campi di studio: “Questo è un ambiente di lavoro unico, che incoraggia moltissimo la ricerca multidisciplinare, una cosa che non ho trovato da nessun’altra parte”.
Se avete deciso di provarci anche voi, ricordate che le iscrizioni per il programma di fellowship 2017/2018 dell’Italian Academy saranno aperte fino al 5 dicembre.